Credere in Dio non è una cose che ha fondamento logico-scientifico, è un sentimento, come l'amore per un figlio, tu non ami tuo figlio per ragioni biologiche ma lo ami e basta, è la stessa cosa
@El Rai il confronto è perfettamente coerente: l'ateismo è una mancanza di fede, come la castità è le mancanza di sesso. Se la battuta non ti piace è un problema tuo he forse sei un po' permaloso
@@stefano7249 Ciao. Scusa, solo una riflessione: "Ateismo" non è mancanza di fede, ma significa: "Negazione dell'esistenza di Dio". Tecnicamente, ciò non esclude la fede in qualche cosa. Infatti, come osservato da qualcun altro, nel discorso di Mercadini, ma non solo lui, c'è un po' questa confusione tra i termini (ateismo, credenza e fede) che appunto non sono sinonimi. Al di là del fatto che, esistono anche diversi tipi di ateismo, quello agnostico e gnostico, ad esempio.
@@lucat5479 Ciao. Sarai d'accordo con me che non ha senso "Affermare l'esistenza" o "Negare l'esistenza" in assoluto di qualcosa che non è in alcun modo verificabile. Quindi l'ateismo è evidentemente la mancanza di dio nel senso della mancanza della fede in dio. L'agnosticismo invece è l'affermazione di non conoscere (a privativo + gnosi= conoscenza). Quindi l'ateismo si riferisce alla mancanza di fede, l'agnosticismo si riferisce alla mancanza di conoscenza.
ecco un link che lo spiega bene (purtroppo in inglese) www.atheists.org/activism/resources/about-atheism/ To be clear: Atheism is not a denial of gods; it is a lack of belief in gods. cioè: Per essere chiari: Ateismo non è la negazione della esistenza di dio; è la mancanza della fede in dio.
@@stefano7249 sì, certo, infatti, mi riferivo all'esistenza di Dio. Ma ciò non significa che anche l'ateo non creda in qualcosa, in questo senso dicevo "credere". Comunque, in effetti, vedo l'ora e capisco anche che sono un po' cotto e mi si incrocia la vista, scusa se mollo qui dopo essere intervenuto, se ci sarà altra occasione magari ci risentiamo. Ti lascio solo per curiosità, magari poi la conoscevi già, la distinzione tra le diverse forme di agnosticismo e ateismo, che ho trovato interessante. Buona serata. it.strephonsays.com/difference-between-agnostic-and-gnostic Ah, vedo ora il tuo link: interessante, sì sì inglese va bene, anzi, sto cercando di leggere appena posso libri in inglese, ne prendo nota ma davvero ora sono abbastanza fuso...Ciao.
Andrea Banda e tutti i tuoi 187: Sei un pagano mascherato da Ateo? cit. "IO". Rispondi:dicci qui',davanti a tutti in cosa credi. Se non rispondi e' perche hai la coda di paglia.
Sembra quasi che venga detto agli atei "anche voi in verità credete" come autoconsolazione, come a ricucire uno strappo alla sensazione di desolazione che un universo senza energia creatrice amorevole può portare. Come se gli atei venissero sofferti da alcuni credenti per la faccia della luna che portano ad osservare (che nella metafora è la faccia luminosa, quella che si può contemplare bene, i fatti della vita e della morte. Mentre quella della fede è come la faccia in ombra, dove c'è mistero, immaginazione e scoperta). Credo (eh eh eh credo) che sia meraviglioso esistano sia gli atei che i credenti, messi insieme mi illuminano il bosco in cui cammino. Roberto come sempre, grazie infinite per queste riflessioni intelligenti nella mente e nel cuore!
io negli ultimi anni me ne sono strafottuto dei parenti, TUTTI IPOCRITI...fossero almeno credenti vabbeh..... negli ultimi quasi 30 anni non son MAI piu`entrato in chiesa ne`per un battesimo ne`comunione ne` matrimonio.....sempre piu`persone intellettuali scelgono funerale non religioso ( Umberto Eco, Dario Fo, Veronesi, ...grandi calibri italiani) nel sud Italia ( dove anche io provengo) si fanno cremare 2 o 3 % della popolazione ......e spendono un mare di soldi per i defunti,. al Nord Italia doce c`e`piu`civilta`e piu`razionalita`in molte citta` si supera il 60 % che vengono cremati. Se ci facciamo caso : al sud siamo ( sono) piu`credenti che al nord anche se ormai la chiesa cattolica ha accettato da circa 60 anni che un corpo si puo`cremare , ma alla popolazione non e`arrivato ancora nella mente ( beh poi ci sono quelli che sono contro la cremazione per altro motivo)
@@andromeda221000 se una popolazione non vuole farsi cremare sono cazzi loro, mica deve essere tutto scritto deciso dalla Chiesa. Per quanto tu ritenga migliore farsi cremare, non c'è motivo per riterene la tua visione superiore a quella di altri. Riguardo alla spesa: 1. di nuovo sono cazzi loro di come vogliono spendere i soldi, 2. chi siamo per giudicare cosa è risparmio e cosa no? Qualsiasi cosa ha un livello di necessità dettato dalle nostre abitudini. Quanta benzina si spreca per andare nei teatri a guardare cose già trasposte in film, magari su Netflix? Perché spendere soldi in vestiti eleganti, quando i matrimoni possono essere fatti in jeans e camicia? Perché guardare un film se si può leggere la trama su Wikipedia? Come vedi, tutto dipende dal bisogno. C'è chi preferisce lasciare il proprio corpo in una bara piuttosto che bruciarlo, c'è una cultura che te lo fa preferire, è vero, ma questo vale su tutto. Ma tranquillo che in parte ti do ragione, per esempio sono infastidito da chi si ostina a evitare lo smart working nonostante i migliori risultati riscontrati in alcuni lavori.
@@andromeda221000 sono secoli che si seppelliscono le persone in Italia, la Chiesa può decidere fino a un certo punto, anzi lo hai detto tu stesso che gli va bene anche la cremazione
@@lorenzosimeone354 va bene pero`non hai capito: che i credenti vengono ancora influenzato tanto dalla chiesa ( religione) e dall`ignoranza in generale. vorrei farti una domanda: secondo te del suditalia in percentuale quanti di loro sanno che la chiesa ha accettato la cremazione appena ( o gia`) negli anni 60?????? l`1 % ????? credo di meno...forse lo 0,1 %
Per ciò che provo come ateo, sento di aver riempito quella che è l'essenza di fede e credenza nell'esistenza di Dio nell'amore per la scienza, la cultura (il che mi porta in questo piccolo angolo di Internet) e la fiducia nel progresso dell'uomo accettando che l'universo e l'uomo stesso è Chaos che non ha un fine o un senso finale. Godiamoci la vita e basta facendo ciò che amiamo. Ps: sia chiaro, io vorrei poter credere in Dio, ho avuto esempi nella mia vita di persone di fede vera che sono stati capaci di superare difficoltà inimmaginabili senza chinare il capo o cedere a sconforto o comportamenti autodistruttivi e li ammiro.
La termodinamica ci mostra come dal disordine non possa nascere l'ordine e dunque non sequitur l'universo non è disordinato e nemmeno l'uomo. Or lei mi citerà l'entropia ma dovrei definirle i concetti di divenire e annullamento e impossibilità della divenienza. Ma sarebbe ragguardevolmente prolisso
L'amore per la scienza e la cultura è meraviglioso ed è bello che tu stia adoperando internet in questo senso. Ti posso però assicurare da credente che una cosa non esclude l'altra.
@@andsalomoni Per come la vedo io è più un dire “le prove non ci sono, quindi perché mai dovrei crederci?”. Non esiste una religione fondata sulla non-esistenza di Dio o delle divinità, quindi no, non è un credo. È una posizione riguardo ad un dato argomento.
Sono Cristiano convintissimo e amo il modo elegante e non offensivo in cui porti i tuoi argomenti su queste questioni e mi piace come cerchi socraticamente di scolpire concetti logici nella loro semplicità andando oltre al preconcetto del partito preso
Da credente (che ha vissuto per anni un ateismo incrollabile) penso che ciò che più conta, alla fine, è il rispetto per gli altri e le loro opinioni, soprattutto su certe tematiche così delicate. Che esista qualcosa o che non esista, non può che esulare dalle nostre certezze terrene e chiunque sia certo di avere a riguardo una risposta granitica e che gli affibbi il diritto di potersi beffare di un'opinione contraria, semplicemente, si sbaglia. Ma si sbaglia a partire dal suo atteggiamento: come di chi pensi di saperla più lunga non solo di colui che ha di fronte, ma persino del mondo e della natura stessa. Penso che finché siamo in vita è impossibile affermare alcunché con certezza e perciò ogni opinione, poiché è un'opinione che di per sé è indimostrabile, meriti di essere rispettata a prescindere dal proprio credo. Come sempre, sei grande Roberto!
Però c'è una differenza tra opinioni basate su fatti e logica e opinioni basate sulla credenza scissa da ogni logica, poiché anche se la logica stessa è uno strumento fallibile certamente un opinione sostenuta dalla logica e dai fatti ha un valore maggiore in un dibattito o nell'avvicinarsi alla verità, anche solo in quanto a probabilità, di una basata su credenze e convinzioni personali. In questo discorso rientra anche il dibattito sull'ateismo ma più in generale la questione del rispetto a prescindere della sensatwzza delle opinioni altrui è sbagliata a parer mio. Se una persona davanti a me esprime un'opinione completamente insensata non ho alcun motivo di rispettarla e dirò a questa persona, con tutto il rispetto per la sua persona, che la sua opinione è una ciofeca. In generale credo che ci sia una differenza tra rispetto per la persona e rispetto per un'opinione a prescindere
@@aresdelfante1001 Con la logica si può arrivare all'esistenza di Dio poi quando abbracci una religione è un atto di fede ma hai delle prove generalmente che sono testi sacri insegnamenti di profeti e poi ci credi e basta ma razionalmente puoi arrivare a credere è paradossale
Io sono credente e condivido al massimo quello che hai espresso: è irrispettoso trattare con superficialità scelte di vita così complesse. Ho la sensazione che ultimamente noi cristiani passiamo più tempo a difenderci (svalutando gli altri), rispetto al trasmettere i veri valori che questa scelta di fede comporta. Grazie Roberto per la tua riflessione!
Io personalmente penso che solo i credenti abbiano la fede in qualcosa, MA è un dato di fatto che se questi credono in Dio, gli atei credono nell'assenza di un Dio. Non è un fede, ma un'opinione, su un fatto non ancora ( e forse mai ) dimostrato, ovvero l'esistenza di Dio. Poiché chi dice di credere potrebbe sbagliarsi e chi dice di non credere potrebbe sbagliarsi, entrambe le posizioni sono irrazionali a mio parere, dunque sia atei che credenti dovrebbero rispettare l'opinione altrui, consapevoli di non conoscere la realtà assoluta. Spero di essere stato chiaro...
Buonasera Michele, posso domandarti cosa sia stato ad avvicinarti e poi "catturarti" della religione cristiana, rendendoti successivamente, da quanto ho avuto modo di leggere, un suo fedele seguace? Com'è nata e come e perché si è evoluta la cosa, in sintesi. Spero tu possa rispondere!
@@Simo-hc6fi beh non proprio, non è che se credi nell'esistenza del mondo di mezzo allora puoi dire che ci sono persone che credono nell'assenza del mondo di mezzo. il mondo di mezzo non esiste fino a prova contraria. per gli atei dio non esiste come non esiste il mondo di mezzo e non vedo irrazionalità in questo
@@bradiporitmico non è esattamente così, il problema di Dio è connesso ad altre domande quali l'esistenza del mondo e la giustificazione della veridicità del razionale. Mi spiego meglio: cosa mi dice che la razionalità analizza le cose fuori da me per quello che sono? In fondo esse sono sempre analizzate e percepite dalla mia mente. E se essa mentisse e, dunque, mentisse anche la razionalità, in quanto funzione mentale? È un dubbio irrisolvibile razionalmente, perché è un dubbio su un principio che giustifica la razionalità, dunque ad essa precedente. Per l'ateo, ammesso che creda che la razionalità analizzi il mondo per quello che è, essa funziona perché sì, non c'è un principio precedente. È un dogma. Per il credente cristiano, essendo la nostra autocoscienza emanazione di quella divina che il mondo lo ha creato, la razionalità analizza il mondo perché la nostra mente viene da Dio, è a sua immagine. È un dogma. Sono entrambi dogmi. A livello puramente logico eh.
È vero!! La chiesa ha un passato che sicuramente "l' arrendersi" non era incluso. Ovviamente manipolavano la gente grazie al potere della fede( come tutt'ora) per scopi abbastanza ipocriti ma questi sono dettagli giusto? Il problema è che quando sei ateo hai altri ideali!( per esempio la giustizia)Ti svegli guardi la TV e vedi l'italia che è in zona rossa e le persone anziane continuare a morire. Il papa esclamare "i giovani devono stare a casa e i viaggi in questo periodo devono essere rimandati" quando 6 gg fa aveva parlato delle chiese inclusive. L'insorgenza della fede sull'istruzione( forse è per quello che questo stato non viene considerato laico). E cosa ancora più impressionante: la chiesa deve garantire solo l'interno, se poi all'esterno o al ritorno questi soggetti ( molto spesso anziani) entrano in contatto ravvicinato con altre persone questo non è un problema. Per la scuola/ università/ bar/ ristoranti/ mezza Italia è un pochino diverso. È questo il problema, la chiesa non è giusta, mediocre ma non giusta. Nel passato come nel presente non ha mai rappresentato nessun dio se non per altri scopi. Il problema è che tutti ci siamo arresi, voi alla chiesa e noi alla scabra nudità dei fatti. Sono scelte di vita, la cosa triste sai qual'è?siete tristi e mediocri, ma infondo credo in voi e nell'istruzione e spero invano che questi argomenti facciano propri effetti, infatti l'abbassarsi al tuo livello non è dettato dalla casualità . Quante credenze abbiamo noi atei!!
@Los Angeles basare le proprie convinzioni con le tesi esposte dai cantanti è mediocre. Mi baso sugli studi: uno studio condotto riporta che la maggior parte degli atei hanno sviluppato maggiormente un pensiero critico, sono meno soggetti a discriminare e hanno un QI più elevato di chi non lo è. Strano che il vostro credo non vi conceda tutto ciò. Inoltre devo dire che il vittimismo non vi si addice, sia per le storiche sia per le presenti perseguitazioni con la clausura che il focus è cambiato: prima gli atei( addirittura papi che proclamavano che l'italia sia stata fondata dai cristiani) adesso gli omosessuali, le ragazze che abortiscono ecc... ecc... ecc... è bello notare come all'insorgere dell'istruzione a portata di tutti la chiesa abbia incominciato il proprio cammino verso il collasso. Ma la cosa più divertente è vedere Papa Francesco impegnarsi nella sua commediola di sinistra per attirare i giovani( con citazioni destroidi e un susseguirsi di scuse). La vostra fede adesso sta incominciando a divertirmi, atei o meno la giustizia arriva.
Complimenti veramente perché la qualità che contraddistingue i tuoi video è veramente ciò che hai espresso in questo, il rispetto del pensiero altrui, cosa che la maggior parte delle persone che fanno video del tuo genere non riesce a fare... Io da credente, nonostante non abbia mai detto a nessun ateo che in realtà lui fosse credente, mi son trovato d'accordo con quello che hai detto e anzi mi son sentito lusingato e rispettato in tutto ciò che hai detto anche se questo video può sembrare un andare contro i credenti sei riuscito ad esprimere il concetto senza offendere nessuno, qualità di grande valore secondo me, ti invidio
Concordo con quanto dici sebbene io stia dall'altra parte del fiume. Il punto è che ci sono molti modi e motivi di essere atei, molti si definiscono atei mentre sono agnostici. Altri lo sono con o per una certa sofferenza e altri per semplice indifferenza. Forse abbiamo poche parole per esprimere cose molto più varie, per questo le frasi fatte vanno poi spiegate e calate nel singolo e la circostanza. Fanne di più di questi video e di questi temi... 🖐
Secondo alcuni sono "massimi sistemi", invece tu pazienza, correttezza, educazione, intrattieni pure, è tanta roba davvero e l'hai messa lì onesta per tutti in 13 minuti. Questo pezzo è granitico, sei bravo col fiocco
Ciao Roberto! Sono venuto a conoscenza del tuo canale da poco e lo trovo sublime! Il modo in cui parli mi affascina e mi ispira nella tua vita di tutti i giorni. Mi chiedevo se sapessi darci qualche consiglio per quel che riguarda espressione e comunicazione, sarebbe bello aumentare le capacità espressiva. Ti auguro delle giornate fantastiche.
Meraviglioso Roberto, pochi giorni prima di questo video parlavo con mia moglie proprio di questo argomento, prendendo ad esempio lo stesso evento enunciato da te nel video, grazie, video fantastico🎼🎶
Da ateo mi rispecchio molto nella tua riflessione. E comunque già soltanto sentire da un ateo una frase del tipo "io credo, ma nel nulla" fa già ridere da sé ahahah
Infatti nessun ateo afferma di credere nel nulla, sono i credenti nella loro arroganza e presunzione che considerano l'ateo così ignorante da non essere in grado di capire quello in cui "crede".
Mi piace tantissimo guardare i tuoi video, sempre argumenti interessanti e infatti imparo un sacco di italiano così! Volevo chiederti se non hai anche un podcast che possiamo ascoltare, questo sarebbe figuissimo! Grazie e congratulazioni
Grande Roberto! Ce ne fossero di più di questi argomenti "pesanti"! 😃👍 Io "metagnosticamente" mi chiedo sempre se sia meglio la condizione in punto di morte dell'ateo che spera di essersi sbagliato, o del credente che lo teme. Mah...!
Da ateo posso affermare con tranquillità che il mio estremo "voler vedere la realtà con razioncinio" mi ha permesso di vivere alcuni lutti piuttosto importanti con estrema serentià. Per quanto mi riguarda (e per quanto possa sembrare brutto a un credente) nel momento in cui cessa la vita, quello che ho di fronte è solo un involucro e non più un affetto. Difficile spiegarlo bene in un commento su yt, ma la cosa mi ha aiutato tantissimo
Si potrebbe citare Woody Allen, "la vita non ha alcun senso secondo me, il trucco, il segreto nella vita di un ateo pensatore e riuscire a trovare una gioia nella consapevolezza e nell'umiltà di sapere quanto siamo schiacciati dalla grandezza dell'universo."
Mi è capitato che me lo abbiano chiesto, pur considerando chi me lo ha chiesto in qualche modo irrispettoso io rispettandolo ho trattenuto la raffica di bestemmie che si stava caricando ... Grazie mille per aver espresso in maniera facile e comprensibile questo concetto! Manderò anche io il link al tuo video al prossimo che me lo chiederà
E poi ci sono io, figlia di genitori atei che si sono sposati in Comune ma che hanno deciso di battezzarmi per far contenta la nonna. A Giugno scorso ho ottenuto lo sbattezzo. Ho festeggiato la libertà ritrovata.
