Jung: L'attualità dell'individuazione - Luigi Zoja

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    / luigi.zoja

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  • @robertopinelli9648
    @robertopinelli9648 Před 7 lety +10

    Illuminante ...da non perdere ..irrinunciabile ,assolutamente stimolante ed educativo..rivoluzionario per sintesi e profondità, quasi profetico. Un piacere di ascolto e di riflessione.

  • @gasparucciox9706
    @gasparucciox9706 Před 8 lety +26

    io non guardo i video di gossip o di gente che si fa male e dovrebbe far ridere...sono una mosca bianca e guardo questo tipo di video! per questo , quindi , ringrazio you tube di esistere

    • @relativman77
      @relativman77 Před 4 lety

      Esprimo con l'insufficienza della parola il compiacimento emotivo e mentale provato nell'ascolto dell'eccelso quanto fruibile Dott. Zoja. Gratitudine.

  • @elenaerrigo
    @elenaerrigo Před 5 měsíci +1

    Grazie Professore! Davvero interessante e ispirante alla ricerca della propria individuazione.

  • @patriziadepaive
    @patriziadepaive Před 10 lety +5

    Grazie x questa conferenza. Ho letto il libro Utopie minimaliste e ho scoperto questo grande!

  • @lupodellasteppa6538
    @lupodellasteppa6538 Před 4 lety +1

    Grazie per questo video , illuminante ed esplicativo.

  • @silvanaceccucci7612
    @silvanaceccucci7612 Před 8 lety +3

    Come psicoterapeuta devo dire che quando, verso il finale, parla dei giovani è assolutamente reale nell'analisi che fa!

  • @mariapedini2969
    @mariapedini2969 Před 5 dny

    Bellissima e veritiera strada da percorrere spontaneamente e incontreremo il se personale sarà la coscienza a guidarci al super se il senso della Vita ho ascoltato con molto interesse grazie

  • @rolling_johnny
    @rolling_johnny Před 5 lety +2

    Complimenti, bellissima esposizione.

  • @davideranalli3388
    @davideranalli3388 Před 5 lety +7

    Jung rende libero l'uomo

  • @giuseppediperri6579
    @giuseppediperri6579 Před 5 lety +2

    Jung si rifà molto al pensiero orientale, soprattutto al Taoismo. Le religioni orientali sempre ce l'hanno detto che tutto è correlato, uno è tutto e tutto è uno. Poi anche il concetto dell'ombra che deve essere integrata nella coscienza si rifà molto allo Yin e allo Yang

  • @nessuno3437
    @nessuno3437 Před 3 lety +5

    La realizzazione del Sé é un problema in questa società, poiché quando un individuo cerca di seguire le sue pulsioni più profonde , nella ricerca di se stesso , vi è una ombra che segue i suoi pensieri e contrasta e blocca la sua azione anche nel realizzare le cose più semplici , ( infatti vi é un processo clientelare o di sottomissione che è sempre in atto , non essendoci democrazie evolute né lo Stato di diritto sostanziale. Per cui un giovane per trovare un lavoro è costretto a raccomandarsi al potente di turno, oppure per realizzare un progetto si é costretti a passare al vaglio di burocrazie che discriminano in base a conoscenze e raccomandazioni, vi sono poi i controlli capillari dei territori ad opera di mafie e strutture organiche , per non parlare delle legislazioni create ad hoc per mettere a disagio il cittadino e costringerlo raccomandarsi piuttosto che far valere i suoi diritti), in una società simile il cittadino medio é troppo preoccupato a sopravvivere altro che ricerca del Sé, ed é già un miracolo che un giovane non impazzisca o diventi un delinquente. Vi è però anche una classe di persone che ad onta di ogni difficoltà si immerge a capofitto nel flusso dell'essere , ma in genere deve fare i conti con i detentori del potere che avvinchiati alla materia mantengono sotto controllo gli esseri umani attraverso i loro infami sgherri che come un'ombra ( trattasi in effetti dell'ombra junghiana ) inseguono pensieri , idee, progetti , intenzioni , sempre vigili nel succhiare la vita altrui come vampiri , nel limitare la libertà e lo Stato di diritto , per ingrandire il loro ego e quello dei carnefici di riferimento, Lucifero e Satana, che sono a capo di tali organizzazioni infernali , che altro non é che la manifestazione dell'OCCULTO del potere dell'inferno massonico e dell'opus dei. L'ombra é in ogni luogo e crede di essere onnipotente come Dio ma arriverà il tempo in cui verrà fatta giustizia del suo infame operare.

