Gassman Legge Dantee La Divina Commedia Inferno Canto XX

Sdílet
Vložit
  • čas přidán 18. 09. 2014
  • Vittoria Gassman recita e commenta il canto XX dell'Inferno dantesco.
  • Zábava

Komentáře • 10

  • @giovannicipollini61
    @giovannicipollini61 Před 3 lety +2

    Che dire.....un mito. RIP, grande Vittorio.

    • @marco-iw9uu
      @marco-iw9uu Před rokem

      Vittorio con Virgilio e Dante ..Tu tosto ad osservar fin al paradiso quel è il tuo posto.

  • @Lighea100
    @Lighea100 Před 5 lety +1

    ...Poeta logico e stupendo! Bravo Vittorio, ovunque tu sia.

  • @gondolaservicepeschieradel4115

    08:29 Il famosissimo canto del castello Scaligero di Peschiera del garda, GRAZIE !!!

  • @marinamarchese6748
    @marinamarchese6748 Před 3 lety +1

    Io , dopo il canto XV , volevo continuare con Il Canto XVI. Ma non sono riuscita a trovarlo. Qualcuno potrebbe dirmi come ritrovarlo su CZcams, di questa stessa serie Letta Dal Grandissimo , Genio Di Vittorio Gassman, per favore ?Graziie!:)

  • @vittoriomarano8230
    @vittoriomarano8230 Před 4 lety +1

    ...sì mi parlava e andavamo introcque. Misteriosissimo verso. 🤫

    • @daniele5713
      @daniele5713 Před 3 lety

      dict.numerosamente.it/definizione/introcque

  • @aureliolavatura6262
    @aureliolavatura6262 Před 5 lety +1

    ma come si può mettere il pollice verso??