La pressione sociale ci spinge a fare cose contrarie alla nostra propria natura o ideologia come niente fosse. Non è per forza un male, dopotutto è il collante che serve per costruire le società e le civiltà.
Mah... Lo sbattezzo mi suona strano, come se volessi farmi togliere il malocchio dopo che qualcuno me l'ha dato. Ci si fa sopra una risata e lo si considera per quello che è: una scoreggia senza odore, un nulla, difficile farsi togliere di dosso il nulla.
@@Gnao_fuzz questo è un modo di vedere la cosa. Un altro modo invece è considerarlo un gesto politico. Essere cancellati da qualsiasi registro e quindi dai conteggi ufficiali significa potersi finalmente dire non solo atei, ma sicuramente non cattolici. Quando si fa un errore si cerca di rimediare con qualsiasi mezzo. Se lo sbattezzo è l’unico strumento possibile, allora ben venga.
è molto dura per un ateo sobbarcare su di sé tutte le esperienze dolorose della vita, senza una speranza ultraterrena. Forse chi ti ha detto: "Anche l'ateismo è una forma di fede" intendeva dire che neanche in questo caso si tratta di una scelta, ma più di una sensazione, di un "sentimento": essere atei infatti non è scegliere di punto in bianco di non avere fede, ma, come hai detto tu, è più un (doloroso) rendersi conto che non esiste che questa vita. Anch'io sono atea, ma non sento che sia una mia opinione, è più qualcosa che non posso fare a meno di pensare, è qualcosa che non posso cambiare razionalmente, neanche con un grandissimo sforzo della volontà. Comunque, splendido video Roberto, ne vogliamo di più di questo genere!
È molto peggio vivere perennemente sentendosi colpevoli di un peccato originale mai commesso e con la paura che ogni azione “sbagliata” possa condurti ad un’eternità di dolore nell’inferno, ma come dici tu
@@Louis13XIII ma non prendiamoci in giro, quanti credenti si vivono davvero con il senso di colpa per il peccato originale ??? E poi, sempre senza prenderci in giro, credere elimina incertezza, perché sai che, se tu non violi le leggi di dio, andrai in paradiso, cosa che rimuove anche l'insensatezza della vita, una delle caratteristiche che più mette in ginocchio l'uomo moderno affogato nel suo individualismo. E, vivere costantemente con la consapevolezza di star facendo sforzi per te stesso, che nulla ti è dovuto e nulla ti sarà dato per grazia divina, consapevoli dell'imprevedibilità della vita, incerti in tutto e per tutto, è un bel dito
@@aresdelfante1001 ma è chiaro che la maggior parte lo fa per moda mica perché ci crede davvero in quelle cose, che il credente sia ipocrita è risaputo
Buongiorno Roberto, grazie per il video è sempre un piacere sentirti argomentare!! Hai colto pienamente nel segno!! Sono ateo e condivido perfettamente quello che dici. Vorrei inoltre porre l'accento, come hai giustamente fatto tu, sul fatto che la maggior parte degli atei nasce e vive i primi anni in paesi, luoghi, nazioni dove esiste una cultura religiosa e dove a molte volte essi vengono introdotti in questa cultura perché è costume fare così. Questo li porta, nel momento in cui sentono nascere dei dubbi sulla veridicità di quello che gli stanno o gli hanno insegnato, a fare una ricerca personale sulla fede, sulla religione. Li porta a porsi più domande e più dubbi di quelli che normalmente hanno i loro amici che seguono il percorso (permettimi il gioco di parole) canonico. Ne risulta quindi che a volte gli atei ne sanno molto di più delle persone, comunemente dette credenti, a proposito della religione e dei testi sacri. Conosco moltissimi credenti che non hanno mai letto la bibbia per intero. A volte nemmeno a piccoli brani se non quelli letti dal tal sacerdote a messa. Nemmeno a pensarci poi di leggere commenti, note, compendi, testi apocrifi, esegesi e vi discorrendo. Non voglio con questo dire che chi crede non abbia dubbi o domande o non studi in modo approfondito, magari lo fa più tardi nella vita. Chi inizia a capire che sta diventando ateo, chi se ne rende conto, specie se adolescente, ha un percorso più difficile. Sicuramente nei confronti della comunità in cui vive e anche nei confronti di sé stesso. Per cui il rispetto vicendevole tra ateo e credente a mio avviso deve essere basilare. Grazie del tempo e saluti.
Carissimo Roberto, più mi dai occasioni per conoscerti - e per conoscermi - meglio, più cresce la stima e il rispetto che nutro per Te. Grazie di cuore.
Assolutamente vero , ritengo che un altro aspetto da tenere in considerazione in questo ragionamento sia fino a che punto un certo individuo abbia ricercato e quindi sappia ciò che sta facendo. In altre parole secondo me un ateo per esserlo deve averci pensato, e comunque L’ateismo “semplifica la vita”se praticato inconsciamente.Analogamente appartenere a una religione così “tanto per credere in qualcosa” procede allo stesso modo , semplificando. Spero di aver espresso chiaramente il mio punto di vista .
Mi fate sapere che ne pensate dei miei ultimi monologhi? Comunque mi ricordo di aver già visto tempo fa un tuo video su atei e agnostici che vi consiglio di recuperare
Complimenti per il video (e per tutto il resto)! La "teiera di Russel " è una metafora che si sposa benissimo a questo tema, la trovo molto intuitiva ed è un esempio che faccio spesso per confrontarmi con amici dotati di fede. Pensi di tornare su questo argomento in futuro?
Caro Mercadini, seguo spesso su CZcams le sue riflessioni. Mi piace lo stile con cui tratta i vari argomenti e anche l’approccio mai eccessivo, anche se pungente. Sono quindi un suo estimatore. Devo però nel caso della clip del mese scorso dal titolo “Gli atei credono?” quanto meno fare una precisazione a quanto da lei, come sempre, ottimamente argomentato. La premessa da confutare da lei posta che “anche gli atei credono, solo che loro credono nel nulla” è viziata in origine perché incompleta. E’ un ossimoro sostenere questo. Sono due affermazioni che non possono coesistere così poste e, mi scusi, è facile argomentare il contrario. Quello che manca è il passaggio immediatamente successivo. Cerco di spiegarmi. Essere atei, intendo in modo consapevole e ragionato, quindi non frutto di una semplice indifferenza ottusa circa le domande sul senso della vita e della esistenza umana, vuol dire non credere in una vita ultra terrena e nella esistenza di una entità superiore, ma non vuol mai dire non "credere" in nulla. Nella storia della filosofia, specie nell’epoca moderna, si sono avvicendati pensatori che prima timidamente, poi in modo sempre più deciso hanno allontano l’uomo da Dio fino poi a negare in modo assoluto la sua esistenza. Questi signori non hanno lasciato un vuoto, o meglio hanno cercato di riempire questo nulla con qualcosa d’altro. Non voglio fare un pedante riassunto del pensiero degli ultimi quattro secoli, anche perché sarebbe un po’ impegnativo e farei brutta figura. Non è quindi mia intenzione entrare nel merito del pensiero di singoli filosofi e movimenti di pensiero ne dare giudizi di valore. Quello che voglio evidenziare è che in tanti che hanno aderito a queste filosofie/ideologie l’atteggiamento prevalente è di natura fideistica, non ha una base razionale e non potrebbe averlo. Alla adorazione di Dio si è sostituito l’idolatria per qualcosa altro e tutto questo spesso ha assunto i caratteri di una religione, in certi casi fino all’integralismo, come amaramente dimostra la storia. Si tratta quindi in buona sostanza di religioni, senza Dio, ma pur sempre religioni e quindi posso affermare che spesso, se non sempre, anche gli atei “credono”! Come diceva Pascal credendo "Se Dio esiste, si ottiene la salvezza; se Dio non esiste, si è vissuto un'esistenza lieta pur nella consapevolezza di finire in polvere" a questo punto vale la pena di credere in Dio. Ringraziandola dell’attenzione e con i migliori sentimenti di stima, le porgo i migliori saluti. Stefano Zanolini
Roberto Mercadini è uno tosto per questo lo seguo. L'esempio è disarmante, ma occorre considerare la complessità della psiche umana, che non è quella di uno scimpanzé che si arrende impassibile all'evidenza, ma di un essere superiore dotato di coscienza. L'ateo non esiste in natura. L'ateo sostanzialmente è una costruzione sociale e culturale degli ultimi secoli da parte di un potere intenzionato a creare un nuovo ordine sociale, scardinando i valori di cui la cristianità (e in genere le religioni ) sono portatrici. Io non credo che Roberto Mercadini sia ateo: è troppo intelligente, ma lo è anche per dire di credere. Dopo questa premessa, possiamo dire che l'uomo ha bisogno in ogni caso di credere in qualcosa di superiore, di spirituale per vivere, e non annichilirsi, essere preda dell'apatia, del vuoto, del non senso e della depressione. Se da una parte il credente ha fede in un mondo trascendente, l'ateo ha bisogno di credere e di porre fede in altro, in genere la scienza, il progresso, l'immortalità attraverso il proprio operato o come partecipe dell'umanità intera che si spera sopravviva ai millenni a venire e infine in una misteriosa entità creatrice e ordinatrice chiamata Caso Cieco e scusate se è poco! Si può obiettare che queste ultime siano più concrete rispetto a credere nel trascendente, ma in realtà non è così: se infatti debbono essere considerate illusioni quelle dei credenti a maggior ragione illusioni e utopie quelle in cui l'ateo presta fede. Ad esempio la scienza è diventata surrogato della religione per gli atei, che hanno una visione dogmatica di essa, quindi una vera fede, sbagliata e anche contraria allo spirito della scienza stessa. Le contraddizioni e gli argomenti sono tantissimi. Io ci ho messo tanto tempo a capire, ma non perché sia difficile, ma perché la nostra mente è uno specchio incantato, piena di concetti falsi inculcateci. Questi concetti sono anche nelle religioni, ahimè, occorre quindi liberare la mente. A riguardo mi è appena venuta in mente la frase di G. K. Chesterton : Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto. Questo è particolarmente evidente oggi, in cui la gente crede in qualsiasi cosa per colmare il vuoto esistenziale, frutto di una visione materialistica dell'uomo. Visione assolutamente irrazionale e insensata, ma che fa comodo al potere.
Quando dici "No ho il dono della fede". Da credente (spirituale, non religioso) posso dire che la fede non è un dono. O credi o no. La ratio, in primis è un dono, poi il resto fa parte del cammino di vita di ogni singola persona. Sono veramente e piacevolmente felice di aver guardato questo filmato. Grazie
Piu chiaro di cosí si muore, hai appena fatto un regalo a te stesso ( per il fatto che appena qualcuno si presenta con queste cavolate gli schiaffi il link e via non ci pensi piu ) e a noi sul tubo, grazie Roberto
Focherellino. Tutto si gioca sulla mancata distinzione tra "avere fede" e "credere"...parole con signicati completamente diverse. Guarda ti prego, questo video di Marco Vannini (filosofo, traduttore e studioso di mistica medievale) sulla distinzione fede-credenza. È solo un breve video di 15 minuti. Illuminante e chiaro: czcams.com/video/oKovw9WuRjo/video.html
Io sinceramente, risponderei con la definizione di fede della treccani. La fede non è la fiducia nell'assoluto, in quanto la fiducia si basa sulla valutazione positiva di fatti, circostanze e/o relazioni. Ma è una credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull'autorità altrui più che su prove positive. Definizione che include senza alcun problema tutti quelli che si definiscono come persone di fede. - Volendo si potrebbe discutere su chi ha fiducia nell'assoluto (che si distacca da chi afferma di aver fede, in quanto in italiano con fede si intende la sua definizione), ma qui si rientra in qualcosa di molto più concreto e materiale, in quanto nel momento in cui si parla di fiducia rientra in campo la sua definizione e in un contesto come questo, bisogna allora indicare l'assoluto. Dicendo: ecco, questo soggetto è l'assoluto su cui pongo fiducia. Ma è più facile che si ricada su chi fa le affermazioni sull'esistenza di tale soggetto, avvicinandosi quindi al "credenza piena e fiduciosa [...] (che) si fonda sull'autorità altrui."
Grande Mercadini bellissimo video! Secondo me la differenza sta nel fatto che l'ateo non creda che Dio esista e non che creda che Dio non esista. Per esempio se qualcuno mi dicesse che i granelli di sabbia sulla Terra sono pari io non gli crederei, ma ciò non significa che io creda che siano dispari
@@AndreaTontini no perché un agnostico dice di non sapere e non di non credere. Non conoscere qualcosa non implica non crederci, infatti un agnostico può benissimo essere ateo e viceversa Tecnicamente anche un credente può essere agnostico ma non essere ateo, una persona può credere in Dio anche senza conoscere la sua esistenza
@@ettoremodina7946 Esiste una distinzione proprio per questo motivo: Ateo agnostico: non so se dio esiste o no, ma non ho motivo di crederci Ateo gnostico: so e credo per certo che dio non esista Teista agnostico: non so se dio esiste o no, ma io ci credo Teista gnostico: so e credo per certo che dio esiste
@@ettoremodina7946 Prego, una mia prof ha detto che questi termini non hanno senso per via del loro significato e radice linguistica (o qualcosa di simile) ma sono comunque termini usati e che esistono e penso aiutino a fare meno confusione
Bel video. Affronti una tematica che solitamente non viene risolta se non tramite un procedimento dialettico-ontologico. Il discorso della credenza nell'ateo (o più in particolare dello scettico) viene affrontato nella filosofia hegeliana e viene descritta come un paradosso, ovvero come il "credere nel non credere": un punto che non viene neanche dallo stesso famoso filosofo propriamente affrontato. L'approccio realistico che hai dato al problema mi è piaciuto molto 👍
Condivido in pieno la tua riflessione, ho sempre pensato che chi dice così sia una persona che cerca di sminuire l'ateo come un poveretto che non ha ancora capito di essere credente. Che ne pensi invece dell'altra argomentazione (spesso sentita anche da atei dichiarati), ovvero "Tutti credono in qualcosa", intendendo che senza un Dio, un Credo, un ideale, un valore non si sia in grado di vivere? Pensi che accettare che la vita non abbia uno scopo e che tutto abbia un valore solo relativo sia impossibile? E te lo chiedo da persona convinta razionalmente di non avere uno scopo, ma che non riesce a smettere di fingere con se stesso di averlo
secondo me chi riflette sul senso della propria esistenza e quindi mette in mezzo anche l’esistenza di Dio quando arriva ad una conclusione (precisa, qualunque essa sia) sente di avere qualcosa in più che valorizza la propria esistenza
Notoriamente "tutto ha un valore relativo" è un po' un paradosso senza ulteriori chiarificazioni: la relatività è un valore assoluto del valore o è solo relativo? Quando hai deciso che tipo di valore ha il valore che tipo di valore hai dato al valore per decidere se fosse relativo o assoluto? Per esempio hai deciso che un valore è assolutamente relativo o solo relativamente relativo? Nel secondo caso allora il valore di ogni cosa è relativo solo relativamente a certi rispetto ma ciò implica che esistono anche altri rispetti relativamente a cui il valore di tutto è assoluto.
@@Godsen5 Risposta stimolante. Ma non credo che la relatività possa essere definita un "valore"... la vedo più come una condizione naturale. Questa tua riflessione però mi spinge a chiedermi: se credo che alla fine dei conti l'importanza delle cose non sia assoluta ma relativa, forse in realtà io credo nella relatività? Si può considerare la mia una fede?
@@enrico1329 In realtà non ho mosso conclusioni a cosa tu creda o non creda ma a cosa sostieni nel post originale: "tutto è relativo". Questa frase, indipendentemente da cosa creda quello che la esprime, produce potenzialmente un paradosso. Cioè se "tutto è relativo" allora anche la frase tutto è relativo è relativa e se è relativa vuol dire che esistono delle condizioni sotto le quali non tutto è relativo o tutto non è relativo. Per questo quasi nessun filosofo (quelli che si pongono questi problemi) è un "relativista puro" e ad oggi il relativismo è generalmente una posizione locale: credo che le cose e le interazioni entro un certo livello dell'essere siano relative a configurazioni casuali di essere in quel livello. Es. nessun azione (livello ontologico delle azioni umane volontarie) è buona o cattiva in sé, ma sempre "in relazione" a questo o quel parametro (che non può stare nello stesso livello ontologico: es. il contesto, l'agente, la quantità, la qualità, etc.). Anche questa soluzione ha il problema di un regresso infinito dei piani, però almeno evita il paradosso iniziale.
@@Godsen5 Sì sì avevo capito cosa intendevi.Però penso che abbia poco senso dire che "tutto" sia relativo, ci sono delle cose che (almeno per come l'essere umano è in grado di capirle) non sono relative e sono oggettivamente come appaiono (ad esempio un oggetto non può esistere "relativamente", o esiste o non esiste). Io mi riferivo all'importanza, al valore che si può assegnare a qualcosa a livello soggettivo, che è relativamente piccolo rispetto al fatto che un giorno morirò, rendendo (per me) nulla per me l'importanza che quel qualcosa aveva al momento della sua realizzazione.
Nel mio libro di religione in un approfondimento sugli atei diceva che essi pur rifiutandosi di credere in dio, credono in altre 'entità immateriali' come la fortuna, il caso ecc. Non ho mai condiviso tale affermazione e mi fa piacere di aver ascoltato questo video che tratta l'argomento. Ciao
Ah Roberto, tu quoque, mi concludi il video con uno sfondone del genere, ma come, "se qualcuno mi chiede faccio vedere il video", ma questo è vygotskyianesimo puro
❤️grande Roberto!! Sei bravissimo a spigare cose che io non saprei proprio spiegare con le parole. Sono d’accordo pienamente su tutto quello che hai detto, per quanto possa interessare, e soprattutto sul rispetto dovuto a tutte le posizioni. ❤️
Bella argomentazione dott. Mercadini e bellissimi contenuti nel suo canale. vorrei se posso, solo chiederle se magari questa discussione si potrebbe continuare in un ottica diversa, forse non prendendo in considerazione i casi di persone che sono piutosto coerenti con se stesse e quindi si definiscono atei vivendo da atei e viceversa, si definiscono credenti vivendo da credenti. Potrebbe essere che un gran numero di uomini e donne semplicemente vivono portando avanti il patrimonio culturale dove gli e' capitato di nascere ma alcuni seguono diligentente riti e tradizioni senza farsi troppe domande sui significati e magari altri non ne seguono alcuno e si dicono non credenti e chiamano tali riti superstizioni, ma nel contempo pensano intensamente ai propri conflitti interiori, famigliari ed esistenziali, e trovano si affidano ad un senso che non so come chiamare oltre che "spirituale". Quello che voglio dire e' che forse gran parte di noi neanche guardiamo profondamente a cosa significa essere ateo o credente, ma non ci pensiamo piu' di tanto e andiamo avanti con le nostre contradizioni, che del resto sono umane. Forse pochi di noi prendono veramente seriamente in onsiderazione cosa significhi vivere con la resposnsabilita' di dover rispondere delle nostre mancanze, dei nostri peccati, di tutto quello che vedono gli altri e di quello che conosciamo solo noi, davanti a Dio. Forse altretanto pochi di noi vivono veramente sul serio il problema che siamo di passaggio e dureremo poco e comunque, nulla c'e' oltre alla nostra consapevolezza di essere in vita, quindi quando non ci saremo piu' sara' come se non fossimo mai esistiti, e di conseguenza tutte le svariate complicazioni che derivano da una simile convinzione. Mi scuso naturalmente per le troppe parole utilizzate, ma spero sinceramente che lei possa fare un altro video dilungandosi sul tema , sarei estremante interessato. Grazie
@@SkippyADM Roberto nel suo divulgare fa sempre sorridere, e spesso anche ridere, ha una grande capacità nell’ironizzare o presentare in modo comico le situazioni che racconta. Dai per me non è un non-complimento
Sono ateo, perciò non credo nell'esistenza di dio come non credo nell'esistenza del diavolo ma c'e una cosa in cui credo fermamente ed è il rispetto.....