    • @finerthings4546
      @finerthings4546 Před 3 lety

      In quell'ultimo appello agli introversi mi è venuto in mente appunto che: se lo slancio all'estroversione post 68, post televisione etc. ha portato grandi cambiamenti positivi, adesso il cercare valori sul mondo esterno porta ad uno svuotamento interiore. Cioè questi nuovi introversi si sentono sempre più isolati e alienati dalla società che ha preso forma (capitalista, vapida, materialista, individualista e liberale) tanto che non vogliono nemmeno più parteciparvi. Se la loro intuizione (la nostra) fosse anche corretta, lintroverso tende troppo ad isolarsi e creare una massa critica di introversi sembra una missione impossibile. Infatti l'incel americano cosa fa? Attentati individuali e massacri. Non rivoluzioni! Se da un lato ci sentiamo spinti verso un mondo interiore, non possiamo NON partecipare al collettivo. Dobbiamo creare dei movimenti culturali di spinta opposta. In alto i libri! Non facciamoci mettere i piedi in testa. Abbiamo bisogno di unità, e anche di una certa combattività. Dobbiamo smontare il sistema dall'interno, non possiamo rifiutarlo e abbandonarci solo alle nostre fantasie. Partecipando alla società la cambieremo in meglio. Dobbiamo scollegarci da quei valori patriarcali, esclusivamente materialistici, capitalistici, e quant'altro e proporre valori NUOVI. Dobbiamo distruggere e rifiutare, ma per CREARE un mondo nuovo. Non isoliamoci, introversi. Uniamoci e combattiamo! Meritiamo di vivere in un mondo con valori migliori di questo. Forse sarà possibile...
      1. Rifiuto di essere trattato esclusivamente come un prodotto o una merce di scambio.
      2. Rifiuto la necessità di accaparrarmi quanto più denaro è possibile per soli fini individuali ed egoistici.
      3. Riconosco e rispetto la donna come pari.
      4. Riconosco la libertà individuale di essere identificato del genere che si vuole e di formare legami con altre persone del medesimo o differente genere od orientamento.
      5. L'eutanasia è un diritto fondamentale dell'individuo.
      6. Il rispetto per la natura e la vita deve corrispondere al rispetto che nutriamo.per noi stessi e la collettività.
      7. Rispettiamo noi stessi come l'altro.
      8. Rifiutiamo le guerre di aggressione.
      (Aiuto)

    • @massimodellapena9876
      @massimodellapena9876 Před 4 měsíci

      Grande. Devo dire un'analisi impietosa, ma assolutamente condivisibile. Hai centrato la nota di fondo che sottende questa società malata. Persone con la tua e forse anche mia consapevolezza dovrebbero poter scambiare e comunicare più frequentemente.

    • @massimodellapena9876
      @massimodellapena9876 Před 4 měsíci

      ​@@finerthings4546condivido sostanzialmente i tuoi punti, ma mi permetto di dissentire su due punti. Uno la società tradizionale è una società naturale, mamma e papà non sono due invenzioni culturali, ma due figure naturali altrimenti il.mondo umano si sarebbe già estinto da un pezzo. Con ciò mi sembra doveroso il rispetto per altri orientamenti, ma senza quei fanatismi che oggi imperano oscenamente. Punto due la guerra va rifiutata sempre e comunque altrimenti si finisce sotto l'ipocrisia manipolatoria della propaganda che vuole una guerra anche sui civili per imporre la pace. La guerra non è mai pace.

    • @nessuno3437
      @nessuno3437 Před 4 měsíci

      @@massimodellapena9876 si lo penso anch'io ma la comunicazione è un problema quando mancano i soldi.

