Posso solo aggiungere ai precedenti commenti che io sono un vecchio lettore degli "Albi di Capitan Miki" ristampa formato libretto spillata con pagine a colori che si alternavano al bianco e nero. Le avventure di Capitan Miki erano destinate ai giovanissimi, come me a quel tempo, e riflettono anche una sorta di intenzione "educativa" da parte dei mitici autori. Io personalmente ho sognato mille avventure con Capitan Miki e il Grande Blek mentre giocavo con i pupazzetti di cowboys e indiani. Probabilmente eravamo un pò ingenui ma non farei mai a cambio con gli svaghi attuali. Viva L'EsseGEsse e bravo Frank!
Caro Francesco l'evoluzione di capitan Miki probabilmente sarebbe stata una involuzione.Gli anni 60 sono stati anni memorabili(anche per i fumetti), viceversa gli anni 70 videro il lento declino di numerose testate.Rimane un bellissimo ricordo per noi appassionati.Comunque come sempre bravissimo nella descrizione della genesi del fumetto.
Sono completamente d'accordo per i motivi che ho cercato di spiegare nel mio commento. Capitan Miki chiude i battenti nel 1967, alla vigilia della rivoluzione sessantottina (al momento, credo, l'unica rivoluzione storica vincente), che ha rappresentato quel cambiamento d'epoca che viviamo ancora oggi. Un cambiamento d'epoca che, piaccia o no, di fatto, ha coinvolto anche il mondo dei fumetti, costringendo alcuni autori a subire una "selezione naturale" preferendo a un tradimento del profilo originario dei loro protagonisti il loro "pensinamento", dichiarandoli, mi si passi l'espressione un po' brutale, "fuori dalla realtà".
Mentre gli appassionati di Superman sono divisi sulla decisione degli autori di far fare “outing” al figlio del super eroe (rivelerà di essere bisessuale), questo video ci riporta a una realtà, direi, preistorica. Se la complessità, l’ambiguità, la problematicità caratterizzano sempre più non solo la vita, ma anche l’identità stessa degli eroi del fumetto contemporanei, riproducendo o sprofondando essi stessi, a seconda dei punti di vista, nelle medesime problematiche che caratterizzano la nostra realtà, quasi mostrandosi incapaci di marcare un distacco da essa, ecco un video su un eroe, Capitan Miki, espressione di una realtà che non esiste più, e che, al contrario, si caratterizza per l’estrema semplicità, a tratti ingenua, ma, al tempo stesso, con una chiarezza e linearità oggi impensabili. Perfino i “cattivi”, in Capitan Miki, erano … “cattivi” e basta. I “cattivi” di oggi non sono più, invece, solo e semplicemente “cattivi”: sono anche loro personaggi ambigui, problematici, complessi. Non sono completamente cattivi, ma non sono neanche completamente buoni: in ogni “cattivo” c’è del “buono” (e, per analogia, quasi ad aumentare la complessità, per non dire la confusione, di questo campionario umano, in ogni “buono” c’è sempre qualcosa di “cattivo”). Passano da una situazione esistenziale ed identitaria a un’altra, per tornare, magari, al punto di partenza. Per parafrasare il noto personaggio de “I Promessi Sposi”, il dottor Azzeccagarbugli, campione di relativismo morale prima ancora che giuridico, il quale diceva che, stando alla legge, a ben vedere “nessuno è innocente e nessuno è colpevole”, si potrebbe paradossalmente affermare che, nei fumetti contemporanei, non ci sono né buoni né cattivi. Meglio i fumetti di una volta, tipo Capitan Miki, o quelli di oggi? O, forse, sarebbe meglio chiedersi: meglio la realtà più semplice e più lineare di una volta, o quella più ambigua e complessa di oggi? Indubbiamente siamo in un cambiamento d’epoca, tuttavia non credo che la realtà di una volta sia necessariamente buona e quella di oggi cattiva, o viceversa. La realtà ce la costruiamo noi, attraverso ogni singola scelta e ogni singolo atto. Siamo noi che possiamo rendere complicata una realtà semplice, o rendere semplice una realtà complessa. In ogni istante della nostra vita noi costruiamo… la nostra vita, e la realtà che ci circonda. Paradiso o inferno, per chi ci crede, non sono semplicemente nell’aldilà. Sono molto più vicini a noi di quanto ci immaginiamo. Il paradiso o l’inferno ce lo costruiamo noi ogni giorno: così è sempre stato, e così sempre sarà. (P.S.: se poi il nostro presentatore illustrerà retroscena e motivi della controversa decisione degli autori di Superman, i supporters del super eroe potranno approfondire meglio il loro giudizio).