Non so, io sono scettico pure sul rispetto. Togliendoci dal discorso della religione, prendiamo magari qualche ipotesi del complotto e poniamo che ne aderisca a una. Io ovviamente non la vedo come un'ipotesi complottista e la ritengo anche giusta, concreta e piena di evidenze. E' veramente giusto che ci sia del rispetto in questa situazione, quando nella mia aderenza a tale ipotesi, c'è comunque una volontà di essere nel giusto? Non trovo piacere nell'aderire a un pensiero errato, ma mi potrei trovare in una situazione dove tutti quelli che ho attorno mi rispettano nonostante sia palesemente nel torto. - Non so, uno scenario del genere lo troverei deprimente. Quindi non mi piace nemmeno il rispetto, in modo gratuito, in quanto mi pare quasi come abbandonare una persona alla sua deriva.
Tutta la mia vita ho sentito parlare del rispetto, raramente lo ho visto applicare per qualcosa di un più di "adesso non mi va di contraddirti". Bel concetto, ma non comunemente applicato come si crede.
@@anonimo6603 Il rispetto verso il credo di qualcun altro non implica la mancanza di critica. Uno può criticare tranquillamente l'organizzazione religiosa, il bigottismo, le incoerenze dei credenti, senza fare l'unica critica basata sul nulla: e cioè dirgli che crede alle favole (sempre ammesso che non sia uno di quei credenti che prende le scritture alla lettera). Perché il punto è che credere o meno risponde ad una domanda che è intrinseca alla natura dell'uomo, quindi non è rispettoso ritenere banale la risposta a questa domanda (se a noi non piace quale risposta viene data).
Uno dei migliori meme che ho visto ultimamente era un immagine di un tizio depresso devastato con la punchline: "atei quando scoprono che sotto l'albero della scienza non si é evoluto nessun regalo"
Grazie Roberto, il rispetto è sempre importante. Io sono cattolico praticante e vedo che talvolta manca il reciproco rispetto sia da una parte sia dall'altra. La fede è una cosa bellissima perché ti fa stare bene e ti dà molta forza per affrontare le difficoltà della vita. Purtroppo come hai detto tu molti la basano soltanto sull'opinione riguardo Dio o, ancor peggio, riguardo la politica.
@@AndreaSichenze Un plus di cui andare fieri? Per me è un illusione, illusione che a molte persone serve perché non accettano la realtà. La realtà è che la vita è lutti, malattia. Molte persone non riescono ad accettare il fatto che siamo qui senza saperne il perché e prima o poi moriremo, quindi inventando Dio abbiamo risolto la paura della morte e dato spiegazione a molte cose che la mente umana attualmente non può comprendere.
@@Elibbisa Non credo di aver detto che io sono superiore... Forse hai letto male, ho solo detto quello che penso, se riesci a leggere meglio vedi che all'inizio ho scritto: "Per me"
@@Elibbisa Ovviamente è un mio pensiero e non voglio sminuire nessuno: E' un dono che considero illudersi, comunque si, può essere un dono che a molti aiuta.
Tanta stima al Grande Roberto Mercandini, sempre interessante e mai banale. Condivido naturalmente e dovremo imparararlo sempre più il rispetto tra esseri umani, con idee diverse, tra atei e non credenti. Umilmente avrei un contributo: quando parliamo di credenti( come in questo video) parliamo sempre di credere in Dio e di fede, ma potremmo anche parlare di credere a dei valori, (Tutti gli uomini credono in quacosa) Per chi crede in Dio credere vuol dire cercare di mettere in pratica tanti valori ma io sono sicuro che anche tanti atei credono in tante cose (amore, amicizia, salute, giustizia, pace ecc.). Io penso che sia proprio dell'essere umano pensante provare a farsi questa domanda 'in che cosa credo io"? Che poi semplicemente si potrebbe tradurre "Che cosa è veramente importante per me"?
Apprezzo tantissimo i tuoi contenuti che per tante ragioni trovo belli, affascinanti, interessanti ed arricchenti. E anche questo video penso sia molto interessante. In realtà la tua intelligenza e la tua sensibilità non possono fermarsi, e sono sicuro che non si fermano, alla mera questione “terminologica” sulla quale ti dò anche ragione. Credere nell’inesistenza (concetto che peraltro anche un altro commentatore “ateo” richiamava) non può sostanzialmente equipararsi al credere nell’esistenza, vi osta il senso comune delle parole e dei loro sostanziali significati. Ciò nondimeno l’essere atei (o comunque il dichiararsi tali) nasconde un momento “intimo” molto più profondo di una semplice questione lessicale ovvero un momento in cui, a fronte del “problema” che l’uomo si sempre posto (ovvero quello dell’esistenza o dell’inesistenza di Dio) è stata operata una scelta, la scelta di non credere, o di credere che Dio non esista (al di là della questione terminologica, la sostanza non cambia) e lo spazio che rimaneva vuoto dall”esclusione” di Dio è stato riempito con altri credo. Questo perché l’uomo senza credere in qualcosa (che sia il proprio io, la cultura, l’intelligenza umana, la politica, l’etica, il “progresso” teconologico, gli alieni o qualunque altra cosa) non può vivere. Questa scelta rappresenta ciò che si intende con il “credere” nell’accezione sottoposta ad analisi in questo video. È una scelta . È la scelta di chi dice: DIO NON ESISTE.
Io non saprei con quale termine descrivere la mia condizione. Mi spiego meglio. Personalmente, non credo nell'esistenza di Dio, e già per questo dovrei considerarmi ateo; tuttavia, trovo insopportabile l'idea che la mia vita (quindi quella dell'essere umano in generale) sia governata dal caso, e che non ci sia un senso profondo in quello che mi succede, e per questo mi ritrovo a sperare che dopo la morte ci sia qualcosa (non importa cosa: paradiso o inferno, reincarnazione e così via), piuttosto che il nulla. Trovo insopportabile tutto ciò perché reputo che tutti noi abbiamo, a prescindere dal fatto che Dio esista davvero oppure no, una sola vita da passare su questa Terra, e ci sono milioni di persone che quella vita l'anno persa perché vittime di eventi tragici, non causati dalla loro volontà. Io non ho il diritto di lamentarmi: certo, potrei essere più ricco o più in salute, tuttavia vivo in un paese dove non c'è la guerra, ho un tetto sopra la testa e dei genitori che mi amano. Moltissimi non hanno avuto la mia stessa fortuna, e hanno perso la loro unica vita senza avere avuto la possibilità di cogliere quanto di bello essa ha da offrire. Non riesco a smettere di pensare a questo.
Il termine tecnico è esistenzialista (non "filosofo esistenzialista" ma più semplicemente "personalità esistenzialista"): non riesco a credere in Dio ma non riesco a rassegnarmi al caso né riesco a credere che la sofferenza e l'ingiustizia (anche quelle prodotto dalla mera casualità senza intenzioni nefande di entità alcuna) siano indifferenti solo perché mancherebbe un tribunale trascendente che le valuti. Es. Sartre, Camus, Cioran.
La vita, purtroppo non è giusta, non è sbagliata, essa risiede nel semplice vivere, e il vivere ha il suo limite di tempo, che sia biologico o altro (incidenti, carestie, omicidi, etc...) e in tutto questo c'è l'essere umano che con i suoi vari bisogni, cerca di trovare il riparo dai suoi dolori, espandendo il suo bisogno alla vita, cercando di metterle un vestito che non potrà mai indossare, perché essa è sorda alle grida silenziose dell'uomo, che nella sua ricerca di senso, ricerca se stesso, senza saperlo.
Lamentarsi a parer mio fa parte del progresso e di conseguenza e tuo diritto, lo so che forse sto rispondendo a qualcosa di molto secondario, ma ritengo poco produttivo farsi appesantire da chi si trova nelle peggiori condizioni possibili. Perché come c'è sempre chi sta meglio, ci sarà sempre chi sta peggio, indipendentemente dalla nostra posizione in questa graduatoria. Per il resto ritengo che ateo sei ateo, in quanto nell'ateismo non si include un giudizio sulla positività o negatività della cosa. Sei pure un "ateo razionale", una sottocategoria dell'ateismo, in quanto non escludi solo dio ma anche tutto il mondo magico e spirituale spesso accompagnato. (Credo, perlomeno da quanto hai scritto.) - Per le altre filosofie mi astengo in quanto non ne conosco abbastanza e abbastanza bene per proporre qualcosa.
Un bel video, come sempre. Ti suggerisco di andare a vedere l'intervista a Odifreddi fatta da Marzullo (dell'agosto 2017, sul sito Rai). E' interessante poiché risponde, molto velocemente, anche alla convinzione diffusa secondo cui affrontare la morte, la malattia, e altri temi, sarebbe differente fra credenti e non credenti. Anche tu, qui, sembri implicitamente confermare l'idea diffusa secondo la quale il credente affronterebbe più serenamente certe esperienze. Credo che sia uno stereotipo: la maggior parte degli atei non vive in modo necessariamente insopportabile le difficoltà e la maggior parte dei credenti non le vive in modo così sereno. Di più: la capacità di convivere con le difficoltà è probabilmente un elemento soggettivo del tutto scorrelato dalle credenze. Penso, infatti, che molti credenti abbiano fede proprio per la difficoltà di affrontare certe esperienze e l'unico modo che trovano per alleviarle sia affidarsi ad Altro (maiuscolo). L'ateo, invece, si affida al senso delle cose o ad altri (minuscolo), per affrontarle. Esercizio altrettanto consolatorio o deludente, a seconda di qual è l'aspetto del bicchiere su ci si concentra (il mezzo pieno o il mezzo vuoto). Chi è, quindi, in definitiva più sereno? Il credente che non riesce a spiegarsi le difficoltà e deve credere in qualcosa per sopportarle, o l'ateo che invece trova nella razionalità le spiegazioni oggettive per sopportarle (o quantomeno comprenderle)? Alcuni atei sono disperati e mentono a loro stessi perché vorrebbero credere in un dio, alcuni credenti sono disperati e mentono a loro stessi dicendo di credere in quel dio. Altri - credenti e atei - se la cavano senza troppi patemi d'animo con un bel tramonto e un bicchiere di vino rosso.
Il vero credente cioè chi crede con sicurezza e con pochi o nessun dubbio che esista dio e quindi la vita dopo la morte, non teme la morte poiché la vera bellezza, la vera serenità arriva solo dopo di questa, non temendo la morte non di porta dietro molti problemi ad essa legata, poiché nella sua testa esiste solo un curva in discesa
Mi hai riportato alla mente una cosa che mi è accaduta quando ero ragazzino, avrò avuto 14/15 anni: dei Testimoni di Geova suonarono alla mia porta per darmi un volantino ed io gentilmente declinai dicendo che non credevo, così uno dei due mi chiese "e allora in cosa credi?" io risposi quasi istintivamente "alla scienza". Grazie a quella domanda fatta a bruciapelo seppi negli anni a venire e ancora oggi cosa rispondere quando mi chiedono a cosa credo. PS avrei voluto che la conversazione finisse lì ma il tizio mi rispose "eh ma la scienza non ha tutte le risposte" con un sorriso sornione, allora gli risposi "almeno non se le inventa" e gli chiusi la porta in faccia. Sto cafone.
Perdonami però la Scienza e la Fede sono cose distinte, che spiegano cose distinte. Da come parli sembra che chi ha Fede non possa essere scienziato o appassionato di scienze, il che sarebbe un'affermazione un po' ignorante, ma spero che tu non stia affermando questo
@@nonsolotrek5222 fino ad ora la fede mi sembra che non abbia spiegato mai niente ma sono curioso di scoprire l'opposto, detto ciò non è impossibile che uno scienziato sia anche un fedele ma data la natura stessa del pensiero scientifico la stragrande maggioranza degli uomini di scienza adotta una visione empirista e razionale che si trova agli antipodi con quella religiosa
@@matteoc.6162 Comprendo la tua obiezione. Chiaramente hai ragione a dire che metodo scientifico e fede sono agli antipodi nei loro "modi": uno scienziato dubita di qualsiasi cosa finché non l'ha provata con gli esperimenti, mentre la fede è credere in qualcosa senza discussioni (dubbi di fede esclusi). Tuttavia il punto non è il metodo di Scienza o Fede, ma l'oggetto "di studio"; mi spiego meglio: Scienza e Fede spiegano cose diverse. La Scienza spiega il "come" (come è nato l'universo, come funziona un organismo, ...), la Fede spiega (per chi ci crede) il "perché" (perché è nato l'universo, qual è lo scopo dell'universo, qual è lo scopo della vita, ...). Sotto quest'ottica, aldilà che si creda o no, comunque Scienza e Fede risultano compatibili: sono infatti "metodi" molto diversi, ma applicati a domande molto diverse. Non avrebbe quindi senso usare i metodi dell'una per rispondere alle domande dell'altra (se ti va posso farti esempi pratici ma non voglio tediarti). Sul fatto che poi molti scienziati non credano (anche se io conosco dei fisici credenti), credo sia dovuto a un fatto storico, ossia al fatto che purtroppo per secoli la Chiesa ha perseguitato gli scienziati. E infatti una volta (XIX secolo) erano di più i grandi scienziati non credenti. Spero di essere stato chiaro. Buona giornata
Tutti credono in qualcosa, ma nel senso di "ritenere", "dare importanza a", "avere fiducia in". Esempio: credere nella giustizia, credere nell'amicizia, ecc. "Credere" nel senso di fare un atto di fede penso sia qualcosa che vada molto oltre: si prova un sentimento di fiducia in qualcosa che in nessun modo si può dimostrare, una realtà invisibile dalla quale non si può ricevere alcun feedback, essendo pienamente positivi nell'accettare questo stato delle cose. L'ateo, a mio modo di vedere, semplicemente (si fa per dire...) ha un approccio diverso. Non può fare affidamento su ciò che non trova un riscontro razionale e che non lo convinca dal punto di vista logico. Accetta di non poter sapere tutto, ovviamente, e il suo orizzonte si espande man mano che avanza il suo sapere, ma non compie nessun atto di fede (non solo verso religione e spiritualità, probabilmente, ma un po' in generale). Non si affida all'intangibile, non concepisce proprio come o perché dovrebbe farlo, e per questo la fede gli è estranea. Tra gli spunti di riflessione che più spesso fanno scattare o confermano questa conclusione (del tipo: "la fede non ha senso"): la pluralità stessa delle religioni, l'evoluzione delle religioni di pari passo con il livello di conoscenza dei popoli, il conflitto tra le difficoltà materiali della vita e il concetto di "disegno divino". Mancando di istruzione specifica e di un lessico adeguato, sono pessima nel parlare di questi temi (come di quasi tutto, tristemente), perciò scusate il commento poco efficace, però davvero anche io non capisco come si possa sostenere che anche un ateo abbia fede. È un nonsenso.
"che in nessun modo si può dimostrare", non credo. Tieni presente che bisogna dimostrare che qualcosa non si può dimostrare. Se domani di dimostrasse esistere un qualcosa di cui oggi alcune persone hanno fede, come dovremmo valutare oggi tale fede? Non è mai esistita perché con il senno di poi tale cosa è stata dimostrata? Ritengo che la frase non funzioni. Al massimo è un qualcosa in cui si crede (come da treccani) indipendentemente dalle prove positive su di essa. Quindi che sia dimostrata, non dimostrata o dimostrata falsa per chi ha fede ne è indifferente. Anche perché molte religioni in cui si ha fede, hanno nella loro narrazione i "feedback", che sono miracoli, visioni e quant'altro, per quanto mai dimostrati veri. - Una nota anche sull'ateismo. Bisogna fare attenzione a generalizzarlo, in quanto un Ateo può aderire a una religione (e quindi a tutta la narrazione spirituale e in sostanza non avere il lato razionale) basta che questa non abbia divinità al loro interno, perlomeno l'ateo così inteso in modo generico, se si va in sottocategorie questo problema sparisce. (Come l'ateo razionale, che mi pare che sia più vicino alla tua descrizione.)
@@anonimo6603 Cosa intendi con "dimostrare che non è dimostrabile"? Con questa scusa potrei dire ogni cosa, che gli unicorni esistono, o che gli alieni mi abbiano rapito stanotte, e dirti dirti che è vero perché non puoi dimostrarmi il contrario. Un conto è se parliamo di matematica o scienza, ma nella vita di tutti i giorni è diverso Gli strumenti che un essere umano ha per interfacciarsi con la realtà sono i 5 sensi, e se qualcosa non è percettibile attraverso almeno uno di essi è possibile dire che quel qualcosa non sia dimostrabile. Anche credere in Dio è notoriamente, e per stessa ammissione di chi crede, un atto di fede, quindi per definizione non dimostrabile.