  • @Ricca267
    @Ricca267 Před 8 lety +5

    grazie mille, meraviglioso

  • @puccio1795
    @puccio1795 Před 8 lety +1

    molto bella la postilla finale è illuminante

  • @robertoorsi3203
    @robertoorsi3203 Před 6 lety +4

    Considerando la catastrofica situazione dell'Italia di oggi, mi pare molto fuori luogo continuare a considerare il '68 come un periodo così positivo e fruttuoso. La crisi attuale viene in buona parte proprio da lì (anche se non solo).

  • @silvanaceccucci7612
    @silvanaceccucci7612 Před 8 lety +1

    Gran bella conferenza...

  • @melkprodukt
    @melkprodukt Před 9 lety +1

    grazie. bella conferenza

  • @etabeta123
    @etabeta123 Před 7 lety

    Grazie, molto interessante.

  • @mariannabentivoglio5407
    @mariannabentivoglio5407 Před 5 lety +1

    Dall'età di yung ad'oggi e molto cambiata la mentalità della società

  • @anconaavventura9504
    @anconaavventura9504 Před 2 lety

    Bravissimo...

  • @FaustoFabio1
    @FaustoFabio1 Před 5 měsíci

    Individuazione e' la ricerca del se vero che si nasconde e x svelarlo il viaggio attraverso l ombra

  • @FaustoFabio1
    @FaustoFabio1 Před 5 měsíci

    Il personaggio che interloquisce con jung nn e' immaginario ma una voce interiore. Naturalmente nulla si dice sulle sue latenti qualità medianiche. Nel mondo accademico e' tabu'.

  • @BeccariNicola
    @BeccariNicola Před 10 lety

    ottimo

  • @MeisterParkinson
    @MeisterParkinson Před 7 lety +1

    avete pensato xq l oriente parla di disindividuazione e l occidente del contrario?

    • @abemouspapa2301
      @abemouspapa2301 Před 5 lety +1

      Credo che la tua sia una grande osservazione Meister Alex

    • @ilquartetto
      @ilquartetto Před 5 lety +1

      Hai del materiale da mandarci in merito? Riguardo la 'disindividuazione' orientale di cui parli

  • @FerrariEmilianosocial
    @FerrariEmilianosocial Před 6 lety +1

    Persona molto seria e sicuramente brava nel suo lavoro. Unica cosa su cui non concordo nello specifico: la nevrosi non ha nulla di "precursione dei tempi; "è un 'nient'altro che... sofferenza e impedimento", un handicap psicologico. A la Freud. Mentre riguardo alle interpretazioni applicate alla società globale o ai giovani in generale: sono molto deboli, cioè generiche e per questo inconfutabili e anche, alla fine non verificabili o utilizzabili. Da qualsiasi lato le si consideri. Ad ogni modo 'tirano' perché il bisogno di profeti o visionari è sempre vivo (Weber). Buon video.

