ALLA STAZIONE IN UN MATTINO D'AUTUNNO - Giosuè Carducci - Le videopoesie di Gianni Caputo

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  • čas přidán 20. 08. 2024
  • ALLA STAZIONE IN UN MATTINO D'AUTUNNO - Giosuè Carducci - Le videopoesie di Gianni Caputo
    Oh quei fanali come s’inseguono
    accidïosi là dietro gli alberi,
    tra i rami stillanti di pioggia
    sbadigliando la luce su ’l fango!
    Flebile, acuta, stridula fischia
    la vaporiera da presso. Plumbeo
    il cielo e il mattino d’autunno
    come un grande fantasma n’è intorno.
    Dove e a che move questa, che affrettasi
    a’ carri fòschi, ravvolta e tacita
    gente? a che ignoti dolori
    o tormenti di speme lontana?
    Tu pur pensosa, Lidia, la tessera
    al secco taglio dài de la guardia,
    e al tempo incalzante i begli anni
    dài, gl’istanti gioiti e i ricordi.
    Van lungo il nero convoglio e vengono
    incappucciati di nero i vigili,
    com’ombre; una fioca lanterna
    hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei
    freni tentati rendono un lugubre
    rintócco lungo: di fondo a l’anima
    un’eco di tedio risponde
    doloroso, che spasimo pare.
    E gli sportelli sbattuti al chiudere
    paion oltraggi: scherno par l’ultimo
    appello che rapido suona:
    grossa scroscia su’ vetri la pioggia.
    Già il mostro, conscio di sua metallica
    anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
    occhi sbarra; immane pe ’l buio
    gitta il fischio che sfida lo spazio.
    Va l’empio mostro; con traino orribile
    sbattendo l’ale gli amor miei portasi.
    Ahi, la bianca faccia e ’l bel velo
    salutando scompar ne la tenebra.
    O viso dolce di pallor roseo,
    o stellanti occhi di pace, o candida
    tra’ floridi ricci inchinata
    pura fronte con atto soave!
    Fremea la vita nel tepid’ aere,
    fremea l’estate quando mi arrisero:
    e il giovine sole di giugno
    si piacea di baciar luminoso
    in tra i riflessi del crin castanei
    la molle guancia: come un’aureola
    piú belli del sole i miei sogni
    ricingean la persona gentile.
    Sotto la pioggia, tra la caligine
    torno ora, e ad esse vorrei confondermi;
    barcollo com’ebro, e mi tócco,
    non anch’io fossi dunque un fantasma.
    Oh qual caduta di foglie, gelida,
    continua, muta, greve, su l’anima!
    io credo che solo, che eterno,
    che per tutto nel mondo è novembre.
    Meglio a chi ’l senso smarrì de l’essere,
    meglio quest’ombra, questa caligine:
    io voglio io voglio adagiarmi
    in un tedio che duri infinito.
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Komentáře • 7

  • @manuelamingioni1307
    @manuelamingioni1307 Před rokem +1

    Chi conosce Carducci sa bene perché scriveva così dal suo vissuto.
    Il treno, la stazione, è anche simbolo di nuovo inizio, partenza di nuovi progetti e buoni propositi, attesa di riunursi con persone care che tornano.
    Non guardate mai le cose da una sola prospettiva, non fermatevi alle prime emozioni che avete.
    Anche l'autunno non è affatto una stagione triste come ce la dipingono i più! É tripudio di colori, di sapori, di tramonti ineguagliabili e giornate gradevolissime. La pioggia o il buio, le foglie che cadono, sono il preludio alla rinascita della vita che tornerà dopo l'inverno.
    Guardate oltre, sempre. 🙏🤗

  • @antoniosenese9082
    @antoniosenese9082 Před rokem

    Non ascoltavo Carducci da un po'. Grazie, Gianni.

  • @antonellabarretta6579

    Comprendo perfettamente il poeta: non so il perche', ma nelle stazioni ho sempre provato un forte senso di disagio, direi angoscia. I treni, mostri di ferroche nei loro percorsi trasportano addii. Una sensazione di gelo al solo vederli, la percezione sgradevolissima, pur tra la folla, di assenza di vita. Versi momto belli e sofferti ma mi dissocio sulla descrizione dell'autunno, purtroppo da molti condivisa, come stagione triste e malinconica. Grazie Gianni🤗🤗

  • @soniaguarino5948
    @soniaguarino5948 Před rokem

    Testo impegnativo