@GiottoBorrotto IlCulloRotto Magari l'ho posta male, non è tanto un dimostrare che qualcosa non è dimostrabile, ma per affermare che qualcosa non è dimostrabile allora bisogna dimostrare che non lo sia. Per il semplice fatto che si tratta di un'affermazione positiva, non un semplice "non lo so", in cui si da la caratteristica di "indimostrabilità" a un qualcosa. Anche nell'esempio che tu hai posto in realtà proponi una dimostrazione del fatto che sia indimostrabile, quando si dimostra che tale affermazione non ha alcun legame con la realtà (rientrando nelle "superflue") ne deduci l'indimostrabilità, anche se a mio avviso, dimostrare che un qualcosa non ha legami con la realtà a parer mio non ne dimostra l'indimostrabilità ma l'infondatezza di tale affermazione rendendola falsa. (Quel "falsa fino a prova contraria".) In sostanza a parer mio dimostrare che rientra nelle "superflue" significa praticamente debunkare l'affermazione. - Ma vorrei che si facesse attenzione, quando una persona parla di Dio ne parla come qualcosa di reale, quindi non si cataloga da solo nel "superfluo" ma pensa a un ente concreto e quindi con possibilità di dimostrazione positiva (se esiste). Il parlare di indimostrabilità (da parte dei credenti stessi) di Dio è quasi più per senso di rivalità verso la scienza. La scienza mi ha confutato l'idea che per creare enti complessi ne servano di più complessi (quando Dio si usava per giustificare l'esistenza dell'uomo), mi ha confutato che elementi organici non si possano formare dall'inorganico e quindi "tutelo" Dio parlando di indimostrabilità, anche se poi mantengo la narrazione di miracoli, esorcismi e di folgorati sulla via di damasco. Che nei fatti sarebbero prove e/o confutazioni. Questo ignorando le argomentazioni più moderne, anche se altrettanto errate, come le esperienze pre-morte, il parlare del "è tutto perfetto e quindi è stato creato", ed ecc... tutta una lunga narrazione su presunte prove a conferma di questo "indimostrabile di Schrodinger" (indimostrabile e dimostrabile allo stesso tempo, indimostrabile quando lo si critica e dimostrabile quando lo si conferma).
@@enrico1329 Perdonami, ma dimostrare la non dimostrabilità serve proprio per evitare che le persone dicano ogni cosa, come "gli unicorno sono indimostrabili". Se non si vuole dimostrare la non dimostrabilità allora questa frase per te dovrebbe essere sensata. Peccato che io posso dimostrare falso l'unicorno esponendo i fatti storici per cui l'unicorno è una creatura che nasce a seguito della scoperta del rinoceronte da parte degli europei che tramite i racconti si è trasformato in un cavallo con un corno, in seguito volante. (Oppure possiamo parlare della mancanza di fossili nonostante il periodo storico in cui se ne parla, possiamo anche indagarla dal punto di vista evolutivo per esempio e vedere da li la plausibilità della cosa.) Ora abbiamo però un problema, una persona ha affermato che l'unicorno è indimostrabile mentre io ritengo di averlo dimostrato falso. Abbiamo una contraddizione. Il problema è che una persona può continuare a dire che l'unicorno è indimostrabile in quanto tale affermazione non vuole dimostrazione (per te, a quanto mi pare di capire) anche in presenza di una dimostrazione (dimostrato falso) dello stesso. Quindi che facciamo? Io ritengo che affermare che sia indimostrabile deve venire giustificato, quindi dimostrato in qualche modo. Se non me lo dimostri tale affermazione non ha valore, proprio per evitare che "con questa scusa" una persona possa dire che ogni cosa è indimostrabile. - "Anche credere in Dio è notoriamente [...] un atto di fede, quindi per definizione non dimostrabile.", l'atto di fede non ha niente a che fare con l'indimostrabilità. L'atto di fede è fregarsene anche se un qualcosa è stato dimostrato falso. Un miracolo è stato confutato? Fede. La fede è ignorare le prove per credere in un'autorità (nel caso della chiesa cattolica) o per intima convinzione. Non è indimostrabilità.
@@anonimo6603 Forse mi sono espresso male, certamente se faccio un'affermazione verificabile devo fornirne delle prove. Il commento originale però parlava di concetti indimostrabili, e che sono indimostrabili in quanto hanno una certa componente di soggettività. Come si può dimostrare che una cosa sia giusta o sbagliata? Ci saranno sempre, in casi come questo, persone che la pensano diversamente e nessuno può dire in assoluto quale delle parti abbia ragione. Dire che qualcosa è giusto o sbagliato per me è un ottimo esempio di affermazione indimostrabile, in quanto soggettiva. La soggettività mi sembra già di per sé un'ottima dimostrazione di indimostrabilità. Il mio esempio degli unicorni, e anche quello di Dio, erano stati fatti per indicare un altro tipo di indimostrabilità. Specifico che intendo la loro esistenza sul piano fisico, non ontologico (certo, gli unicorni esistono in quanto animali fantastici, e oggetti di racconti). Nessuno ha mai visto, sentito o percepito un unicorno, e lo stesso vale per Dio (e chi dice di averlo percepito sul piano fisico non può dimostrarlo). Quindi la mia "dimostrazione" della non esistenza degli unicorni può per forza essere di tipo induttivo, e quando un unicorno si paleserà dovrò ricredermi, ma non si può dimostrare che l'esistenza degli unicorni è indimostrabile perché l'indimostrabilità dell'esistenza degli unicorni deriva dall'esperienza e non è un teorema. L'unico campo che mi viene in mente in cui la non esistenza di qualcosa può essere dimostrata è quello matematico, e in parte quello scientifico.
Sono molto credente ma/ed è davvero sempre molto costruttivo ed edificante sentirti parlare anche quelle rare volte in cui non mi trovo d'accordo con il tuo pensiero.
Guarda Roberto, ho 15 anni, sono uno studente normalissimo e da poco ho iniziato a seguirti, i tuoi video sono a dieta poco affascinanti, possiedi una parlantina e un’espressività che mai avevo visto. Ogni tuo video è interessantissimo e sono molto felice che tu possa anche guadagnarci qualche soldino, sono sicuro che meriti molto di più ma la ads di youtube passano per moolte tasse quindi so che è una cifra ridicola ma meglio di niente. E nulla volevo scrivere questo commento per farti sapere che ti stimo e ammiro, continua così!
Per non essere credenti bisogna essere agnostici o almeno qualcosa di dverso ,cioè interrogarsi sulla questione della vita dopo la morte , però senza mai credere di possedere la verità. Poiche è una questione per cui nessuno può avere una risposta essere materialisti è in qualche modo arbitrario ,lo stesso lo è per I credenti . Dare una risposta è credere in qualcosa e negare l'altra credenza , semplicemente sono credenze differenti con vantaggi differenti .quindi si mi dispiace offenderla o dargli fastidio ma I fedeli e gli atei vanno avanti con le loro certezze e quindi sono più simili di quanto possa sembrargli.
No. Mi dispiace ha torto. Il suo ragionamento parte dall’idea errata che gli atei, me compreso, non credano all’esistenza di dio. Ma questo è falso. Noi possiamo dire che non ci son prove dell’esistenza, quindi nel frattempo, ce ne freghiamo della presunta esistenza, siamo noi, con la nostra educazione, la nostra conoscenza, la nostra sensibilità a fare e valutare le nostre azioni. Se poi un dio vorrà giudicarci, liberissimo di farlo, ma saremo stati più meritevoli del paradiso di tanti altri che si battevano in petto chiedendo perdono a dio.
La morte fisica dell’amico non è opinabile. Riguardo l’anima, come con dio, non la vedo, non mi interessa, se quando morirò andrà da qualche parte saprà cosa dire. Non pensare a cosa sarà, ma a cosa è, cosa sei, come agisci. Per te e le persone che ti sono intorno, non per ricevere il presunto contentino. Tutte le religioni hanno un post mortem, non solo il cristianesimo.
@@salvatorepetito9036 infatti intendo non la morte fisica , comunque la si intende essere interessati anche ad un argomento di questo tipo per me è importante , rimango affascinato dal mistero della morte, da come poi interagisce in qualche modo con la vita , su che cosa rappresenta per noi ecc, sul dare significato a questa vita più che a quella dopo va bene , sono convinto che sia più importante , ma qualche volta a pensarci alla morte è di vitale importanza ,da più significato alla nostra vita, perche sto vivendo adesso , che voglio farne del mio tempo? Non esisterebbero questi pensieri senza la morte che incombe . Per il resto questa paura del giudizio di Dio la vedo una cosa cristiana o di altre religione e io non la comprendo ,per me nessuno si è avvicinato alla verità ,ma non voglio contraddirmi ,questa è un mio sentire ,nulla posso sapere . Se poi esistesse un Dio che mi ordinasse di essere altro ,perche alla fine seguire regole altrui è non seguire il proprip essere, be la mia opinione non la può fernare neanche Dio in persona, togliere il mio sguardo è come annullare la mia voce ,giusto uccidendomi ma non per abnegazione .
O più semplicemente, sapendo di essere una forma di vita biologica ne deduco che al termine del funzionamento del mio corpo sia finita la vita. Ti sei mai interrogato su dove finisce un pollo o un tacchino dopo che è morto? Eh, non ho motivo di pensare che il corpo umano sia biologicamente diverso e abbia capacità sovrannaturali.
Da ateo, spesso rispondo che io "non credo a Dio fino a prova contraria". Non ne escludo l'esistenza, ma attualmente, con gli elementi a me disponibili, non vedo ragione di credere. Se in futuro mi si presenteranno prove tali da farmi cambiare idea, cambierò idea.
@@aPlanetaryCitizen No, invece. Nei confronti di qualunque cosa non sia Dio: la Befana? Babbo Natale? Gli unicorni rosa? Il Mostro Volante degli Spaghetti? Nei confronti di qualunque altro oggetto del conoscere non ci poniamo il problema se "non ci credi" o "non sai se crederci". Non ci credi e basta, fino a prova contraria. Nessuno è agnostico dei ciucci volanti. Ai ciucci volanti non si crede, senza tante storie. Non ci si crede fino a quando non se ne avvista uno. Lo stesso è per Dio. Non ci credo fino a prova contraria. "Ateo" e "Agnostico" sono parole create per ghettizzare i non credenti! Usate pure la parola che volete, la sostanza rimane la stessa: non ci credo perché non ne ho esperienza.
@@paolosantaniello6622 Il discorso è un po' diverso; tu non nasci con il bisogno di chiederti se esistono gli unicorni rosa. Mentre l'idea dell'esistenza o meno di un essere superiore creatore del tutto è una domanda che tutti gli esseri umani, in tutte le epoche, prima o poi si sono posti. Il modo in cui decidi di rispondere a questa domanda ti classifica come ateo(gnostico o agnostico), teista(agnostico o gnostico) o agnostico puro.
@@adramelch82 Di fronte alla domanda si cerca una risposta. Fino a quando non se ne trova una, la risposta non c'è. Certo, è più comodo inventarsi una risposta invincibile che possa essere messa al posto di tutto ciò che non conosciamo. Ma non è un modo intellettualmente onesto di indagare l'ignoto. Io preferisco dire "non so, dunque indago" piuttosto che "non so, dunque credo".
@@paolosantaniello6622 intellettualmente onesto che vuol dire in questo contesto? E' un modo di rispondere ad un bisogno, ad un'esigenza. Ognuno risponde a questa cosa come vuole. Sono tutte posizioni rispettabili.
Perdonami, non commento perché in genere mi trovi d’accordo, ma in questo video ho trovato ciò che esponi stranamente non sensato, a mio vedere ovviamente. Ateo (da Treccani) “Che, o chi, nega l’esistenza di Dio”. Negare, per formazione da matematico ma penso che sia il senso che comunemente si da alla parola, è dare un valore di verità ad una particolare affermazione (dire se vera o falsa in pratica). Dunque l’ateo essendo colui che nega l’esistenza di dio fa una affermazione: Dio NON esiste. Poiché non ha prove di ciò che dice l’ateo crede (credere Treccani: Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale) che dio non esiste, ossia ritiene vero che Dio non esista. Non capisco il punto di cui discuti attorno al minuto 7:00 , se con avere un opinione intendi l’esprimersi sul credere in dio o meno non comprendo come non si possa avere un opinione. Rimanendo su quella porzione di video (circa 7:03), Agnosticismo Wikipedia: atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema. L’agnosticismo è non esprimersi, non è credere che non ci si possa esprimere, semplicemente non ci si pone il problema: si sospende il giudizio. 7:45 lavorare con le parole dovrebbe servire ad esprimere la realtà, ed in effetti le due parole religioso ed ateo esprimono le condizioni di due persone che “credono” che Dio esista o meno appunto perché entrambi non hanno prove e letteralmente credono, la parola credere mi sembra perfettamente azzeccata a descrivere questa situazione. Credere o avere fede intesa come virtù teologale (min 8:35), non sono sicuro, ma ricordo che al liceo mi venne detto che sono due cose diverse, chi crede decide di credere che qualcosa sia vero mentre la fede è la capacità di abbandonarsi ciecamente a Dio, ed in effetti gli apostoli (Luca 17:5) chiedono a Dio di aumentare loro la fede è Dio gli risponde! Dunque che bisogno hanno di credere se Dio è lì con la sua voce, evidentemente desiderano che la loro capacità di abbandonarsi alla parola del signore venga aumentata, ossia che la loro fede aumenti. Fede =! da credere come lo si intende comunemente, o almeno sui dizionari. Non mi piace chi usa le parole per rendere confuso quello che potrebbe essere molto chiaro, credere ha un significato molto chiaro: ritenere vera o ritenere falsa (assegnare un valore di verità mi verrebbe da dire a te ex compagno programmatore) una certa affermazione senza avere prove. Dunque non vede perché sia così male accostare le parole credere ed ateo, forse ateo e fede è un altro conto. Per la parte finale del video (min 9:10) tutto condividibilissimo, anzi apprezzo come non ti soffermi sull’ipotetico dramma dell’ateo, ossia che qualcuno debba rompergli le scatole, all’epoca non volli cresimarmi ed in molti mi diedero noia per questo ma a me in fondo non importava molto, il vero dramma è quello interiore che evidenzi a 10:30. Apprezzo molto i tuoi video, grazie per il lavoro che fai :).
Credere non signifca affatto " ritenere vera o ritenere falsa (assegnare un valore di verità mi verrebbe da dire a te ex compagno programmatore) una certa affermazione senza avere prove." O meglio lo è in parte. Perchè a quel punto dobbiamo usare un termine per indicare la condizione di "credere qualcosa supportato da evidenze" e "credere qualcosa senza avere il supporto delle evidenze" e la seconda spesso si chiama fede. Ma proprio perchè il termine "credere" è spesso equivocato con "avere fede in" bisogna fare la distinzione. Io credo che la terra sia uno sferoide oblato. Non ho "fede" che la terra sia uno sferoide oblato. Forse dovrei dire "io SO" che la terrà è uno sferoide oblato, ma questo porterebbe il livello ancora più su della "certezza" con cui affermo quello che dico. Magari attraverso osservazioni in prima persona (che ne so, ho fatto l'esperimento del bastone di Eratostene, costruito il pendolo di Foucault o misurato la parallasse delle stelle). Per quanto riguarda la "fede" degli apostoli, sbattiamo su un problema di traduzione che rende impossibile determinare una definizione da un testo che, purtroppo, è stato creato con lo scopo specifico di difendere e diffondere una fede (e appositamente non uso il termine credo proprio per la distinzione fatta sopra). Gli apostoli per altro non devono avere fede, loro hanno vissuto. Non ci dimentichiamo che dopo la storia di san Tommaso, la frase è "beati quelli che non avendo visto, credono". Che è un modo, se permettete, un pò codardino di dire "non chiedete, ma credete senza evidenze". Ma qui lascio correre perchè non è questo il modo o il tempo per affrontare una discussione sui testi sacri. Quindi si, il problema è proprio quello di equivocare la fede (accettazione senza necessità di prove di una certa affermazione) e credo (accettazione di una affermazione supportata da prove). Dire che l'ateo "crede nel nulla" è caricare di vigore religioso l'assenza di fede in una o più divinità o concetti specifici. E non ci dimentichiamo che ci sono atei spirituali che quindi credono moltissimo in concetti in cui non tutti gli atei credono (e questo è un altro scatolo di vermi filosofici da cui non mi caverei più neanche sbattendomi dentro un frullatore). Quindi direi che per colpa dell'equivocazione delle parole, stiamo dicendo praticamente tutti la stessa cosa. Pace e amore a voi.
Un grande! Ammiro i suoi monologhi, incuriosiscono, fanno riflettere, fanno pensare, fanno chiedersi il perchè delle cose, per cui la ringrazio. Ho preso coscienza del mio ateismo grazie alla filosofia, leggendo Feuerbach, Hegel e Marx. Credo? Credo nel nulla? Be come lei dice nel video, no non credo, non credo in un Dio, in un' entità sovranaturale, ma ho una mia opinione su un modo di vedere il mondo; quello si, che è quello del materialismo storico. Appoggio il concetto di prassi poichè credo che effettivamente si la società plasma l'uomo ma è anche l'uomo che plasma la società col suo agire socio-politico-economico. Credo si nell'agire della scienza che in quanto relativa non mi indica la verità assoluta ma mi da la chiave per vivere nel mondo. Credo infine nella libertà dell'agire umano entro le regole delle società. Per cui credo che il rispetto lo si deva in quanto uomini, inteso come specie umana, appartenenti a questo mondo che ci ospita.
"God is a concept by which we measure our pain" ma d'altra parte anche questo è amore. E comunque l'agnostico ha un'opinione perché crede che non si possa avere un'opinione così come il Siddhartha gautama aveva il desiderio di liberarsi dal desiderio.. O tutto è opinabile o viviamo in una simbolica aporia. Detto questo, applico l'enantiodromia eraclitea a qualsiasi questione opinabile.
Mi sembra che la questione fondante sia dunque il significato del verbo "credere", una volta chiarito quello il resto del ragionamento ne discende. Tu affermi che il credere di un ateo (qualora fosse) sarebbe ben diverso dalla fede di una persona "credente", questo mi sembra assolutamente condivisibile. Tuttavia la tua osservazione non mi sembra negare che una forma di fede - affidamento - in una informazione non provabile, comunque esista, nel tuo esempio si tratterebbe di credere che i fatti di cui facciamo esperienza non siano solo una parte di ciò che in realtà esiste. Mi sembra sia necessario ammettere che una forma di fede, per quanto diversa, anche in questo caso esista. Nb: il senso globale del video lo comprendo e lo condivido, in particolare il rispetto della profonda diversità nell'esperienza altrui. Mi interessava solo esprimere un'idea circa la "questione della fede"
"nel tuo esempio si tratterebbe di credere che i fatti di cui facciamo esperienza non siano solo una parte di ciò che in realtà esiste." Ma così io potrei dirti che se tu non credi in chi dichiara di avere poteri paranormali, hai fede che gli umani non possano fare "magie" Il ragionamento dovrebbe essere il contrario: finchè non abbiamo delle prove sufficienti, è incauto credere che ci sia un'altra realtà al di fuori di questa che viviamo (Anche perchè, poi, di quale realtà si tratterebbe? Se tu credi che ci sia una realtà sovrannaturale, è ragionevole dirti che hai fede nella non esistenza di una realtà sovra-sovrannaturale?) Non credere in qualcosa non comporta un atto di fede, credere in qualcosa senza evidenze che lo dimostrano sì
@@simonefranzoni4243 Vado dritto al sodo: se ti trovi ad interrogarti circa una possibile "origine di tutto" - non sono un esperto, non so che altro tipo di quesiti si pongano -, per qualunque risposta tu scelga di accettare devi porre un atto di fede, mi sembra Consideriamo le possibilità: -Esiste origine divina o comunque su un piano ulteriore, alla quale posso solo credere o meno -Credo che esista una spiegazione che semplicemente ora non so dare, ma senza intervento "divino" -Affermo di non sapere, non mi espongo, posizione agnostica Nei primi due casi mi sembra un atto di fede esista Certo, poi tu hai ragione, più le nostre credenze contrastano l'esperienza, più sono incaute, infatti penso che le questioni di fede siano quelle in cui l'esperienza non può dirci a sufficienza... Nb: io mi ritengo ateo, sto semplicemente discutendo la questione, ma non ho nulla da "difendere" -
@@PierGiorgioVolpato Guarda, non sono nemmeno io un esperto di filosofia, però penso che il "credo che ci sia un motivo non divino" possa anche essere giustificato senza ricorrere alla fede intesa come fede religiosa: Fino ad ora quasi tutte le domande a cui un tempo si rispondeva con "lo ha fatto Dio" e a cui ora possiamo rispondere con la scienza hanno rivelato che la loro risposta è "non Dio", quindi non è proprio un salto di fede così grosso supporre che anche altre domande a cui non sappiamo dare risposte possano essere "non Dio" In questo, certo, ho fede nel metodo scientifico e negli scienziati e ricercatori, ma questo lo vedo più come un limite alla lingua italiana, in cui "fede" può significare "fiducia" o la vera e propria fede religiosa Come dice Mercadini, paragonare questi due tipi di fede è un esercizio di dialettica: se tutte le forme di fiducia contassero come "fede", allora sarebbe un po' futile nominarla virtù teologale : che virtù è una cosa che hanno tutti?