    • @samuelerocco5435
      @samuelerocco5435 Před 3 lety +2

      Trovo alquanto difficile ritenere che la nevrosi sia solo ed esclusivamente un “impedimento”, un “handicap psicologico”, che va semplicemente curato per mezzo di agenti esterni (psicologi, psichiatri, farmaci e chi più ne ha più ne metta). Senza ombra di dubbio si tratta di uno stato di sofferenza psichica, verso cui è giusto ed opportuno intervenire; dal momento che la psiche di un individuo in stato nevrotico, specie se si protrae per lungo tempo (come di norma accade) si è rivelata incapace con le proprie forze di porvi rimedio. Ma occorre prestare attenzione ad utilizzare termini molto forti come “handicap”.
      Potrei sbagliarmi, (in ogni caso il discorso può essere comunque utile), ma l’uso del termine “handicap” mi suggerisce che lei tenda ad una prospettiva in cui vi è parziale coincidenza tra disturbo psichico e malattia/lesione organica.
      Da un punto di vista anatomico il nostro corpo può, e viene, visto ed analizzato come una macchina, sia pure estremamente complessa e ancora da conoscere più in profondità. Ad esempio, se una persona soffre di cardiomiopatie gravi, un intervento cardiochirurgico, o se necessario un trapianto, è spesso richiesto. E in tal caso si opera l’uomo come se fosse una macchina biologica, aggiustando o cambiando gli ingranaggi difettosi. In tutto ciò il riconoscimento cosciente da parte del paziente non è necessario né tantomeno rilevante, perché non è stata trattata la psiche del paziente, ma solo la macchina, l’organismo, il corpo che lo costituisce.
      Discorso assai differente vale per la psiche, che non è una struttura esistente (è un modello che cerca di descrivere la realtà osservabile dei comportamenti e pensieri umani) e su cui non è possibile agire solo attraverso interventi esterni che prescindano dal riconoscimento del paziente. Il paziente in questo caso non è più visto come una macchina da aggiustare, bensì come una persona a tutto tondo.
      Un depresso deve riconoscere la propria depressione e, grazie al percorso guidato da un professionista, può superare la depressione; ma attenzione: in tutto ciò è necessaria la partecipazione attiva e consenziente del paziente. Un paziente che si pone in una posizione di chiusura e rifiuto verso eventuali percorsi non potrà mai superare la depressione.
      E una volta che tale depressione, o nevrosi o altri disturbi psichici che non necessitano di intervento farmacologico (es. psicosi), è stata superata il paziente sarà inevitabilmente arricchito da questa sua esperienza. Si può parlare di successo personale, perché non è lo psicologo ad aver curato il paziente: è il paziente che ha reagito coscientemente e volutamente verso il superamento del disturbo con l’aiuto del percorso delineato e proposto dallo psicologo.
      Esperienze traumatiche, se superate, plasmano un carattere, una personalità, che altrimenti non esisterebbero o che avrebbero preso direzioni differenti. Questo lo insegna l’esperienza di ogni giorno, anche quella personale. Io sono frutto delle mie decisioni passate: senza quelle non sarei me stesso ma qualcun altro.
      Credo sia corretto e giusto affermare che l’uomo non è solo una macchina regolata da leggi facilmente definibili, ma un individuo complesso, speciale e conseguentemente irripetibile, e che allo stesso tempo l’uomo non è un essere che vive un eterno presente, che risponde agli stimoli sempre allo stesso modo, ma al contrario è un individuo che basa le proprie risposte sull’esperienza acquisita degli eventi passati.
      La nevrosi può essere vista come un elemento fondamentale per lo sviluppo psichico di un individuo. Lo stesso Freud parla di complessi (il più famoso e il più rilevante è sicuramente quello di Edipo), che altro non sono che forme alterate di coscienza, di “buchi” in cui l’inconscio penetra destabilizzando la coscienza e portandola verso una direzione verso cui non dovrebbe tendere. Si noti che anche il complesso è uno stato di sofferenza psichica, e il superamento di questo stato permette il normale sviluppo della coscienza.
      La paternità del termine complesso però appartiene a Jung. Freud semplicemente lo declina in una sua accezione. E, siccome il complesso in senso generico si può presentare ogni qualvolta è in corso una nevrosi, non capisco perché soltanto il complesso di Edipo dovrebbe essere l’unico che permetta lo sviluppo psichico.
      Ogni nevrosi è uno stato potenziale. Se viene affrontata e superata, la coscienza si arricchisce e diventa più stabile e più capace di far fronte a nuovi problemi futuri; se questa non viene superata, la coscienza si chiude in sé stessa e si autoimpone dei limiti stringenti verso il proprio sviluppo. Non esistono farmaci, psicologi o psichiatri che tengano: se la coscienza non si apre, ma rimane arroccata nella sua torre, essa si sottrae ad ogni aiuto e, se l’atteggiamento non muta, infine si ritroverà veramente al di là di ogni aiuto.
      Ultima nota per quanto riguarda le considerazioni del professore in merito alla società e ai giovani. Certamente è vero che il discorso rimane in sé poco pratico e a tratti un po’ sospeso, ma, onestamente, finora non credo di aver mai avuto occasione di sentire discorsi veramente volti a risolvere i problemi della società, dei giovani ecc.. La maggior parte di quelli che ho sentito o sono intrisi di idealismo cieco alla realtà oppure sono talmente improntati su visioni meccanicistiche del mondo e delle persone che perdono totalmente di vista il punto della situazione, astraendo e riducendo la complessità. La Verità non ce l’ha in mano nessuno, per il semplice fatto che non esiste. Esistono solo le verità, ossia i modelli. I modelli possono essere interessanti e/o basati specificamente sull’intervento sulla realtà.
      Forse questo modello è poco pratico, perché parla meno di azione e più di teoria; ma almeno è verosimile, realistico e convincente. A differenza, ripeto, della stragrande maggioranza di discorsi che ho sentito in merito (si ricordi inoltre che l’ambito è di per sé assai complesso) che oltre ad essere per nulla convincenti (magari perché considerano l’uomo come un robot ignorante che lavora e consuma) risultano anche molto poco pratici.