  • @abdel5505
    @abdel5505 Před 2 lety +1

    Di nova pena mi conven far versi
    e dar matera al ventesimo canto
    de la prima canzon ch’è d’i sommersi. 3
    Io era già disposto tutto quanto
    a riguardar ne lo scoperto fondo,
    che si bagnava d’angoscioso pianto; 6
    e vidi gente per lo vallon tondo
    venir, tacendo e lagrimando, al passo
    che fanno le letane in questo mondo. 9
    Come ’l viso mi scese in lor più basso,
    mirabilmente apparve esser travolto
    ciascun tra ’l mento e ’l principio del casso; 12
    ché da le reni era tornato ’l volto,
    e in dietro venir li convenia,
    perché ’l veder dinanzi era lor tolto. 15
    Forse per forza già di parlasia
    si travolse così alcun del tutto;
    ma io nol vidi, né credo che sia. 18
    Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto
    di tua lezione, or pensa per te stesso
    com’io potea tener lo viso asciutto, 21
    quando la nostra imagine di presso
    vidi sì torta, che ’l pianto de li occhi
    le natiche bagnava per lo fesso. 24
    Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi
    del duro scoglio, sì che la mia scorta
    mi disse: «Ancor se’ tu de li altri sciocchi? 27
    Qui vive la pietà quand’è ben morta;
    chi è più scellerato che colui
    che al giudicio divin passion comporta? 30
    Drizza la testa, drizza, e vedi a cui
    s’aperse a li occhi d’i Teban la terra;
    per ch’ei gridavan tutti: "Dove rui, 33
    Anfiarao? perché lasci la guerra?".
    E non restò di ruinare a valle
    fino a Minòs che ciascheduno afferra. 36
    Mira c’ha fatto petto de le spalle:
    perché volle veder troppo davante,
    di retro guarda e fa retroso calle. 39
    Vedi Tiresia, che mutò sembiante
    quando di maschio femmina divenne
    cangiandosi le membra tutte quante; 42
    e prima, poi, ribatter li convenne
    li duo serpenti avvolti, con la verga,
    che riavesse le maschili penne. 45
    Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga,
    che ne’ monti di Luni, dove ronca
    lo Carrarese che di sotto alberga, 48
    ebbe tra ’ bianchi marmi la spelonca
    per sua dimora; onde a guardar le stelle
    e ’l mar no li era la veduta tronca. 51
    E quella che ricuopre le mammelle,
    che tu non vedi, con le trecce sciolte,
    e ha di là ogne pilosa pelle, 54
    Manto fu, che cercò per terre molte;
    poscia si puose là dove nacqu’io;
    onde un poco mi piace che m’ascolte. 57
    Poscia che ’l padre suo di vita uscìo,
    e venne serva la città di Baco,
    questa gran tempo per lo mondo gìo. 60
    Suso in Italia bella giace un laco,
    a piè de l’Alpe che serra Lamagna
    sovra Tiralli, c’ha nome Benaco. 63
    Per mille fonti, credo, e più si bagna
    tra Garda e Val Camonica e Pennino
    de l’acqua che nel detto laco stagna. 66
    Loco è nel mezzo là dove ’l trentino
    pastore e quel di Brescia e ’l veronese
    segnar poria, s’e’ fesse quel cammino. 69
    Siede Peschiera, bello e forte arnese
    da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
    ove la riva ’ntorno più discese. 72
    Ivi convien che tutto quanto caschi
    ciò che ’n grembo a Benaco star non può,
    e fassi fiume giù per verdi paschi. 75
    Tosto che l’acqua a correr mette co,
    non più Benaco, ma Mencio si chiama
    fino a Governol, dove cade in Po. 78
    Non molto ha corso, ch’el trova una lama,
    ne la qual si distende e la ’mpaluda;
    e suol di state talor essere grama. 81
    Quindi passando la vergine cruda
    vide terra, nel mezzo del pantano,
    sanza coltura e d’abitanti nuda. 84
    Lì, per fuggire ogne consorzio umano,
    ristette con suoi servi a far sue arti,
    e visse, e vi lasciò suo corpo vano. 87
    Li uomini poi che ’ntorno erano sparti
    s’accolsero a quel loco, ch’era forte
    per lo pantan ch’avea da tutte parti. 90
    Fer la città sovra quell’ossa morte;
    e per colei che ’l loco prima elesse,
    Mantua l’appellar sanz’altra sorte. 93
    Già fuor le genti sue dentro più spesse,
    prima che la mattia da Casalodi
    da Pinamonte inganno ricevesse. 96
    Però t’assenno che, se tu mai odi
    originar la mia terra altrimenti,
    la verità nulla menzogna frodi». 99
    E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti
    mi son sì certi e prendon sì mia fede,
    che li altri mi sarien carboni spenti. 102
    Ma dimmi, de la gente che procede,
    se tu ne vedi alcun degno di nota;
    ché solo a ciò la mia mente rifiede». 105
    Allor mi disse: «Quel che da la gota
    porge la barba in su le spalle brune,
    fu - quando Grecia fu di maschi vòta, 108
    sì ch’a pena rimaser per le cune -
    augure, e diede ’l punto con Calcanta
    in Aulide a tagliar la prima fune. 111
    Euripilo ebbe nome, e così ’l canta
    l’alta mia tragedìa in alcun loco:
    ben lo sai tu che la sai tutta quanta. 114
    Quell’altro che ne’ fianchi è così poco,
    Michele Scotto fu, che veramente
    de le magiche frode seppe ’l gioco. 117
    Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente,
    ch’avere inteso al cuoio e a lo spago
    ora vorrebbe, ma tardi si pente. 120
    Vedi le triste che lasciaron l’ago,
    la spuola e ’l fuso, e fecersi ’ndivine;
    fecer malie con erbe e con imago. 123
    Ma vienne omai, ché già tiene ’l confine
    d’amendue li emisperi e tocca l’onda
    sotto Sobilia Caino e le spine; 126
    e già iernotte fu la luna tonda:
    ben ten de’ ricordar, ché non ti nocque
    alcuna volta per la selva fonda».
    Sì mi parlava, e andavamo introcque.

  • @marco-iw9uu
    @marco-iw9uu Před rokem

    Vittorio con Virgilio e Dante osserva queste quelle ma di certo tu arriverai a riveder le stelle.