@@simonefranzoni4243 Fino a qui siamo d'accordo: il punto sta nel significato della parola fede Ora, quale è la differenza fra le fedi che proponi? Il fatto che sia in una divinità o una fiducia in senso più lato in questioni "più materiali"? Io pure affermo di essere profondamente fiducioso in tale senso, mi sento fiducioso nei confronti dell'umanità, ma lo vivo fortissimamente come un salto nel vuoto, esattamente come dedicare una parte della vita alla venerazione di un dio che va oltre me, senza mai sapere se sarà la cosa giusta o meno Sarà legato alla mia prospettiva, ma io mi sento di dire che, da ateo, credo eccome
@@PierGiorgioVolpato Non so bene come spiegare la differenza tra fede e fiducia per me, se non che la fiducia che ho nei confronti, ad esempio, del metodo scientifico, è una fiducia "guadagnata" Non so se tu sia ateo da sempre o ti sia deconvertito, ma da ex-cattolico, la fede che mi veniva chiesto di riporre in Dio e in dogmi come la transubstanziazione la sento molto differente dall'altro tipo di fiducia di cui stiamo parlando San Paolo descrive la fede come: "La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede" Ecco, non sono un biblista quindi magari sto perdendo mille sfumature, ma io farei molta fatica a descrivere la mia fiducia nelle persone o nella scienza in questo modo
Ti seguo con grande interesse, ma questa volte, Roberto, hai commesso, secondo me, un errore di interpretazione del vocabolo "fede". Il vocabolo "fede" viene usato per indicare l'assoluta convizione su una verita' senza poterne dare una ragionevole spiegazione. Quindi. ... quindi ho la mia fede calcistica, senza saperne motivare seriamente la ragione, ho la mia fede politica, non sono un medico e quindi ho fede nella medicina, ho fede in Dio senza poterlo provare, ecc.. Dopo questi esempi si puo' certo dire, quindi, che credere sulla non esistenza di Dio sia un atto di fede, perche' credo in una verità che non sono in grado di provare. Quindi ho fede tutte le volte che credo in qualche cosa senza essere in grado di motivarla o provarla seriamente e ragionevolmente. Pertanto se fede e credere sono legati e tu nel video li leghi, allora chi ha fede nelle non esistenza di Dio, non crede in Dio attraverso lo stesso identico mecchanismo del credente. Tutto il resto delle cose che indichi nel video sono gli effetti dell'atto di fede, ovvero le loro logiche conseguenze (es: per chi crede nel Dio cristiano, dopo la morte c'e altro, per chi non crede in Dio, dopo la morte non c'è nulla)
con questo ragionamento si possono fare le peggio porcate. un esempio: credi in in babbo natale? sì: buon per te. no: allora credi nella sua non esistenza e quindi credi in qualcosa e quindi hai fede.
@@cruzcaster8576Cerco di spiegarmi meglio e pongo in modo più chiaro le due affermazioni di fede in modo da levare gli equivoci. Le due affermazioni dovrebbero essere dette cosi': 1) io credo nella esistenza in Dio 2) io credo nella NON esistenza di Dio Cosi', come puoi vedere, sono due atti di fede identici, perche' entrambi credeno in qualche cosa che non possono dimostrare. L'ateo non si ferma col dire io non credo che Dio esista o io non ho fede in Dio (o come dici tu, nel tuo esempio, io non ho una fede calcistica, che certo non e' un atto di fede), ma implicitamente o esplicitamente afferma: io credo che Dio non esiste, che è, invece, un vero atto di fede.
Scusami ma se hai una fede politica senza saperne la ragione dovresti rivalutare la tua fede politica :) In realtà il vocabolo fede non ha un solo significato. Un credente ha fede in dio, crede che esista senza averne le prove. Io ho fede in mia moglie, ma a meno che non abbia le allucinazioni sono abbastanza sicuro che esista.
credere o non credere non saranno mai sapere, quindi partendo da questo presupposto entrambe le cose si possono tranquillamente associare ad un "credo"
Molto bella la tua posizione di partenza nel distinguere i giochi di parole dai fatti. Ed è esattamente una posizione che viene adoperata in filosofia nei confronti di alcuni regressi all'infinito che sono solo apparenti, perché sono solo giochi di parole con le quali descriviamo in nostri modi sempre nuovi lo stesso fatto. Se il fatto è uno e rimane lo stesso, non è rivelante in quanti modi possiamo descriverlo. Sebbene la tua posizione di partenza sia bella, a mio parere, non sei stato in grado di svilupparla alle sue estreme conseguente, credo a causa del profondo rispetto e ammirazione che provi per alcune persone di fede. Se permetti la porto io alle sue estreme conseguenze. Gli atei sono coloro per i quali i fatti si limitano al mondo. C'è solo il mondo, quindi alla domanda: cosa causa il mondo, rispondono che il mondo causa se stesso. E' il mondo il fatto che si dà alle loro vite e anche il solo fatto che è sempre esistito. I credenti (è giusto parlare di credenti e non religiosi perché si può avere fede in Dio senza professare alcuna religione) solo coloro per i quali i fatti non si limitano al mondo perché secondo loro è un fatto che dietro il mondo ci sia Dio. Quindi alla domanda: cosa causa il mondo, rispondono che è Dio che causa il mondo. Ora veniamo alle estreme conseguenza. I credenti NON possono mai a RIGORE dire che gli atei solo coloro che credono nel NULLA (o meglio che credono nel CASO, qualora si convenga che non è appropriato usare il termine NULLA). Perché è un dato di fatto che gli atei credono nel MONDO. E il mondo è un qualcosa che c'è, che innegabilmente sì dà alla nostra esperienza. Sono gli atei che a RIGORE hanno il diritto di dire che sono i credenti che credono nel NULLA (o meglio che credono in qualcosa che è FALSO), perché dal punto di vista degli atei sono i credenti che credono a qualcosa che non c'è. Quindi se avessi portato alle estreme conseguenze il tuo stesso discorso avresti dovuto dire che a RIGORE è esattamente l'opposto di quel che si crede. Si può dire (in una prospettiva atea) che sono i credenti che credono nel NULLA, ma non si può dire (in una prospettiva di fede) che sono gli atei che credono nel NULLA, visto che credono nel MONDO. Concludo il discorso, affermando che io sono convinto dell'esistenza di Dio, che non sono religioso, e ritengo che gli atei semplicemente usino male la ragione. Perché se si impiega bene la razionalità si arriva all'esistenza di Dio, e non alla sola esistenza del mondo.
Io personalmente disprezzo la religione per tanti motivi, come per esempio, credo sia uno dei principali motivi della arretratezza (culturale e non) di alcuni paesi incluso il nostro, però di certo non mi abbasso a degli insulti.
@@War3p sono contento che non insulti. Il problema comunuque sta proprio nell'insultare, nel credere che l'altro solo perché ha una visione diversa (ateo/credente/agnostico/...) sia per forza un ignorante o un demente. Il problema non è la religione, sono piuttosto le persone che si uniformano senza pensare perché conviene, senza davvero credere o non credere. La religione in fondo propone messaggi molto positivi e tutto ciò che sta accadendo oggi è un passaggio da una società poco acculturata ma credente (o almeno dichiarata tale) ad una nuova società ugualmemte ignorante ma atea e si dovrebbe invece puntare di più sull'istruzione
Io personalmente credo che l'ateismo promuova la cultura, perché da ateo c'è una buona probabilità che ti avvicini alla scienza, per sapere come davvero funzionino le cose,( nel mio caso grazie proprio a questo sono diventato un appasionato di astrologia e tutto ciò che riguarda l'universo) un credente nella maggior parte dei casi si abbandona alla semplice spiegazione del divino come spiegazione del tutto (non tutti ovviamente) avrei anche da ridire sulla questione dei "messaggi positivi", però non voglio rendere il commento chilometrico, penso che se vogliamo davvero evolverci come umanità dobbiamo abbandonare dei concetti ormai vecchi, che non dovrebbero apparterci più, purtroppo le religioni influenzano troppo la politica e la società, e non dovrebbe più essere così nel 2021. Se dobbiamo davvero puntare sulla cultura come dici tu , ripeto dobbiamo abbandonare concetti ormai vecchi, l'ateismo permette a tutti di sapere davvero chi siamo come umanità, rende tutti più consapevoli.
@@War3p capisco cosa dici e in parte posso condividerlo. Ci sono comunque anche molte persone credenti di cultura o anche scienziati credenti che hanno scelto di credere con convinzione. Ora sembra che i credenti siano ignoranti perché siamo "freschi" di un'epoca in cui molte persone ignoranti erano credenti, ma quando i credenti saranno solo coloro che davvero ci credono e non gli ipocriti le cose sembreranno tutte al contrario
Mi spiego meglio, io non dico che il credente è ignorante, assolutamente no, può essere acculturato o ignorante, è indifferente, infatti secondo il mio concetto, non è il credente come essere singolo come persona, ad essere il problema, ma io vedo il problema quando una religione influenza in modo prepotente la politica e la società, perché per forza di cose porta dei concetti retrogradi, potrei stare qua ore e ore a spiegare il perché porta dei concetti retrogradi e perché è sbagliato che influenzi così una società.
Beh spesso i credenti non rispettano gli atei. Io da atea non vado in giro a convincere gli altri a non credere. I credenti devono sempre iniziare un sermone e portarti per forza verso il loro pensiero. Fastidio tutto ciò.
"Non mi piace chi usa le parole per rendere confuso ciò che può essere molto chiaro"
Me la tatuo
Jordan Peterson triggered.
I sofisti tutti triggered.
@@lamalello veramente se Dio fosse quello cristiano la maggior parte degli atei non lo venererebbe neanche esistente .
@@mattmess9915 bè, la certezza di avere la dannazione eterna è un peso piuttosto grave da sopportare, non credo che in molti lo farebbero
Credere in Dio non è una cose che ha fondamento logico-scientifico, è un sentimento, come l'amore per un figlio, tu non ami tuo figlio per ragioni biologiche ma lo ami e basta, è la stessa cosa
Dire che l'ateismo è una fede,
è come dire che
la castità è una posizione del kamasutra :)
@El Rai il confronto è perfettamente coerente: l'ateismo è una mancanza di fede, come la castità è le mancanza di sesso. Se la battuta non ti piace è un problema tuo he forse sei un po' permaloso
@@stefano7249 Ciao. Scusa, solo una riflessione: "Ateismo" non è mancanza di fede, ma significa: "Negazione dell'esistenza di Dio". Tecnicamente, ciò non esclude la fede in qualche cosa. Infatti, come osservato da qualcun altro, nel discorso di Mercadini, ma non solo lui, c'è un po' questa confusione tra i termini (ateismo, credenza e fede) che appunto non sono sinonimi. Al di là del fatto che, esistono anche diversi tipi di ateismo, quello agnostico e gnostico, ad esempio.
@@lucat5479 Ciao. Sarai d'accordo con me che non ha senso "Affermare l'esistenza" o "Negare l'esistenza" in assoluto di qualcosa che non è in alcun modo verificabile. Quindi l'ateismo è evidentemente la mancanza di dio nel senso della mancanza della fede in dio. L'agnosticismo invece è l'affermazione di non conoscere (a privativo + gnosi= conoscenza). Quindi l'ateismo si riferisce alla mancanza di fede, l'agnosticismo si riferisce alla mancanza di conoscenza.
ecco un link che lo spiega bene (purtroppo in inglese)
www.atheists.org/activism/resources/about-atheism/
To be clear: Atheism is not a denial of gods; it is a lack of belief in gods.
cioè:
Per essere chiari: Ateismo non è la negazione della esistenza di dio; è la mancanza della fede in dio.
@@stefano7249 sì, certo, infatti, mi riferivo all'esistenza di Dio. Ma ciò non significa che anche l'ateo non creda in qualcosa, in questo senso dicevo "credere". Comunque, in effetti, vedo l'ora e capisco anche che sono un po' cotto e mi si incrocia la vista, scusa se mollo qui dopo essere intervenuto, se ci sarà altra occasione magari ci risentiamo. Ti lascio solo per curiosità, magari poi la conoscevi già, la distinzione tra le diverse forme di agnosticismo e ateismo, che ho trovato interessante. Buona serata. it.strephonsays.com/difference-between-agnostic-and-gnostic
Ah, vedo ora il tuo link: interessante, sì sì inglese va bene, anzi, sto cercando di leggere appena posso libri in inglese, ne prendo nota ma davvero ora sono abbastanza fuso...Ciao.
“Sono un dottore in ignoranza” cit. Socrate
Quindi cit. Platone.
Era furbo Platone comunque. XD
Cit. Italiano medio a 'sto punto : D
Andrea Banda e tutti i tuoi 187:
Sei un pagano mascherato da Ateo? cit. "IO". Rispondi:dicci qui',davanti a tutti in cosa credi.
Se non rispondi e' perche hai la coda di paglia.
Sembra quasi che venga detto agli atei "anche voi in verità credete" come autoconsolazione, come a ricucire uno strappo alla sensazione di desolazione che un universo senza energia creatrice amorevole può portare. Come se gli atei venissero sofferti da alcuni credenti per la faccia della luna che portano ad osservare (che nella metafora è la faccia luminosa, quella che si può contemplare bene, i fatti della vita e della morte. Mentre quella della fede è come la faccia in ombra, dove c'è mistero, immaginazione e scoperta).
Credo (eh eh eh credo) che sia meraviglioso esistano sia gli atei che i credenti, messi insieme mi illuminano il bosco in cui cammino.
Roberto come sempre, grazie infinite per queste riflessioni intelligenti nella mente e nel cuore!
@@nikans5578 sono tutti bravi a scrivere
Non ti preoccupare Roberto , questi 12 minuti sono stati utili , necessari , indispensabili
Adoro l'immagine profilo yt con la statua di Salazar Serpeverde ahahah
Dopo aver visto il video due volte, da ateo ho esclamato:
“Parole sante!”
Grazie a Dio siamo atei! :D
Un ateo che si chiama "GodHell" ottima scelta hahahahaha
@Tom Brady Evviva la credodiversità!
quanto é falso iddio ti ho messo il like
@@GattoCodama che c'è di male scusa
L'ateo è R, il credente è R+x.
Sono il primo a mettere like al tuo commento, ricordami in eterno.
@@tommasomusaj1295 anch'io vorrei mettere like se solo capissi
Sottile questa Loren
E l'agnostico è R-x
Solo per il lim x-->0 😝
"per non creare scandalo in famiglia".. quanta verità
io negli ultimi anni me ne sono strafottuto dei parenti, TUTTI IPOCRITI...fossero almeno credenti vabbeh.....
negli ultimi quasi 30 anni non son MAI piu`entrato in chiesa ne`per un battesimo ne`comunione ne` matrimonio.....sempre piu`persone intellettuali scelgono funerale non religioso ( Umberto Eco, Dario Fo, Veronesi, ...grandi calibri italiani)
nel sud Italia ( dove anche io provengo) si fanno cremare 2 o 3 % della popolazione ......e spendono un mare di soldi per i defunti,. al Nord Italia doce c`e`piu`civilta`e piu`razionalita`in molte citta` si supera il 60 % che vengono cremati.
Se ci facciamo caso : al sud siamo ( sono) piu`credenti che al nord anche se ormai la chiesa cattolica ha accettato da circa 60 anni che un corpo si puo`cremare , ma alla popolazione non e`arrivato ancora nella mente ( beh poi ci sono quelli che sono contro la cremazione per altro motivo)
@@andromeda221000 se una popolazione non vuole farsi cremare sono cazzi loro, mica deve essere tutto scritto deciso dalla Chiesa. Per quanto tu ritenga migliore farsi cremare, non c'è motivo per riterene la tua visione superiore a quella di altri. Riguardo alla spesa: 1. di nuovo sono cazzi loro di come vogliono spendere i soldi, 2. chi siamo per giudicare cosa è risparmio e cosa no? Qualsiasi cosa ha un livello di necessità dettato dalle nostre abitudini. Quanta benzina si spreca per andare nei teatri a guardare cose già trasposte in film, magari su Netflix? Perché spendere soldi in vestiti eleganti, quando i matrimoni possono essere fatti in jeans e camicia? Perché guardare un film se si può leggere la trama su Wikipedia? Come vedi, tutto dipende dal bisogno. C'è chi preferisce lasciare il proprio corpo in una bara piuttosto che bruciarlo, c'è una cultura che te lo fa preferire, è vero, ma questo vale su tutto. Ma tranquillo che in parte ti do ragione, per esempio sono infastidito da chi si ostina a evitare lo smart working nonostante i migliori risultati riscontrati in alcuni lavori.
@@lorenzosimeone354 non mi hai convinto....quasi per niente! la chiesa influenza molto su queste persone!
@@andromeda221000 sono secoli che si seppelliscono le persone in Italia, la Chiesa può decidere fino a un certo punto, anzi lo hai detto tu stesso che gli va bene anche la cremazione
@@lorenzosimeone354 va bene pero`non hai capito: che i credenti vengono ancora influenzato tanto dalla chiesa ( religione) e dall`ignoranza in generale.
vorrei farti una domanda: secondo te del suditalia in percentuale quanti di loro sanno che la chiesa ha accettato la cremazione appena ( o gia`) negli anni 60?????? l`1 % ????? credo di meno...forse lo 0,1 %
Per ciò che provo come ateo, sento di aver riempito quella che è l'essenza di fede e credenza nell'esistenza di Dio nell'amore per la scienza, la cultura (il che mi porta in questo piccolo angolo di Internet) e la fiducia nel progresso dell'uomo accettando che l'universo e l'uomo stesso è Chaos che non ha un fine o un senso finale.