    • @FerrariEmilianosocial
      @FerrariEmilianosocial Před 3 lety

      @@samuelerocco5435 ti ringrazio per l'accurata ed equilibrata risposta; no, semplicemente io intendo con "handicap", la situazione di chi è fortemente limitato da un disturbo (ad es. attacchi di panico fobie, ossessioni), in questo senso... la vita di una persona è parzialmente mutilata se la condizione non evolve verso un miglioramento dei sintomi. Poi, il bisogno di profeti o interpreti della realtà è assolutamente intramontabile... e preferisco questo filone rispetto alle interpretazioni degli economisti che vedono qualsiasi aspetto della nostra esistenza come un calcolo costi-benefici... o a quelli che vogliono inquadrarci come dei 'computer', però, rimane il fatto che si navighi su "fondamenta fragili" (anche se questo non dev'essere una rinuncia a cercare senso e direzione, individuale e collettiva) - probabilmente un'esigenza insopprimibile dell homo sapiens (sembrerebbe a noi peculiare). Ci sarebbe da discuterne.

    • @samuelerocco5435
      @samuelerocco5435 Před 3 lety

      @@FerrariEmilianosocial Per prima cosa la ringrazio di aver letto il mio commento di dimensioni, mi rendo conto, “papiriche”. Ad ogni modo ho compreso che la sua posizione potrebbe non essere, come avevo supposto in modo errato dal suo primo commento, antitetica alla mia. Quello che credo differisca è la prospettiva con cui vedere la questione.
      Condivido e appoggio pienamente la sua percezione di poca sicurezza nel trattare temi molto complessi coinvolgenti la psiche. Fondamenti certamente fragili sono di fatto le basi e gli strumenti che si possono utilizzare nel campo della psicologia e della psicoterapia, tuttavia questo non deve essere un blocco paralizzante, bensì un monito a prestare molta attenzione e a rimanere cauti senza accettare per buona ogni cosa che viene proposta. Non si parla di scienza e quindi le conoscenze psicologiche non sono da ritenersi fatti consolidati; in ogni caso ciò non impedisce di riconoscere nelle stesse parziale validità applicativa.
      Giusto per non creare fraintendimenti, premetto fin da subito che qui usando il termine nevrosi faccio riferimento ad ogni forma di disturbo psichico di gravità media o minore, che può potenzialmente essere affrontato e superato coscientemente da un individuo, con aiuto o meno di un professionista del campo. Non si tratta di nessuno dei due estremi: né disturbi psicotici (psicosi) né semplice stress psicologico passeggero.
      Lei ha scritto la frase “la vita di una persona è parzialmente mutilata se la condizione non evolve verso un miglioramento dei sintomi” e non potrei essere più d’accordo: se la nevrosi (o disturbo psichico generico) non viene superata, la psiche di tale persona risulta a tutti gli effetti sbilanciata in uno stato non equilibrato, o perlomeno, in una condizione di equilibrio patologico.
      Io visualizzo questo fenomeno prendendo in prestito un modello chimico-fisico. Immagini una curva potenziale con diversi punti di equilibrio a diversa altezza, separati fra loro da “barriere” di differenza di energia potenziale. Gli stati di equilibrio più bassi (che sono peculiari per ognuno, non esiste lo stato di minimo uguale per tutti) rappresentano la condizione naturalmente più favorevole; tuttavia la realtà e l’esperienza della vita di ogni giorno non fa altro che continuare a travolgere gli individui con traumi e microtraumi, che si possono immaginare come forme di energia in senso lato, in grado di perturbare l’equilibrio e “far salire di livello” lo stato psichico. Poiché ogni sistema, sia reale (fisico) che psichico, tende all’equilibrio più vicino e più favorito energicamente, anche se il livello in questione risulta più instabile rispetto a quelli inferiori, dopo un trauma la psiche fa il salto di livello e lì si stabilisce.