Posso solo aggiungere ai precedenti commenti che io sono un vecchio lettore degli "Albi di Capitan Miki" ristampa formato libretto spillata con pagine a colori che si alternavano al bianco e nero. Le avventure di Capitan Miki erano destinate ai giovanissimi, come me a quel tempo, e riflettono anche una sorta di intenzione "educativa" da parte dei mitici autori. Io personalmente ho sognato mille avventure con Capitan Miki e il Grande Blek mentre giocavo con i pupazzetti di cowboys e indiani. Probabilmente eravamo un pò ingenui ma non farei mai a cambio con gli svaghi attuali. Viva L'EsseGEsse e bravo Frank!
MISERABBOLE!!!Non ti vergogni a rubare giornalini?
Caro Francesco l'evoluzione di capitan Miki probabilmente sarebbe stata una involuzione.Gli anni 60 sono stati anni memorabili(anche per i fumetti), viceversa gli anni 70 videro il lento declino di numerose testate.Rimane un bellissimo ricordo per noi appassionati.Comunque come sempre bravissimo nella descrizione della genesi del fumetto.
Sono completamente d'accordo per i motivi che ho cercato di spiegare nel mio commento. Capitan Miki chiude i battenti nel 1967, alla vigilia della rivoluzione sessantottina (al momento, credo, l'unica rivoluzione storica vincente), che ha rappresentato quel cambiamento d'epoca che viviamo ancora oggi. Un cambiamento d'epoca che, piaccia o no, di fatto, ha coinvolto anche il mondo dei fumetti, costringendo alcuni autori a subire una "selezione naturale" preferendo a un tradimento del profilo originario dei loro protagonisti il loro "pensinamento", dichiarandoli, mi si passi l'espressione un po' brutale, "fuori dalla realtà".
Ciao Maurizio, grazie per il tuo commento.
@@ceraunavoltailclassico1180 Grazie a te Francesco. 👋
Mentre gli appassionati di Superman sono divisi sulla decisione degli autori di far fare “outing” al figlio del super eroe (rivelerà di essere bisessuale), questo video ci riporta a una realtà, direi, preistorica. Se la complessità, l’ambiguità, la problematicità caratterizzano sempre più non solo la vita, ma anche l’identità stessa degli eroi del fumetto contemporanei, riproducendo o sprofondando essi stessi, a seconda dei punti di vista, nelle medesime problematiche che caratterizzano la nostra realtà, quasi mostrandosi incapaci di marcare un distacco da essa, ecco un video su un eroe, Capitan Miki, espressione di una realtà che non esiste più, e che, al contrario, si caratterizza per l’estrema semplicità, a tratti ingenua, ma, al tempo stesso, con una chiarezza e linearità oggi impensabili. Perfino i “cattivi”, in Capitan Miki, erano … “cattivi” e basta. I “cattivi” di oggi non sono più, invece, solo e semplicemente “cattivi”: sono anche loro personaggi ambigui, problematici, complessi. Non sono completamente cattivi, ma non sono neanche completamente buoni: in ogni “cattivo” c’è del “buono” (e, per analogia, quasi ad aumentare la complessità, per non dire la confusione, di questo campionario umano, in ogni “buono” c’è sempre qualcosa di “cattivo”). Passano da una situazione esistenziale ed identitaria a un’altra, per tornare, magari, al punto di partenza. Per parafrasare il noto personaggio de “I Promessi Sposi”, il dottor Azzeccagarbugli, campione di relativismo morale prima ancora che giuridico, il quale diceva che, stando alla legge, a ben vedere “nessuno è innocente e nessuno è colpevole”, si potrebbe paradossalmente affermare che, nei fumetti contemporanei, non ci sono né buoni né cattivi. Meglio i fumetti di una volta, tipo Capitan Miki, o quelli di oggi? O, forse, sarebbe meglio chiedersi: meglio la realtà più semplice e più lineare di una volta, o quella più ambigua e complessa di oggi? Indubbiamente siamo in un cambiamento d’epoca, tuttavia non credo che la realtà di una volta sia necessariamente buona e quella di oggi cattiva, o viceversa. La realtà ce la costruiamo noi, attraverso ogni singola scelta e ogni singolo atto. Siamo noi che possiamo rendere complicata una realtà semplice, o rendere semplice una realtà complessa. In ogni istante della nostra vita noi costruiamo… la nostra vita, e la realtà che ci circonda. Paradiso o inferno, per chi ci crede, non sono semplicemente nell’aldilà. Sono molto più vicini a noi di quanto ci immaginiamo. Il paradiso o l’inferno ce lo costruiamo noi ogni giorno: così è sempre stato, e così sempre sarà. (P.S.: se poi il nostro presentatore illustrerà retroscena e motivi della controversa decisione degli autori di Superman, i supporters del super eroe potranno approfondire meglio il loro giudizio).
Per un periodo ho letto anch'io capitan miki, bellissimo, poi si cresce e le priorità sono altre.....
Ciao Claudio, Grazie per il tuo commento: Concordo con te anche se il fumetto ci trasporta in un mondo di sogni!
@@ceraunavoltailclassico1180 sicuramente ma un po' il lavoro un po' il resto...