Godiamoci la vita e basta facendo ciò che amiamo.
Ps: sia chiaro, io vorrei poter credere in Dio, ho avuto esempi nella mia vita di persone di fede vera che sono stati capaci di superare difficoltà inimmaginabili senza chinare il capo o cedere a sconforto o comportamenti autodistruttivi e li ammiro.
La termodinamica ci mostra come dal disordine non possa nascere l'ordine e dunque non sequitur l'universo non è disordinato e nemmeno l'uomo. Or lei mi citerà l'entropia ma dovrei definirle i concetti di divenire e annullamento e impossibilità della divenienza. Ma sarebbe ragguardevolmente prolisso
Passo dopo, quando avrai sfiducia pure nel progresso umano
@@user-rw4xc3wx1m per me è la cipolla
@@bre3873 Se hai altre visioni del mio futuro ti chiedo cortesemente quattro o cinque numeri del lotto.
L'amore per la scienza e la cultura è meraviglioso ed è bello che tu stia adoperando internet in questo senso. Ti posso però assicurare da credente che una cosa non esclude l'altra.
Il signor Mercadini può tenere un simposio sugli spazzolini da denti, risultando sempre elegante e interessante.
“Ateo” è un credo, esattamente come “off” è un canale TV, disse un saggio.
Se l'ateismo e dire "Dio non esiste", è un credo.
@@andsalomoni Per come la vedo io è più un dire “le prove non ci sono, quindi perché mai dovrei crederci?”.
Non esiste una religione fondata sulla non-esistenza di Dio o delle divinità, quindi no, non è un credo. È una posizione riguardo ad un dato argomento.
Ho messo like sulla fiducia, poi ho visto il video. La mia fiducia era ben riposta.
Hai avuto "fede" in Mercadini :D
Hey, ma io ti conosco!
Dopo la live di AteoTube poi è meraviglioso.
Anche io!
Appare un WannaBe selvatico😅
Sono Cristiano convintissimo e amo il modo elegante e non offensivo in cui porti i tuoi argomenti su queste questioni e mi piace come cerchi socraticamente di scolpire concetti logici nella loro semplicità andando oltre al preconcetto del partito preso
"Nono ma anche tu sei dottore: dottore in ignoranza" credo che diventerà
il mio nuovo insulto preferito
Da credente (che ha vissuto per anni un ateismo incrollabile) penso che ciò che più conta, alla fine, è il rispetto per gli altri e le loro opinioni, soprattutto su certe tematiche così delicate. Che esista qualcosa o che non esista, non può che esulare dalle nostre certezze terrene e chiunque sia certo di avere a riguardo una risposta granitica e che gli affibbi il diritto di potersi beffare di un'opinione contraria, semplicemente, si sbaglia. Ma si sbaglia a partire dal suo atteggiamento: come di chi pensi di saperla più lunga non solo di colui che ha di fronte, ma persino del mondo e della natura stessa. Penso che finché siamo in vita è impossibile affermare alcunché con certezza e perciò ogni opinione, poiché è un'opinione che di per sé è indimostrabile, meriti di essere rispettata a prescindere dal proprio credo.
Come sempre, sei grande Roberto!
Però c'è una differenza tra opinioni basate su fatti e logica e opinioni basate sulla credenza scissa da ogni logica, poiché anche se la logica stessa è uno strumento fallibile certamente un opinione sostenuta dalla logica e dai fatti ha un valore maggiore in un dibattito o nell'avvicinarsi alla verità, anche solo in quanto a probabilità, di una basata su credenze e convinzioni personali. In questo discorso rientra anche il dibattito sull'ateismo ma più in generale la questione del rispetto a prescindere della sensatwzza delle opinioni altrui è sbagliata a parer mio. Se una persona davanti a me esprime un'opinione completamente insensata non ho alcun motivo di rispettarla e dirò a questa persona, con tutto il rispetto per la sua persona, che la sua opinione è una ciofeca. In generale credo che ci sia una differenza tra rispetto per la persona e rispetto per un'opinione a prescindere
Posso chiederle in che cosa crede? Lei è Cattolico?
@@aresdelfante1001 Con la logica si può arrivare all'esistenza di Dio poi quando abbracci una religione è un atto di fede ma hai delle prove generalmente che sono testi sacri insegnamenti di profeti e poi ci credi e basta ma razionalmente puoi arrivare a credere è paradossale
@@misentosaggio.8678 posso rispondere io per lui? Ero curioso di come si sarebbe evoluta la conversazione
@@misentosaggio.8678 no boh la mia risposta è "io sono Cattolico"
Io sono credente e condivido al massimo quello che hai espresso: è irrispettoso trattare con superficialità scelte di vita così complesse. Ho la sensazione che ultimamente noi cristiani passiamo più tempo a difenderci (svalutando gli altri), rispetto al trasmettere i veri valori che questa scelta di fede comporta. Grazie Roberto per la tua riflessione!
Perfetto, ci ha parlato benissimo, condivido dei Suoi pensieri, @Michele, purtroppo è esattamente proprio così :/
Io personalmente penso che solo i credenti abbiano la fede in qualcosa, MA è un dato di fatto che se questi credono in Dio, gli atei credono nell'assenza di un Dio. Non è un fede, ma un'opinione, su un fatto non ancora ( e forse mai ) dimostrato, ovvero l'esistenza di Dio. Poiché chi dice di credere potrebbe sbagliarsi e chi dice di non credere potrebbe sbagliarsi, entrambe le posizioni sono irrazionali a mio parere, dunque sia atei che credenti dovrebbero rispettare l'opinione altrui, consapevoli di non conoscere la realtà assoluta. Spero di essere stato chiaro...
Buonasera Michele, posso domandarti cosa sia stato ad avvicinarti e poi "catturarti" della religione cristiana, rendendoti successivamente, da quanto ho avuto modo di leggere, un suo fedele seguace? Com'è nata e come e perché si è evoluta la cosa, in sintesi.
Spero tu possa rispondere!
@@Simo-hc6fi beh non proprio, non è che se credi nell'esistenza del mondo di mezzo allora puoi dire che ci sono persone che credono nell'assenza del mondo di mezzo. il mondo di mezzo non esiste fino a prova contraria. per gli atei dio non esiste come non esiste il mondo di mezzo e non vedo irrazionalità in questo
@@bradiporitmico non è esattamente così, il problema di Dio è connesso ad altre domande quali l'esistenza del mondo e la giustificazione della veridicità del razionale.
Mi spiego meglio: cosa mi dice che la razionalità analizza le cose fuori da me per quello che sono? In fondo esse sono sempre analizzate e percepite dalla mia mente. E se essa mentisse e, dunque, mentisse anche la razionalità, in quanto funzione mentale? È un dubbio irrisolvibile razionalmente, perché è un dubbio su un principio che giustifica la razionalità, dunque ad essa precedente.
Per l'ateo, ammesso che creda che la razionalità analizzi il mondo per quello che è, essa funziona perché sì, non c'è un principio precedente. È un dogma. Per il credente cristiano, essendo la nostra autocoscienza emanazione di quella divina che il mondo lo ha creato, la razionalità analizza il mondo perché la nostra mente viene da Dio, è a sua immagine. È un dogma.
Sono entrambi dogmi. A livello puramente logico eh.
"mi sembra più un arrendersi doloroso alla scabra nudità dei fatti"
Hai detto tutto
È vero!! La chiesa ha un passato che sicuramente "l' arrendersi" non era incluso. Ovviamente manipolavano la gente grazie al potere della fede( come tutt'ora) per scopi abbastanza ipocriti ma questi sono dettagli giusto? Il problema è che quando sei ateo hai altri ideali!( per esempio la giustizia)Ti svegli guardi la TV e vedi l'italia che è in zona rossa e le persone anziane continuare a morire. Il papa esclamare "i giovani devono stare a casa e i viaggi in questo periodo devono essere rimandati" quando 6 gg fa aveva parlato delle chiese inclusive. L'insorgenza della fede sull'istruzione( forse è per quello che questo stato non viene considerato laico). E cosa ancora più impressionante: la chiesa deve garantire solo l'interno, se poi all'esterno o al ritorno questi soggetti ( molto spesso anziani) entrano in contatto ravvicinato con altre persone questo non è un problema. Per la scuola/ università/ bar/ ristoranti/ mezza Italia è un pochino diverso. È questo il problema, la chiesa non è giusta, mediocre ma non giusta. Nel passato come nel presente non ha mai rappresentato nessun dio se non per altri scopi. Il problema è che tutti ci siamo arresi, voi alla chiesa e noi alla scabra nudità dei fatti. Sono scelte di vita, la cosa triste sai qual'è?siete tristi e mediocri, ma infondo credo in voi e nell'istruzione e spero invano che questi argomenti facciano propri effetti, infatti l'abbassarsi al tuo livello non è dettato dalla casualità . Quante credenze abbiamo noi atei!!
@Los Angeles basare le proprie convinzioni con le tesi esposte dai cantanti è mediocre. Mi baso sugli studi: uno studio condotto riporta che la maggior parte degli atei hanno sviluppato maggiormente un pensiero critico, sono meno soggetti a discriminare e hanno un QI più elevato di chi non lo è. Strano che il vostro credo non vi conceda tutto ciò. Inoltre devo dire che il vittimismo non vi si addice, sia per le storiche sia per le presenti perseguitazioni con la clausura che il focus è cambiato: prima gli atei( addirittura papi che proclamavano che l'italia sia stata fondata dai cristiani) adesso gli omosessuali, le ragazze che abortiscono ecc... ecc... ecc... è bello notare come all'insorgere dell'istruzione a portata di tutti la chiesa abbia incominciato il proprio cammino verso il collasso. Ma la cosa più divertente è vedere Papa Francesco impegnarsi nella sua commediola di sinistra per attirare i giovani( con citazioni destroidi e un susseguirsi di scuse). La vostra fede adesso sta incominciando a divertirmi, atei o meno la giustizia arriva.
@Los Angeles puoi andare contro a me, ahimè non agli studi. Tu mi sembri l'esempio lampante di come i credenti abbiano un QI alto.
Complimenti veramente perché la qualità che contraddistingue i tuoi video è veramente ciò che hai espresso in questo, il rispetto del pensiero altrui, cosa che la maggior parte delle persone che fanno video del tuo genere non riesce a fare... Io da credente, nonostante non abbia mai detto a nessun ateo che in realtà lui fosse credente, mi son trovato d'accordo con quello che hai detto e anzi mi son sentito lusingato e rispettato in tutto ciò che hai detto anche se questo video può sembrare un andare contro i credenti sei riuscito ad esprimere il concetto senza offendere nessuno, qualità di grande valore secondo me, ti invidio
Ti ho scoperto ieri e sto facendo una maratona dei tuoi video, adoro il tuo modo di esporre gli argomenti. Ottimo lavoro!
Siamo in due
@@dioporcochilegge penso piú di tre?
Ma che più pesante del solito!
Ottimo video Roberto, ma che te lo dico a fare.
Concordo con quanto dici sebbene io stia dall'altra parte del fiume. Il punto è che ci sono molti modi e motivi di essere atei, molti si definiscono atei mentre sono agnostici. Altri lo sono con o per una certa sofferenza e altri per semplice indifferenza. Forse abbiamo poche parole per esprimere cose molto più varie, per questo le frasi fatte vanno poi spiegate e calate nel singolo e la circostanza. Fanne di più di questi video e di questi temi... 🖐
Probabilmente il miglior augurio finale della storia di youtube. Grande Merca
"Buon rispetto": il migliore augurio.
Secondo alcuni sono "massimi sistemi", invece tu pazienza, correttezza, educazione, intrattieni pure, è tanta roba davvero e l'hai messa lì onesta per tutti in 13 minuti. Questo pezzo è granitico, sei bravo col fiocco
Ciao Roberto!
Sono venuto a conoscenza del tuo canale da poco e lo trovo sublime!
Il modo in cui parli mi affascina e mi ispira nella tua vita di tutti i giorni.
Mi chiedevo se sapessi darci qualche consiglio per quel che riguarda espressione e comunicazione, sarebbe bello aumentare le capacità espressiva.
Ti auguro delle giornate fantastiche.
Sempre molto interessante e profondo. Grazie
L'esempio del tradimento e dell'infedeltà è il top! Bel video! Bravo
Meraviglioso Roberto, pochi giorni prima di questo video parlavo con mia moglie proprio di questo argomento, prendendo ad esempio lo stesso evento enunciato da te nel video, grazie, video fantastico🎼🎶
Una solo parola...magnifico!!! Ah e buon anno Roberto
Adoro i tuoi video.
"Hanno preso una decisione che nn si può prendere una decisione" fantastico
Da ateo mi rispecchio molto nella tua riflessione. E comunque già soltanto sentire da un ateo una frase del tipo "io credo, ma nel nulla" fa già ridere da sé ahahah
Infatti nessun ateo afferma di credere nel nulla, sono i credenti nella loro arroganza e presunzione che considerano l'ateo così ignorante da non essere in grado di capire quello in cui "crede".
@@Louis13XIII che poi ironicamente è il contrario. Spesso i credenti non conoscono per bene la loro bibbia.
@@ilcorbellodipianoia8646 non esiste solo il cristianesimo
Mi piace tantissimo guardare i tuoi video, sempre argumenti interessanti e infatti imparo un sacco di italiano così! Volevo chiederti se non hai anche un podcast che possiamo ascoltare, questo sarebbe figuissimo! Grazie e congratulazioni
Semplicemente GRAZIE!
Sei 10, 100, 1000 spanne sopra al resto di youtube❤️
Grande Roberto! Ce ne fossero di più di questi argomenti "pesanti"! 😃👍
Io "metagnosticamente" mi chiedo sempre se sia meglio la condizione in punto di morte dell'ateo che spera di essersi sbagliato, o del credente che lo teme. Mah...!
Da ateo posso affermare con tranquillità che il mio estremo "voler vedere la realtà con razioncinio" mi ha permesso di vivere alcuni lutti piuttosto importanti con estrema serentià.
Per quanto mi riguarda (e per quanto possa sembrare brutto a un credente) nel momento in cui cessa la vita, quello che ho di fronte è solo un involucro e non più un affetto.
Difficile spiegarlo bene in un commento su yt, ma la cosa mi ha aiutato tantissimo
Si potrebbe citare Woody Allen, "la vita non ha alcun senso secondo me, il trucco, il segreto nella vita di un ateo pensatore e riuscire a trovare una gioia nella consapevolezza e nell'umiltà di sapere quanto siamo schiacciati dalla grandezza dell'universo."
Ma infatti la domanda che ti pongo è razionalmente. Cosa gli interessa per esistere a Dio di ciò che pensi te e Della tua razionalità?
Altro che pesante, hai un flusso di pensiero che apre la mente. Quanto mi piacerebbe conoscere e circondarmi di persone che sanno riflettere come te.
Mi è capitato che me lo abbiano chiesto, pur considerando chi me lo ha chiesto in qualche modo irrispettoso io rispettandolo ho trattenuto la raffica di bestemmie che si stava caricando ... Grazie mille per aver espresso in maniera facile e comprensibile questo concetto! Manderò anche io il link al tuo video al prossimo che me lo chiederà
E poi ci sono io, figlia di genitori atei che si sono sposati in Comune ma che hanno deciso di battezzarmi per far contenta la nonna. A Giugno scorso ho ottenuto lo sbattezzo. Ho festeggiato la libertà ritrovata.
La pressione sociale ci spinge a fare cose contrarie alla nostra propria natura o ideologia come niente fosse.
Non è per forza un male, dopotutto è il collante che serve per costruire le società e le civiltà.
Mah... Lo sbattezzo mi suona strano, come se volessi farmi togliere il malocchio dopo che qualcuno me l'ha dato. Ci si fa sopra una risata e lo si considera per quello che è: una scoreggia senza odore, un nulla, difficile farsi togliere di dosso il nulla.
@@Gnao_fuzz questo è un modo di vedere la cosa. Un altro modo invece è considerarlo un gesto politico. Essere cancellati da qualsiasi registro e quindi dai conteggi ufficiali significa potersi finalmente dire non solo atei, ma sicuramente non cattolici. Quando si fa un errore si cerca di rimediare con qualsiasi mezzo. Se lo sbattezzo è l’unico strumento possibile, allora ben venga.
@@Kokeshimeie ok, capisco. Io mi Sono s-cancellato automaticamente, con milioni di bestemmie brutte, veramente brutte 😁
@@Gnao_fuzz giusto, anche le bestemmie sono un gesto che ha la sua componente politica
è molto dura per un ateo sobbarcare su di sé tutte le esperienze dolorose della vita, senza una speranza ultraterrena. Forse chi ti ha detto: "Anche l'ateismo è una forma di fede" intendeva dire che neanche in questo caso si tratta di una scelta, ma più di una sensazione, di un "sentimento": essere atei infatti non è scegliere di punto in bianco di non avere fede, ma, come hai detto tu, è più un (doloroso) rendersi conto che non esiste che questa vita. Anch'io sono atea, ma non sento che sia una mia opinione, è più qualcosa che non posso fare a meno di pensare, è qualcosa che non posso cambiare razionalmente, neanche con un grandissimo sforzo della volontà. Comunque, splendido video Roberto, ne vogliamo di più di questo genere!
È molto peggio vivere perennemente sentendosi colpevoli di un peccato originale mai commesso e con la paura che ogni azione “sbagliata” possa condurti ad un’eternità di dolore nell’inferno, ma come dici tu
@@Louis13XIII ma non prendiamoci in giro, quanti credenti si vivono davvero con il senso di colpa per il peccato originale ??? E poi, sempre senza prenderci in giro, credere elimina incertezza, perché sai che, se tu non violi le leggi di dio, andrai in paradiso, cosa che rimuove anche l'insensatezza della vita, una delle caratteristiche che più mette in ginocchio l'uomo moderno affogato nel suo individualismo. E, vivere costantemente con la consapevolezza di star facendo sforzi per te stesso, che nulla ti è dovuto e nulla ti sarà dato per grazia divina, consapevoli dell'imprevedibilità della vita, incerti in tutto e per tutto, è un bel dito
@@aresdelfante1001 ma è chiaro che la maggior parte lo fa per moda mica perché ci crede davvero in quelle cose, che il credente sia ipocrita è risaputo
@@Louis13XIII ma non credo che ci sia qualche credente che davvero senta su di sé il senso di colpa.per il peccato originale
@@Louis13XIII grazie a Dio nell'Islam non esiste il peccato originale, ma solo quello commesso da te stesso e non altri...