      Proseguendo con il parallelismo, se i traumi possono essere visti come energia caotica ed esterna, che può solo far alzare il livello in quanto assorbita, in opposizione si può immaginare l’esistenza di un lavoro psichico, forma di energia più ordinata ed internamente prodotta, che permette alla psiche di ritornare a livelli più bassi, superando la differenza di energia, di fatto superando il trauma che in primo luogo aveva fornito l’energia esterna per superarla in senso contrario. Il lavoro psichico richiede però fatica, sofferenza, da parte della coscienza della persona, che, sarebbe generalmente indotta a rimanere nello stato in cui si trova, anche se esso è più instabile di quelli a minor energia. Ecco perché molte persone, credo la maggior parte, vive in stati in cui salute e nevrosi si mischiano in mille sfumature (i punti di equilibrio sono virtualmente infiniti se visti come elementi di un insieme denso. Se 0 è salute assoluta, sciocchezza anche solo immaginarlo ma occorre solo come esempio, e 1 è schizofrenia, la psiche esiste solo come intervallo, non definito da estremi facilmente identificabili, tra 0 e 1) in cui solo a certi livelli si riesce a percepire la patologia debilitante ed insostenibile dalla semplice e gestibile fobia dei ragni.
      Si noti che le “barriere energetiche” non sono statiche, ma nel tempo mutano (in genere si elevano), per cui il bambino si ritrova spesso infrapposto tra stati equilibrati e stati molto instabili, mentre con l’età che avanza la tendenza è quella di cristallizzarsi nel proprio stato, vista la difficoltà di scendere di livello in quanto le barriere energetiche si incrementano. Se ci si cristallizza in stati molto instabili, la nevrosi a decorso cronico e intrattabile diventa un rischio tangibile.
      Ora, in che modo la nevrosi può rappresentare uno stato dal potenziale favorevole e non esclusivamente patologico?
      Io credo che tanto più un individuo cresce affrontando i traumi che la vita gli riserva, tanto più egli avrà modo di imparare a produrre lavoro psichico, che ripeto essere direttamente correlato alla sofferenza e fatica che in genere non piace dover affrontare (qui non mi dilungo, ma suppongo sia evidente che affrontare un trauma richiede fatica personale nell’accettare la realtà, laddove molti preferiscono chiudere gli occhi e illudersi che nulla sia accaduto, o peggio, rifugiarsi in sogni o ideali totalmente staccati dalla realtà). Imparare a gestire e produrre più efficacemente lavoro psichico modifica la struttura stessa della coscienza e parte dell’inconscio personale, nonché le relazioni che avvengono fra i due.
      In poche parole ciò che lentamente e gradualmente cresce e si rafforza è la propria personalità. Una personalità debole, indistinta, instabile e che non si auto-riconosce è spesso facilmente rintracciabile nel contesto di persone che hanno vissuto una vita quasi totalmente priva di traumi, sofferenze, depressioni, perdite, responsabilità e situazioni che possiamo definire molto difficili. Alla fine, constatare l’importanza della nevrosi per lo sviluppo personale è come constare la rilevanza proprio di quei momenti difficili sopracitati.
