Rocca d'Olgisio (Piacenza), il Diavolo e la mela avvelenata. Le vie delle fiabe, materiali.

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  • čas přidán 27. 08. 2024
  • #viaggi #leggende #libri
    Rocca D'Olgisio (Piacenza). Il Diavolo e la mela avvelenata.
    La fortezza di Giovannato, la grotta delle sante Liberata e Faustina
    F. Berti, "Le vie delle fiabe. L'informazione è narrazione"
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    Il luogo in cui desidero portarvi oggi, indossando le stesse scarpe comode con cui andammo a Napoli in cerca della grotta dell’Orco raccontata da Basile nel Pentamerone, si trova nel territorio di Piacenza, Rocca d’Olgisio, dove si possono visitare alcune grotte naturali scavate secondo alcuni dall’acqua nella pietra calcarea, secondo altri conseguenza di attività moderatamente vulcanica e tellurica, che recano incisioni rupestri e coppelle su cui molto s’è detto e scritto. Non possiamo entrare nel merito per la vastità dei temi che andremmo a sollevare, per il momento quel che interessa è l’attribuzione delle grotte al culto di Santa Faustina e Santa Liberata di Como, la cui leggenda aurea vuole figlie di un militare che verso la metà del VI secolo d.C. avrebbe dismesso le armi e si sarebbe costruito una rocca non lontano da queste grotte, portandosi dietro un monaco per contribuire all’evangelizzazione della zona. Secondo il racconto leggendario l’uomo sposa una donna del popolo, che gli dà due figlie, Faustina e Liberata. Divenute grandi, le due sorelle rifiutano di sposarsi e si ritirano in preghiera nella grotta loro intitolata, che alcuni sostengono essere frequentata fin dall’età del bronzo. Non è il caso di approfondire, quel che interessa è rilevare ancora una volta, come avevamo visto durante il nostro viaggio in Germania sulle orme dei fratelli Grimm, il tema del mito che ‘si trasforma’. (Continua...)
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    Santa Liberata da Como
    Per capire l’importanza di questo luogo e delle figure che si ritiene lo abbiano abitato, Santa Liberata e sua sorella Faustina fondarono il Monastero di Sant’Ambrogio a Como e secondo quel che di loro si racconta parteciparono all’evangelizzazione in periodo storico travagliato per i predicatori cristiani, che incontravano resistenze e ostilità nei luoghi dove tentavano di sostituire il culto del dio unico alle divinità precedentemente adorate. Inutile dire che quella nel piacentino non è la sola grotta in cui si pensa che Faustina e Liberata abbiano praticato il romitaggio e la preghiera, ne abbiamo almeno un’altra in Val Camonica, anche in quel caso un luogo caratterizzato da incisioni rupestri e leggende miracolose. Ovviamente in una leggenda aurea, fondata per definizione sul ‘mistero’ di Cristo, sarebbe vano cercare un fondamento storico nel senso che diamo noi a questo termine, vale a dire una dimostrazione del vero o del falso: non confondiamo fede e ragione. Quel che però a noi interessa è ricostruire il racconto tramandato su di lei, suo padre abbiamo detto che era un militare della Val di Taro, ma quando venne a costruirsi una rocca nei monti piacentini si portò dietro un monaco, così dice la leggenda. Di quel predicatore non si sa molto, se non che nel VI secolo costruì il primo nucleo di una fortificazione che nel corso dei secoli a venire verrà ad arricchirsi di ben sei cinte murarie, torri e giardini, presidiando un picco panoramico di rilevanza strategica sul confine tra Val Tidone e Val Chiarone. Il primo documento storico a comprovarne l’esistenza risale a una donazione del secolo XI ai monaci di San Savino, riportata dalla Curia Vescovile. Prima di allora solo leggende e supposizioni.
    Federico Berti. One man band
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    / bertifederico
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