Buongiorno Roberto, grazie per il video è sempre un piacere sentirti argomentare!! Hai colto pienamente nel segno!! Sono ateo e condivido perfettamente quello che dici. Vorrei inoltre porre l'accento, come hai giustamente fatto tu, sul fatto che la maggior parte degli atei nasce e vive i primi anni in paesi, luoghi, nazioni dove esiste una cultura religiosa e dove a molte volte essi vengono introdotti in questa cultura perché è costume fare così. Questo li porta, nel momento in cui sentono nascere dei dubbi sulla veridicità di quello che gli stanno o gli hanno insegnato, a fare una ricerca personale sulla fede, sulla religione. Li porta a porsi più domande e più dubbi di quelli che normalmente hanno i loro amici che seguono il percorso (permettimi il gioco di parole) canonico. Ne risulta quindi che a volte gli atei ne sanno molto di più delle persone, comunemente dette credenti, a proposito della religione e dei testi sacri. Conosco moltissimi credenti che non hanno mai letto la bibbia per intero. A volte nemmeno a piccoli brani se non quelli letti dal tal sacerdote a messa. Nemmeno a pensarci poi di leggere commenti, note, compendi, testi apocrifi, esegesi e vi discorrendo. Non voglio con questo dire che chi crede non abbia dubbi o domande o non studi in modo approfondito, magari lo fa più tardi nella vita. Chi inizia a capire che sta diventando ateo, chi se ne rende conto, specie se adolescente, ha un percorso più difficile. Sicuramente nei confronti della comunità in cui vive e anche nei confronti di sé stesso. Per cui il rispetto vicendevole tra ateo e credente a mio avviso deve essere basilare. Grazie del tempo e saluti.
Carissimo Roberto, più mi dai occasioni per conoscerti - e per conoscermi - meglio, più cresce la stima e il rispetto che nutro per Te. Grazie di cuore.
Assolutamente vero , ritengo che un altro aspetto da tenere in considerazione in questo ragionamento sia fino a che punto un certo individuo abbia ricercato e quindi sappia ciò che sta facendo. In altre parole secondo me un ateo per esserlo deve averci pensato, e comunque L’ateismo “semplifica la vita”se praticato inconsciamente.Analogamente appartenere a una religione così “tanto per credere in qualcosa” procede allo stesso modo , semplificando. Spero di aver espresso chiaramente il mio punto di vista .
Mi fate sapere che ne pensate dei miei ultimi monologhi? Comunque mi ricordo di aver già visto tempo fa un tuo video su atei e agnostici che vi consiglio di recuperare
Complimenti per il video (e per tutto il resto)! La "teiera di Russel " è una metafora che si sposa benissimo a questo tema, la trovo molto intuitiva ed è un esempio che faccio spesso per confrontarmi con amici dotati di fede. Pensi di tornare su questo argomento in futuro?
Caro Mercadini,
seguo spesso su CZcams le sue riflessioni. Mi piace lo stile con cui tratta i vari argomenti e anche l’approccio mai eccessivo, anche se pungente. Sono quindi un suo estimatore.
Devo però nel caso della clip del mese scorso dal titolo “Gli atei credono?” quanto meno fare una precisazione a quanto da lei, come sempre, ottimamente argomentato.
La premessa da confutare da lei posta che “anche gli atei credono, solo che loro credono nel nulla” è viziata in origine perché incompleta. E’ un ossimoro sostenere questo. Sono due affermazioni che non possono coesistere così poste e, mi scusi, è facile argomentare il contrario.
Quello che manca è il passaggio immediatamente successivo. Cerco di spiegarmi.
Essere atei, intendo in modo consapevole e ragionato, quindi non frutto di una semplice indifferenza ottusa circa le domande sul senso della vita e della esistenza umana, vuol dire non credere in una vita ultra terrena e nella esistenza di una entità superiore, ma non vuol mai dire non "credere" in nulla.
Nella storia della filosofia, specie nell’epoca moderna, si sono avvicendati pensatori che prima timidamente, poi in modo sempre più deciso hanno allontano l’uomo da Dio fino poi a negare in modo assoluto la sua esistenza.
Questi signori non hanno lasciato un vuoto, o meglio hanno cercato di riempire questo nulla con qualcosa d’altro.
Non voglio fare un pedante riassunto del pensiero degli ultimi quattro secoli, anche perché sarebbe un po’ impegnativo e farei brutta figura. Non è quindi mia intenzione entrare nel merito del pensiero di singoli filosofi e movimenti di pensiero ne dare giudizi di valore. Quello che voglio evidenziare è che in tanti che hanno aderito a queste filosofie/ideologie l’atteggiamento prevalente è di natura fideistica, non ha una base razionale e non potrebbe averlo. Alla adorazione di Dio si è sostituito l’idolatria per qualcosa altro e tutto questo spesso ha assunto i caratteri di una religione, in certi casi fino all’integralismo, come amaramente dimostra la storia. Si tratta quindi in buona sostanza di religioni, senza Dio, ma pur sempre religioni e quindi posso affermare che spesso, se non sempre, anche gli atei “credono”!
Come diceva Pascal credendo "Se Dio esiste, si ottiene la salvezza; se Dio non esiste, si è vissuto un'esistenza lieta pur nella consapevolezza di finire in polvere" a questo punto vale la pena di credere in Dio.
Ringraziandola dell’attenzione e con i migliori sentimenti di stima, le porgo i migliori saluti.
Stefano Zanolini
Roberto Mercadini è uno tosto per questo lo seguo. L'esempio è disarmante, ma occorre considerare la complessità della psiche umana, che non è quella di uno scimpanzé che si arrende impassibile all'evidenza, ma di un essere superiore dotato di coscienza. L'ateo non esiste in natura. L'ateo sostanzialmente è una costruzione sociale e culturale degli ultimi secoli da parte di un potere intenzionato a creare un nuovo ordine sociale, scardinando i valori di cui la cristianità (e in genere le religioni ) sono portatrici. Io non credo che Roberto Mercadini sia ateo: è troppo intelligente, ma lo è anche per dire di credere. Dopo questa premessa, possiamo dire che l'uomo ha bisogno in ogni caso di credere in qualcosa di superiore, di spirituale per vivere, e non annichilirsi, essere preda dell'apatia, del vuoto, del non senso e della depressione.
Se da una parte il credente ha fede in un mondo trascendente, l'ateo ha bisogno di credere e di porre fede in altro, in genere la scienza, il progresso, l'immortalità attraverso il proprio operato o come partecipe dell'umanità intera che si spera sopravviva ai millenni a venire e infine in una misteriosa entità creatrice e ordinatrice chiamata Caso Cieco e scusate se è poco!
Si può obiettare che queste ultime siano più concrete rispetto a credere nel trascendente, ma in realtà non è così: se infatti debbono essere considerate illusioni quelle dei credenti a maggior ragione illusioni e utopie quelle in cui l'ateo presta fede. Ad esempio la scienza è diventata surrogato della religione per gli atei, che hanno una visione dogmatica di essa, quindi una vera fede, sbagliata e anche contraria allo spirito della scienza stessa. Le contraddizioni e gli argomenti sono tantissimi. Io ci ho messo tanto tempo a capire, ma non perché sia difficile, ma perché la nostra mente è uno specchio incantato, piena di concetti falsi inculcateci. Questi concetti sono anche nelle religioni, ahimè, occorre quindi liberare la mente.
A riguardo mi è appena venuta in mente la frase di G. K. Chesterton
: Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto. Questo è particolarmente evidente oggi, in cui la gente crede in qualsiasi cosa per colmare il vuoto esistenziale, frutto di una visione materialistica dell'uomo. Visione assolutamente irrazionale e insensata, ma che fa comodo al potere.
... veramente interessante!
Che vergogna... Solo 126.000 iscritti, voglio il milione! anzi! I milioni! Sempre grande Roberto. Un salutone.
Quando dici "No ho il dono della fede".
Da credente (spirituale, non religioso) posso dire che la fede non è un dono. O credi o no.
La ratio, in primis è un dono, poi il resto fa parte del cammino di vita di ogni singola persona.
Sono veramente e piacevolmente felice di aver guardato questo filmato.
Grazie
Piu chiaro di cosí si muore, hai appena fatto un regalo a te stesso ( per il fatto che appena qualcuno si presenta con queste cavolate gli schiaffi il link e via non ci pensi piu ) e a noi sul tubo, grazie Roberto
Focherellino. Tutto si gioca sulla mancata distinzione tra "avere fede" e "credere"...parole con signicati completamente diverse.
Guarda ti prego, questo video di Marco Vannini (filosofo, traduttore e studioso di mistica medievale) sulla distinzione fede-credenza.
È solo un breve video di 15 minuti.
Illuminante e chiaro:
czcams.com/video/oKovw9WuRjo/video.html
Io sinceramente, risponderei con la definizione di fede della treccani.
La fede non è la fiducia nell'assoluto, in quanto la fiducia si basa sulla valutazione positiva di fatti, circostanze e/o relazioni. Ma è una credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull'autorità altrui più che su prove positive.
Definizione che include senza alcun problema tutti quelli che si definiscono come persone di fede.
-
Volendo si potrebbe discutere su chi ha fiducia nell'assoluto (che si distacca da chi afferma di aver fede, in quanto in italiano con fede si intende la sua definizione), ma qui si rientra in qualcosa di molto più concreto e materiale, in quanto nel momento in cui si parla di fiducia rientra in campo la sua definizione e in un contesto come questo, bisogna allora indicare l'assoluto. Dicendo: ecco, questo soggetto è l'assoluto su cui pongo fiducia.
Ma è più facile che si ricada su chi fa le affermazioni sull'esistenza di tale soggetto, avvicinandosi quindi al "credenza piena e fiduciosa [...] (che) si fonda sull'autorità altrui."
Grande Mercadini bellissimo video!
Secondo me la differenza sta nel fatto che l'ateo non creda che Dio esista e non che creda che Dio non esista.
Per esempio se qualcuno mi dicesse che i granelli di sabbia sulla Terra sono pari io non gli crederei, ma ciò non significa che io creda che siano dispari
Scusa ma quelli che fanno questo ragionamento non sono agnostici?
@@AndreaTontini no perché un agnostico dice di non sapere e non di non credere.
Non conoscere qualcosa non implica non crederci, infatti un agnostico può benissimo essere ateo e viceversa
Tecnicamente anche un credente può essere agnostico ma non essere ateo, una persona può credere in Dio anche senza conoscere la sua esistenza
@@ettoremodina7946 Esiste una distinzione proprio per questo motivo:
Ateo agnostico: non so se dio esiste o no, ma non ho motivo di crederci
Ateo gnostico: so e credo per certo che dio non esista
Teista agnostico: non so se dio esiste o no, ma io ci credo
Teista gnostico: so e credo per certo che dio esiste
@@roblb7305 grazie per aver chiarito la terminologia, non ne ero a conoscenza
@@ettoremodina7946 Prego, una mia prof ha detto che questi termini non hanno senso per via del loro significato e radice linguistica (o qualcosa di simile) ma sono comunque termini usati e che esistono e penso aiutino a fare meno confusione
Bel video. Affronti una tematica che solitamente non viene risolta se non tramite un procedimento dialettico-ontologico. Il discorso della credenza nell'ateo (o più in particolare dello scettico) viene affrontato nella filosofia hegeliana e viene descritta come un paradosso, ovvero come il "credere nel non credere": un punto che non viene neanche dallo stesso famoso filosofo propriamente affrontato. L'approccio realistico che hai dato al problema mi è piaciuto molto 👍
Grazie Roberto, le tue parole sono sempre "luce"
Ho deciso che da grande voglio diventare “dottore in ignoranza” 👨🎓
Condivido in pieno la tua riflessione, ho sempre pensato che chi dice così sia una persona che cerca di sminuire l'ateo come un poveretto che non ha ancora capito di essere credente. Che ne pensi invece dell'altra argomentazione (spesso sentita anche da atei dichiarati), ovvero "Tutti credono in qualcosa", intendendo che senza un Dio, un Credo, un ideale, un valore non si sia in grado di vivere? Pensi che accettare che la vita non abbia uno scopo e che tutto abbia un valore solo relativo sia impossibile? E te lo chiedo da persona convinta razionalmente di non avere uno scopo, ma che non riesce a smettere di fingere con se stesso di averlo
secondo me chi riflette sul senso della propria esistenza e quindi mette in mezzo anche l’esistenza di Dio quando arriva ad una conclusione (precisa, qualunque essa sia) sente di avere qualcosa in più che valorizza la propria esistenza
Notoriamente "tutto ha un valore relativo" è un po' un paradosso senza ulteriori chiarificazioni: la relatività è un valore assoluto del valore o è solo relativo? Quando hai deciso che tipo di valore ha il valore che tipo di valore hai dato al valore per decidere se fosse relativo o assoluto? Per esempio hai deciso che un valore è assolutamente relativo o solo relativamente relativo? Nel secondo caso allora il valore di ogni cosa è relativo solo relativamente a certi rispetto ma ciò implica che esistono anche altri rispetti relativamente a cui il valore di tutto è assoluto.
@@Godsen5 Risposta stimolante. Ma non credo che la relatività possa essere definita un "valore"... la vedo più come una condizione naturale. Questa tua riflessione però mi spinge a chiedermi: se credo che alla fine dei conti l'importanza delle cose non sia assoluta ma relativa, forse in realtà io credo nella relatività? Si può considerare la mia una fede?
@@enrico1329 In realtà non ho mosso conclusioni a cosa tu creda o non creda ma a cosa sostieni nel post originale: "tutto è relativo". Questa frase, indipendentemente da cosa creda quello che la esprime, produce potenzialmente un paradosso. Cioè se "tutto è relativo" allora anche la frase tutto è relativo è relativa e se è relativa vuol dire che esistono delle condizioni sotto le quali non tutto è relativo o tutto non è relativo. Per questo quasi nessun filosofo (quelli che si pongono questi problemi) è un "relativista puro" e ad oggi il relativismo è generalmente una posizione locale: credo che le cose e le interazioni entro un certo livello dell'essere siano relative a configurazioni casuali di essere in quel livello. Es. nessun azione (livello ontologico delle azioni umane volontarie) è buona o cattiva in sé, ma sempre "in relazione" a questo o quel parametro (che non può stare nello stesso livello ontologico: es. il contesto, l'agente, la quantità, la qualità, etc.). Anche questa soluzione ha il problema di un regresso infinito dei piani, però almeno evita il paradosso iniziale.
@@Godsen5 Sì sì avevo capito cosa intendevi.Però penso che abbia poco senso dire che "tutto" sia relativo, ci sono delle cose che (almeno per come l'essere umano è in grado di capirle) non sono relative e sono oggettivamente come appaiono (ad esempio un oggetto non può esistere "relativamente", o esiste o non esiste). Io mi riferivo all'importanza, al valore che si può assegnare a qualcosa a livello soggettivo, che è relativamente piccolo rispetto al fatto che un giorno morirò, rendendo (per me) nulla per me l'importanza che quel qualcosa aveva al momento della sua realizzazione.
Ho scoperto questo canale da poco, è stato amore a prima vista!!
Nel mio libro di religione in un approfondimento sugli atei diceva che essi pur rifiutandosi di credere in dio, credono in altre 'entità immateriali' come la fortuna, il caso ecc. Non ho mai condiviso tale affermazione e mi fa piacere di aver ascoltato questo video che tratta l'argomento. Ciao
Ah Roberto, tu quoque, mi concludi il video con uno sfondone del genere, ma come, "se qualcuno mi chiede faccio vedere il video", ma questo è vygotskyianesimo puro
Il mio amigo hermano y poeta preferido gracias.👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👍👍👍👍👍👍
❤️grande Roberto!! Sei bravissimo a spigare cose che io non saprei proprio spiegare con le parole. Sono d’accordo pienamente su tutto quello che hai detto, per quanto possa interessare, e soprattutto sul rispetto dovuto a tutte le posizioni. ❤️
Bella argomentazione dott. Mercadini e bellissimi contenuti nel suo canale.
vorrei se posso, solo chiederle se magari questa discussione si potrebbe continuare in un ottica diversa, forse non prendendo in considerazione i casi di persone che sono piutosto coerenti con se stesse e quindi si definiscono atei vivendo da atei e viceversa, si definiscono credenti vivendo da credenti.
Potrebbe essere che un gran numero di uomini e donne semplicemente vivono portando avanti il patrimonio culturale dove gli e' capitato di nascere ma alcuni seguono diligentente riti e tradizioni senza farsi troppe domande sui significati e magari altri non ne seguono alcuno e si dicono non credenti e chiamano tali riti superstizioni, ma nel contempo pensano intensamente ai propri conflitti interiori, famigliari ed esistenziali, e trovano si affidano ad un senso che non so come chiamare oltre che "spirituale".
Quello che voglio dire e' che forse gran parte di noi neanche guardiamo profondamente a cosa significa essere ateo o credente, ma non ci pensiamo piu' di tanto e andiamo avanti con le nostre contradizioni, che del resto sono umane. Forse pochi di noi prendono veramente seriamente in onsiderazione cosa significhi vivere con la resposnsabilita' di dover rispondere delle nostre mancanze, dei nostri peccati, di tutto quello che vedono gli altri e di quello che conosciamo solo noi, davanti a Dio. Forse altretanto pochi di noi vivono veramente sul serio il problema che siamo di passaggio e dureremo poco e comunque, nulla c'e' oltre alla nostra consapevolezza di essere in vita, quindi quando non ci saremo piu' sara' come se non fossimo mai esistiti, e di conseguenza tutte le svariate complicazioni che derivano da una simile convinzione.
Mi scuso naturalmente per le troppe parole utilizzate, ma spero sinceramente che lei possa fare un altro video dilungandosi sul tema , sarei estremante interessato.
Grazie
Lei è bravissimo e fa sempre ridere me e la mia famiglia
Non sono convinto sia un complimento ahahah
@@SkippyADM Roberto nel suo divulgare fa sempre sorridere, e spesso anche ridere, ha una grande capacità nell’ironizzare o presentare in modo comico le situazioni che racconta. Dai per me non è un non-complimento
@@diegoboneless9608 Sisi, son d'accordo :) facevo notare che poteva essere interpetato anche diversamente
Ridere non è molto pertinente qui però
Sono ateo, perciò non credo nell'esistenza di dio come non credo nell'esistenza del diavolo ma c'e una cosa in cui credo fermamente ed è il rispetto.....
tu sei un filantropo!
Non so, io sono scettico pure sul rispetto.
Togliendoci dal discorso della religione, prendiamo magari qualche ipotesi del complotto e poniamo che ne aderisca a una. Io ovviamente non la vedo come un'ipotesi complottista e la ritengo anche giusta, concreta e piena di evidenze. E' veramente giusto che ci sia del rispetto in questa situazione, quando nella mia aderenza a tale ipotesi, c'è comunque una volontà di essere nel giusto?
Non trovo piacere nell'aderire a un pensiero errato, ma mi potrei trovare in una situazione dove tutti quelli che ho attorno mi rispettano nonostante sia palesemente nel torto.
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Non so, uno scenario del genere lo troverei deprimente. Quindi non mi piace nemmeno il rispetto, in modo gratuito, in quanto mi pare quasi come abbandonare una persona alla sua deriva.