      Chiaramente nulla va tratto come bianco o nero, tutto è sfumato. Si immagini la personalità come una spada che va temprata e modellata a colpi di martello. Troppi colpi e la spada si spezza, troppi pochi e la spada risulterà inutilizzabile perché non temprata.
      Qui ripeto per chiarezza: la nevrosi non è semplice stress psicologico. Anch’esso può essere utile a simili fini: affrontare situazioni stressanti aiuta a migliorare la capacità di gestire lo stress; tuttavia qui non si tratta di scegliere liceo classico o liceo scientifico (scelta che causa molto stress ma non una nevrosi), si tratta di periodi di vita in cui il mondo pare caderci addosso, si tende a rifiutare la realtà, ci si odia e conseguentemente si odia gli altri. Chiusura e rifiuto della coscienza nei confronti di ricordi che l’inconscio conserva, ma che la coscienza non vuole assolutamente rivedere: il tutto porta alla nascita di disturbi d’ansia o ossessivo-compulsivi ecc.
      L’inconscio di fatto ha azione compensatrice: se la coscienza si rifiuta di gestire la situazione ed accettare la realtà, l’inconscio deve necessariamente agire in una direzione per cui la coscienza prenda consapevolezza del trauma e lo accetti. In tutto questo, il ruolo “cattivo” non è propriamente quello dell’inconscio, ma della coscienza che si rifiuta di accettare la realtà. Inoltre si noti che l’equilibrio, di fatto, non è proprio della coscienza, ma della psiche intera. Se la coscienza da sola si sbilancia innaturalmente, l’inconscio cerca di ristabilire quanto più equilibrio possibile, non nella coscienza, ma nella psiche; ecco perché la coscienza in questo stato in genere soffre.
      E’ chiaro che nessuno vuole cercare volontariamente nevrosi o sofferenze, né deve, perché ci pensa la vita a portarli. Avere la possibilità di affrontarli, gradualmente, crescendo con l’età, in ordine di gravità permette la sana e salutare crescita della personalità, che diventa più stabile e capace di gestire situazioni traumatiche in cui una personalità debole, non temprata, fallirebbe.
      In sintesi, la nevrosi non è di per sé il fine da ricercare: il bene non sta nella nevrosi in sé per qualche ragione bizzarra e mistificante. Il bene sta nell’avere la possibilità di incontrarla, affrontarla e superarla. Portare questo ragionamento su scala più ampia e applicandolo all’intera vita di un individuo: maggiore è il numero di traumi affrontati e superati, maggiore è la stabilità della coscienza e della sua personalità.
      Quindi il modo di intendere la nevrosi, una volta che vi si è caduti dentro per via di condizioni traumatiche non dipendenti dall’individuo, è come possibilità, modo per svilupparsi, e non come singolo caso di malattia che va curata e da lì nulla di più rimane. Non è una lesione organica che, dopo essere stata curata, è passata e non ha più nessuna forma di relazione o rafforzamento con l’individuo. E’ piuttosto come una infezione virulenta: non è l’infezione in sé a fare del bene, ma la difesa che il sistema immunitario sviluppa in seguito e grazie all’infezione. La sofferenza della nevrosi invece può essere immaginata come febbre: meccanismo che l’organismo (nel caso della nevrosi, l’inconscio) attiva per combattere al meglio il virus (il trauma che deve essere accettato e superato).

