Aristotele: la filosofia nasce dalla meraviglia e il rapporto tra mito e logos

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  • čas přidán 5. 09. 2024

Komentáře • 11

  • @cujo1210
    @cujo1210 Před rokem +1

    Quel qualcosa che ci sconvolge (Thauma) , come diceva Severino è "l angosciante terrore per la vita e il suo divenire".

  • @mariaangelasalamone9145

    Prof è bravissimo

  • @nessuno3437
    @nessuno3437 Před 2 lety +2

    Le tue lezioni sono molto belle e chiare, anche per chi come me non ha studiato filosofia, ma è un appassionato alla materia. La filosofia in senso etimologico non è anche la ricerca dell'essere, della sostanza primaria che anima l'esistenza, che è la ragione ed il senso della vita umana? In effetti tu accenni al logos, in tal senso il logos può identificarsi col senso stesso dell'essere ?

    • @Filosofacile
      @Filosofacile  Před 2 lety

      Grazie mille, per il commento e per le domande, che sono indubbiamente interessanti.
      Certo, potremmo affermare, almeno in parte, che la filosofia coincide con la ricerca dell'essere o della sostanza (in senso, ad esempio, aristotelico). Ed è corretto anche ciò che dici rispetto al logos. Questo termine, già nei Presocratici (per lo meno in Eraclito e Parmenide), indicava contemporaneamente la struttura razionale della realtà, del pensiero umano (che appartiene alla realtà, ne condivide la forma ed è dunque in grado di pensarla) e del linguaggio (attraverso il quale il pensiero poi si esprime). In questa saldatura tra realtà, pensiero e linguaggio potremmo dire che il logos rappresenta il senso o la struttura comune.
      Se guardiamo però più a fondo, è estremamente difficile trovare una definizione realmente univoca di filosofia.
      Per esempio, nel mondo greco lo scopo della filosofia (soprattutto se prendiamo come punti di riferimento Platone o Aristotele) è tendenzialmente la conoscenza dell'essenza della realtà o dell'essere. Ma già se ci spostiamo in Età ellenistica, il clima cambia, perché la preoccupazione principale, che caratterizza il fare filosofia, è la ricerca di una vita felice. E se poi passiamo all'Età moderna (e prendiamo, magari, come punti di riferimento Hume o Kant), l'idea stessa di poter conoscere l'essenza ultima della realtà finisce spesso per crollare. Ulteriori cambiamenti, che hanno mutato talvolta in modo radicale il senso e il modo di fare filosofia, si sono verificati poi in Età contemporanea.
      La mia impressione è che una definizione abbastanza efficace e comprensiva di filosofia non possa basarsi tanto sul suo oggetto specifico (l'Essere, il cosmo, Dio, l'uomo, etc.) quanto piuttosto sul suo metodo, ovvero sulla scelta di procedere attraverso argomentazioni razionali.
      Senza dubbio anche questo tipo di definizione è, se vogliamo essere davvero precisi e pignoli, opinabile, perché ci sono filosofi che si sono chiaramente richiamati alla fede o all'intuizione, piuttosto che alla ragione. Tuttavia, anche quando questo è accaduto, dal mio punto di vista, se si tratta realmente di filosofi e non di mistici, l'approdo all'irrazionale è avvenuto proprio attraverso una critica razionale della ragione stessa. Nietzsche è stato, da questo punto di vista, un esempio emblematico.

    • @nessuno3437
      @nessuno3437 Před 2 lety

      @@Filosofacile grazie per la tua esauriente spiegazione e per l'escursus storico che hai fatto sul senso della filosofia e dell'essere. In effetti nelle tue interessantissime lezioni su Heidegger si parla proprio della perdita del senso dell'essere , e dunque del sentimento filosofico, che possiamo dire che è stato sepolto nel corso della storia e nella notte dei tempi?

    • @Filosofacile
      @Filosofacile  Před 2 lety

      Dal punto di vista di Heidegger probabilmente si.
      Io però non sono, su questo aspetto, particolarmente heideggeriano ;-)
      Nel senso che credo che la filosofia non abbia come unico obiettivo l'interrogazione sull'essere.

    • @nessuno3437
      @nessuno3437 Před 2 lety

      @@Filosofacile Hegel ha indagato sulla fenomenologia dello spirito che é un elemento più astratto , Heidegger nella sua indagine si sofferma sull'essere che é più concreto, é un ritorno all'uomo , all'esserci che é più reale e anche più comprensibile . Con Hedegger c'è stato un ritorno all'essere di Parmenide che ne pensi, o c'è una Qualche differenza?

    • @Filosofacile
      @Filosofacile  Před 2 lety

      Credo che sia molto difficile capire esattamente che cosa intendesse Parmenide con la parola "Essere".
      C'è chi lo ha interpretato come un ente divino, sulla scia di Senofane. Ma mi pare una pista poco probabile.
      C'è poi chi l'ha interpretato (ed è una lettura presente anche in alcuni manuali) come ciò che vi è di comune tra tutti gli enti. Ma è un significato dell'Essere eccessivamente aristotelico, che non permetterebbe di spiegare alcuni passi del Poema di Parmenide, in cui vengono negate esplicitamente la molteplicità e il divenire degli enti, considerati una forma di illusione.
      La differenza principale tra Parmenide e Heidegger, rispetto al modo di intendere l'Essere, mi sembra fondamentalmente questa: per Parmenide l'affermazione dell'Essere implica automaticamente la negazione dei singoli enti, in quando questi, non essendo Essere, sono considerati non-essere (ovvero nulla), dunque impossibili; in Heidegger, l'Essere è ontologicamente differente dai singoli enti, ma non li nega, anzi è lo sfondo del loro apparire.

  • @davidechersini9965
    @davidechersini9965 Před rokem

    La filosofia nasce dal terrore.