    • @samuelerocco5435
      @samuelerocco5435 Před 3 lety +1

      Secondo punto: i profeti.
      Condivido con lei la scarsa simpatia per i cosiddetti profeti, tuttavia le faccio notare che il professore, per come ha presentato il suo discorso, e ancora più lo stesso Jung, a cui fa riferimento, non hanno parlato in maniera profetica. Una formula che spesso funziona per riconoscere il “profeta” e i suoi “discepoli o seguaci” è la rigidità: una idea o ideale, un modello, una prospettiva, una visione del mondo, improvvisamente diventa Verità assoluta ed inconfutabile. Certo, il professore non ha fatto troppo riferimento a dati, statistiche, aspetti, possiamo dire, più concreti e consultabili, scientifici; tuttavia c’è una grande differenza tra l’esprimere una visione del mondo secondo la propria esperienza da analista e il dispensare, urlare, a gran voce idee presentandole come Verità assolute facendole basare sul nulla o solo ed esclusivamente sulla propria esperienza personalissima.
      Poi se il profeta è colui che almeno si prende il rischio di dire ciò che pensa, non posso che detestare i discepoli, i membri della setta, che non ragionando con la propria testa si affidano totalmente al loro maestro, trasferendo a lui ogni responsabilità per ciò che loro stessi dicono, credendosi intoccabili perché “strumenti” in mano sua: posizione che reputo infima quanto a dignità, ma che, a quanto pare, pare essere quella che molte, troppe persone preferiscono in quanto più sicura e meno faticosa.
      Il professore credo sia distante da una posizione del genere, cosa che purtroppo non posso dire di molti che si affascinano a certe scuole di pensiero filosofiche o psicologiche e che accettano tutto indiscriminatamente.
      Jung, come è stato ampiamente specificato, non ha lasciato grandi quantità di scritti sistematici e compiuti perché effettivamente non voleva creare alcuna setta, ma attirare persone curiose, collaboratori inizialmente e poi analisti della scuola della psicologia analitica, che volessero continuare il lavoro di ricerca e scoperta in modo dinamico. Non darei mai alla psicologia analitica il titolo di scienza (aspetto che Jung stesso non accettava, come giustamente detto nel video), ma, perlomeno in questa caratteristica, condivide con la scienza l’aspetto comune della ricerca e della volontà di ricercare senza chiudersi in posizioni assolute, irremovibili, perché presentanti l’illusione di avere trovato il principio assoluto, la verità...quando, lo ripeto, in realtà esistono solo modelli validi e meno validi.
      C’è un motivo per cui Popper pone a condizione discernente scienza e non scienza il principio della falsificabilità e non quello della verificabilità. Ed ecco il motivo per cui la psicoanalisi non può essere in alcun modo scienza: per Freud la sessualità è il principio unico, il complesso di Edipo è l’unico complesso a cui ci si deve riferire. Tutto dipenderebbe dall’atteggiamento che un individuo presenta nei confronti della sessualità e come ha affrontato il complesso di Edipo. Mi duole poi doverlo dire, ma agli inizi la scuola psicoanalitica di Freud era molto simile ad una setta, per via dei meccanismi di selezione e controllo dei membri che vi partecipavano e per via del fatto che l’idea di Freud era imprescindibile, non poteva essere messa in discussione, pena l’esclusione. Freud era un uomo senza dubbio molto intelligente e riflessivo, non di certo un profeta, ma una volta che prendeva una decisione non c’era più margine di sviluppo o questione.
      Jung, dal carattere ben più introverso e molto più predisposto a mantenere il dubbio e non a porvi di fronte soluzione definitiva, ha invece individuato (vd. Tipi psicologici) che il pensiero psicologico di un individuo dipende e si sviluppa in relazione alla personalità dello stesso individuo. Freud era un uomo che aveva raggiunto il successo e, proprio come il capotribù o uno dei membri più importanti di una comunità, dà maggior rilievo all’aspetto che più gli interessa, ossia il sesso e la sessualità. Adler, inizialmente collaboratore di Freud, poi allontanato dal gruppo, viveva all’ombra di Freud e ne desiderava forse il successo: non è un caso che per Adler il principio fondante su cui si sviluppa la psiche è la volontà di potenza.
      Se Freud ha l’indiscusso merito di aver dato il nome all’inconscio e aver dato inizio alla psicoanalisi e alla psicologia moderna, Jung è il primo ad aver dato forma alla “metapsicologia”: la psicologia che riflette su sé stessa e indaga i propri metodi. Proprio secondo il rapporto che sussiste tra epistemologia e scienza.
      Jung parla di libido in senso neutro, e la intende come semplice energia psichica. Uno che non ha mai visto o letto nulla di questo autore potrebbe pensare che faccia riferimento a qualcosa di misterico, ermetico, segreto o profetico... quando in realtà molto semplicemente egli afferma di non voler dare nessun nome specifico o limitante a ciò mette in moto meccanismi psichici. Energia e lavoro sono termini presi in prestito dal vocabolario delle scienze, non hanno connotati “segreti o misteriosi”.

  • @FaustoFabio1
    @FaustoFabio1 Před 5 měsíci

    Bella relazione peccato x la brevita'

  • @nicolamantega6639
    @nicolamantega6639 Před 6 lety +1

    cazzari cazzari
    ovunque