Tutta la mia vita ho sentito parlare del rispetto, raramente lo ho visto applicare per qualcosa di un più di "adesso non mi va di contraddirti". Bel concetto, ma non comunemente applicato come si crede.
@@anonimo6603 hai ragione in pieno. Le cattive idee non meritano rispetto meritano di essere attaccate e distrutte.
@@anonimo6603 Il rispetto verso il credo di qualcun altro non implica la mancanza di critica. Uno può criticare tranquillamente l'organizzazione religiosa, il bigottismo, le incoerenze dei credenti, senza fare l'unica critica basata sul nulla: e cioè dirgli che crede alle favole (sempre ammesso che non sia uno di quei credenti che prende le scritture alla lettera). Perché il punto è che credere o meno risponde ad una domanda che è intrinseca alla natura dell'uomo, quindi non è rispettoso ritenere banale la risposta a questa domanda (se a noi non piace quale risposta viene data).
Impossibile perdere un tuo video. Mercadini sempre il migliore!
Fantastico Roberto! Ottima interpretazione dei sentimenti di molti
Uno dei migliori meme che ho visto ultimamente era un immagine di un tizio depresso devastato con la punchline: "atei quando scoprono che sotto l'albero della scienza non si é evoluto nessun regalo"
Grazie Roberto, il rispetto è sempre importante. Io sono cattolico praticante e vedo che talvolta manca il reciproco rispetto sia da una parte sia dall'altra. La fede è una cosa bellissima perché ti fa stare bene e ti dà molta forza per affrontare le difficoltà della vita. Purtroppo come hai detto tu molti la basano soltanto sull'opinione riguardo Dio o, ancor peggio, riguardo la politica.
alcuni pensano che la religione sia un giogo quando in realtà per i credenti è un plus di cui andare fieri
@@AndreaSichenze Un plus di cui andare fieri?
Per me è un illusione, illusione che a molte persone serve perché non accettano la realtà. La realtà è che la vita è lutti, malattia.
Molte persone non riescono ad accettare il fatto che siamo qui senza saperne il perché e prima o poi moriremo, quindi inventando Dio abbiamo risolto la paura della morte e dato spiegazione a molte cose che la mente umana attualmente non può comprendere.
@@Elibbisa Non credo di aver detto che io sono superiore...
Forse hai letto male, ho solo detto quello che penso, se riesci a leggere meglio vedi che all'inizio ho scritto: "Per me"
Per voi sarà anche un plus di cui andare fieri, ma per me è un illusione.
@@Elibbisa Ovviamente è un mio pensiero e non voglio sminuire nessuno: E' un dono che considero illudersi, comunque si, può essere un dono che a molti aiuta.
Hai espresso come mi sento. Grazie
Tanta stima al Grande Roberto Mercandini, sempre interessante e mai banale. Condivido naturalmente e dovremo imparararlo sempre più il rispetto tra esseri umani, con idee diverse, tra atei e non credenti.
Umilmente avrei un contributo: quando parliamo di credenti( come in questo video) parliamo sempre di credere in Dio e di fede, ma potremmo anche parlare di credere a dei valori, (Tutti gli uomini credono in quacosa) Per chi crede in Dio credere vuol dire cercare di mettere in pratica tanti valori ma io sono sicuro che anche tanti atei credono in tante cose (amore, amicizia, salute, giustizia, pace ecc.). Io penso che sia proprio dell'essere umano pensante provare a farsi questa domanda 'in che cosa credo io"? Che poi semplicemente si potrebbe tradurre "Che cosa è veramente importante per me"?
Il famosissimo ateo matematico Hardy, ne parlerai in un video?
Dopo questa riflessione mi viene da chiedermi se si possa utilizzare, o esista, la parola "ateo" in luoghi culturalmente animisti
Apprezzo tantissimo i tuoi contenuti che per tante ragioni trovo belli, affascinanti, interessanti ed arricchenti.
E anche questo video penso sia molto interessante.
In realtà la tua intelligenza e la tua sensibilità non possono fermarsi, e sono sicuro che non si fermano, alla mera questione “terminologica” sulla quale ti dò anche ragione.
Credere nell’inesistenza (concetto che peraltro anche un altro commentatore “ateo” richiamava) non può sostanzialmente equipararsi al credere nell’esistenza, vi osta il senso comune delle parole e dei loro sostanziali significati. Ciò nondimeno l’essere atei (o comunque il dichiararsi tali) nasconde un momento “intimo” molto più profondo di una semplice questione lessicale ovvero un momento in cui, a fronte del “problema” che l’uomo si sempre posto (ovvero quello dell’esistenza o dell’inesistenza di Dio) è stata operata una scelta, la scelta di non credere, o di credere che Dio non esista (al di là della questione terminologica, la sostanza non cambia) e lo spazio che rimaneva vuoto dall”esclusione” di Dio è stato riempito con altri credo. Questo perché l’uomo senza credere in qualcosa (che sia il proprio io, la cultura, l’intelligenza umana, la politica, l’etica, il “progresso” teconologico, gli alieni o qualunque altra cosa) non può vivere.
Questa scelta rappresenta ciò che si intende con il “credere” nell’accezione sottoposta ad analisi in questo video.
È una scelta . È la scelta di chi dice: DIO NON ESISTE.
Roberto sei fantastico, basta, nessuno sa spiegare e insegnare come fai tu! Sei un filosofo per me!
Io non saprei con quale termine descrivere la mia condizione. Mi spiego meglio. Personalmente, non credo nell'esistenza di Dio, e già per questo dovrei considerarmi ateo; tuttavia, trovo insopportabile l'idea che la mia vita (quindi quella dell'essere umano in generale) sia governata dal caso, e che non ci sia un senso profondo in quello che mi succede, e per questo mi ritrovo a sperare che dopo la morte ci sia qualcosa (non importa cosa: paradiso o inferno, reincarnazione e così via), piuttosto che il nulla.
Trovo insopportabile tutto ciò perché reputo che tutti noi abbiamo, a prescindere dal fatto che Dio esista davvero oppure no, una sola vita da passare su questa Terra, e ci sono milioni di persone che quella vita l'anno persa perché vittime di eventi tragici, non causati dalla loro volontà.
Io non ho il diritto di lamentarmi: certo, potrei essere più ricco o più in salute, tuttavia vivo in un paese dove non c'è la guerra, ho un tetto sopra la testa e dei genitori che mi amano. Moltissimi non hanno avuto la mia stessa fortuna, e hanno perso la loro unica vita senza avere avuto la possibilità di cogliere quanto di bello essa ha da offrire. Non riesco a smettere di pensare a questo.
Il termine tecnico è esistenzialista (non "filosofo esistenzialista" ma più semplicemente "personalità esistenzialista"): non riesco a credere in Dio ma non riesco a rassegnarmi al caso né riesco a credere che la sofferenza e l'ingiustizia (anche quelle prodotto dalla mera casualità senza intenzioni nefande di entità alcuna) siano indifferenti solo perché mancherebbe un tribunale trascendente che le valuti. Es. Sartre, Camus, Cioran.
La vita, purtroppo non è giusta, non è sbagliata, essa risiede nel semplice vivere, e il vivere ha il suo limite di tempo, che sia biologico o altro (incidenti, carestie, omicidi, etc...) e in tutto questo c'è l'essere umano che con i suoi vari bisogni, cerca di trovare il riparo dai suoi dolori, espandendo il suo bisogno alla vita, cercando di metterle un vestito che non potrà mai indossare, perché essa è sorda alle grida silenziose dell'uomo, che nella sua ricerca di senso, ricerca se stesso, senza saperlo.
Lamentarsi a parer mio fa parte del progresso e di conseguenza e tuo diritto, lo so che forse sto rispondendo a qualcosa di molto secondario, ma ritengo poco produttivo farsi appesantire da chi si trova nelle peggiori condizioni possibili. Perché come c'è sempre chi sta meglio, ci sarà sempre chi sta peggio, indipendentemente dalla nostra posizione in questa graduatoria.
Per il resto ritengo che ateo sei ateo, in quanto nell'ateismo non si include un giudizio sulla positività o negatività della cosa. Sei pure un "ateo razionale", una sottocategoria dell'ateismo, in quanto non escludi solo dio ma anche tutto il mondo magico e spirituale spesso accompagnato. (Credo, perlomeno da quanto hai scritto.)
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Per le altre filosofie mi astengo in quanto non ne conosco abbastanza e abbastanza bene per proporre qualcosa.
Mercadini figlio di Dio
Mi piace per crearci una setta
Un bel video, come sempre. Ti suggerisco di andare a vedere l'intervista a Odifreddi fatta da Marzullo (dell'agosto 2017, sul sito Rai). E' interessante poiché risponde, molto velocemente, anche alla convinzione diffusa secondo cui affrontare la morte, la malattia, e altri temi, sarebbe differente fra credenti e non credenti. Anche tu, qui, sembri implicitamente confermare l'idea diffusa secondo la quale il credente affronterebbe più serenamente certe esperienze. Credo che sia uno stereotipo: la maggior parte degli atei non vive in modo necessariamente insopportabile le difficoltà e la maggior parte dei credenti non le vive in modo così sereno. Di più: la capacità di convivere con le difficoltà è probabilmente un elemento soggettivo del tutto scorrelato dalle credenze. Penso, infatti, che molti credenti abbiano fede proprio per la difficoltà di affrontare certe esperienze e l'unico modo che trovano per alleviarle sia affidarsi ad Altro (maiuscolo). L'ateo, invece, si affida al senso delle cose o ad altri (minuscolo), per affrontarle. Esercizio altrettanto consolatorio o deludente, a seconda di qual è l'aspetto del bicchiere su ci si concentra (il mezzo pieno o il mezzo vuoto). Chi è, quindi, in definitiva più sereno? Il credente che non riesce a spiegarsi le difficoltà e deve credere in qualcosa per sopportarle, o l'ateo che invece trova nella razionalità le spiegazioni oggettive per sopportarle (o quantomeno comprenderle)? Alcuni atei sono disperati e mentono a loro stessi perché vorrebbero credere in un dio, alcuni credenti sono disperati e mentono a loro stessi dicendo di credere in quel dio. Altri - credenti e atei - se la cavano senza troppi patemi d'animo con un bel tramonto e un bicchiere di vino rosso.
Il vero credente cioè chi crede con sicurezza e con pochi o nessun dubbio che esista dio e quindi la vita dopo la morte, non teme la morte poiché la vera bellezza, la vera serenità arriva solo dopo di questa, non temendo la morte non di porta dietro molti problemi ad essa legata, poiché nella sua testa esiste solo un curva in discesa
È una meraviglia ascoltarti!!! È un godimento!!! Sei come la manna del cielo! Non scherzo😜🤩🤩🤩
Mi hai riportato alla mente una cosa che mi è accaduta quando ero ragazzino, avrò avuto 14/15 anni:
dei Testimoni di Geova suonarono alla mia porta per darmi un volantino ed io gentilmente declinai dicendo che non credevo, così uno dei due mi chiese "e allora in cosa credi?"
io risposi quasi istintivamente "alla scienza". Grazie a quella domanda fatta a bruciapelo seppi negli anni a venire e ancora oggi cosa rispondere quando mi chiedono a cosa credo.
PS avrei voluto che la conversazione finisse lì ma il tizio mi rispose "eh ma la scienza non ha tutte le risposte" con un sorriso sornione, allora gli risposi "almeno non se le inventa" e gli chiusi la porta in faccia. Sto cafone.
Perdonami però la Scienza e la Fede sono cose distinte, che spiegano cose distinte. Da come parli sembra che chi ha Fede non possa essere scienziato o appassionato di scienze, il che sarebbe un'affermazione un po' ignorante, ma spero che tu non stia affermando questo
@@nonsolotrek5222 fino ad ora la fede mi sembra che non abbia spiegato mai niente ma sono curioso di scoprire l'opposto, detto ciò non è impossibile che uno scienziato sia anche un fedele ma data la natura stessa del pensiero scientifico la stragrande maggioranza degli uomini di scienza adotta una visione empirista e razionale che si trova agli antipodi con quella religiosa
@@matteoc.6162 Comprendo la tua obiezione.
Chiaramente hai ragione a dire che metodo scientifico e fede sono agli antipodi nei loro "modi": uno scienziato dubita di qualsiasi cosa finché non l'ha provata con gli esperimenti, mentre la fede è credere in qualcosa senza discussioni (dubbi di fede esclusi).
Tuttavia il punto non è il metodo di Scienza o Fede, ma l'oggetto "di studio"; mi spiego meglio: Scienza e Fede spiegano cose diverse. La Scienza spiega il "come" (come è nato l'universo, come funziona un organismo, ...), la Fede spiega (per chi ci crede) il "perché" (perché è nato l'universo, qual è lo scopo dell'universo, qual è lo scopo della vita, ...). Sotto quest'ottica, aldilà che si creda o no, comunque Scienza e Fede risultano compatibili: sono infatti "metodi" molto diversi, ma applicati a domande molto diverse.
Non avrebbe quindi senso usare i metodi dell'una per rispondere alle domande dell'altra (se ti va posso farti esempi pratici ma non voglio tediarti).
Sul fatto che poi molti scienziati non credano (anche se io conosco dei fisici credenti), credo sia dovuto a un fatto storico, ossia al fatto che purtroppo per secoli la Chiesa ha perseguitato gli scienziati. E infatti una volta (XIX secolo) erano di più i grandi scienziati non credenti.
Spero di essere stato chiaro. Buona giornata
BOOM BITCH AHAHA
@Los Angeles "Gli Antichi". Su quali basi concrete poi? Testi fantasy che Jorge R. R. Martin levateh proprio con il tuo GoT? Fammi il piacere, daje.
Tutti credono in qualcosa, ma nel senso di "ritenere", "dare importanza a", "avere fiducia in". Esempio: credere nella giustizia, credere nell'amicizia, ecc.
"Credere" nel senso di fare un atto di fede penso sia qualcosa che vada molto oltre: si prova un sentimento di fiducia in qualcosa che in nessun modo si può dimostrare, una realtà invisibile dalla quale non si può ricevere alcun feedback, essendo pienamente positivi nell'accettare questo stato delle cose.
L'ateo, a mio modo di vedere, semplicemente (si fa per dire...) ha un approccio diverso. Non può fare affidamento su ciò che non trova un riscontro razionale e che non lo convinca dal punto di vista logico. Accetta di non poter sapere tutto, ovviamente, e il suo orizzonte si espande man mano che avanza il suo sapere, ma non compie nessun atto di fede (non solo verso religione e spiritualità, probabilmente, ma un po' in generale). Non si affida all'intangibile, non concepisce proprio come o perché dovrebbe farlo, e per questo la fede gli è estranea.
Tra gli spunti di riflessione che più spesso fanno scattare o confermano questa conclusione (del tipo: "la fede non ha senso"): la pluralità stessa delle religioni, l'evoluzione delle religioni di pari passo con il livello di conoscenza dei popoli, il conflitto tra le difficoltà materiali della vita e il concetto di "disegno divino".
Mancando di istruzione specifica e di un lessico adeguato, sono pessima nel parlare di questi temi (come di quasi tutto, tristemente), perciò scusate il commento poco efficace, però davvero anche io non capisco come si possa sostenere che anche un ateo abbia fede. È un nonsenso.
"che in nessun modo si può dimostrare", non credo. Tieni presente che bisogna dimostrare che qualcosa non si può dimostrare. Se domani di dimostrasse esistere un qualcosa di cui oggi alcune persone hanno fede, come dovremmo valutare oggi tale fede? Non è mai esistita perché con il senno di poi tale cosa è stata dimostrata? Ritengo che la frase non funzioni.
Al massimo è un qualcosa in cui si crede (come da treccani) indipendentemente dalle prove positive su di essa. Quindi che sia dimostrata, non dimostrata o dimostrata falsa per chi ha fede ne è indifferente. Anche perché molte religioni in cui si ha fede, hanno nella loro narrazione i "feedback", che sono miracoli, visioni e quant'altro, per quanto mai dimostrati veri.
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Una nota anche sull'ateismo. Bisogna fare attenzione a generalizzarlo, in quanto un Ateo può aderire a una religione (e quindi a tutta la narrazione spirituale e in sostanza non avere il lato razionale) basta che questa non abbia divinità al loro interno, perlomeno l'ateo così inteso in modo generico, se si va in sottocategorie questo problema sparisce. (Come l'ateo razionale, che mi pare che sia più vicino alla tua descrizione.)
@@anonimo6603 Cosa intendi con "dimostrare che non è dimostrabile"? Con questa scusa potrei dire ogni cosa, che gli unicorni esistono, o che gli alieni mi abbiano rapito stanotte, e dirti dirti che è vero perché non puoi dimostrarmi il contrario. Un conto è se parliamo di matematica o scienza, ma nella vita di tutti i giorni è diverso Gli strumenti che un essere umano ha per interfacciarsi con la realtà sono i 5 sensi, e se qualcosa non è percettibile attraverso almeno uno di essi è possibile dire che quel qualcosa non sia dimostrabile. Anche credere in Dio è notoriamente, e per stessa ammissione di chi crede, un atto di fede, quindi per definizione non dimostrabile.
@GiottoBorrotto IlCulloRotto Magari l'ho posta male, non è tanto un dimostrare che qualcosa non è dimostrabile, ma per affermare che qualcosa non è dimostrabile allora bisogna dimostrare che non lo sia. Per il semplice fatto che si tratta di un'affermazione positiva, non un semplice "non lo so", in cui si da la caratteristica di "indimostrabilità" a un qualcosa.
Anche nell'esempio che tu hai posto in realtà proponi una dimostrazione del fatto che sia indimostrabile, quando si dimostra che tale affermazione non ha alcun legame con la realtà (rientrando nelle "superflue") ne deduci l'indimostrabilità, anche se a mio avviso, dimostrare che un qualcosa non ha legami con la realtà a parer mio non ne dimostra l'indimostrabilità ma l'infondatezza di tale affermazione rendendola falsa. (Quel "falsa fino a prova contraria".) In sostanza a parer mio dimostrare che rientra nelle "superflue" significa praticamente debunkare l'affermazione.
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Ma vorrei che si facesse attenzione, quando una persona parla di Dio ne parla come qualcosa di reale, quindi non si cataloga da solo nel "superfluo" ma pensa a un ente concreto e quindi con possibilità di dimostrazione positiva (se esiste). Il parlare di indimostrabilità (da parte dei credenti stessi) di Dio è quasi più per senso di rivalità verso la scienza. La scienza mi ha confutato l'idea che per creare enti complessi ne servano di più complessi (quando Dio si usava per giustificare l'esistenza dell'uomo), mi ha confutato che elementi organici non si possano formare dall'inorganico e quindi "tutelo" Dio parlando di indimostrabilità, anche se poi mantengo la narrazione di miracoli, esorcismi e di folgorati sulla via di damasco. Che nei fatti sarebbero prove e/o confutazioni.
Questo ignorando le argomentazioni più moderne, anche se altrettanto errate, come le esperienze pre-morte, il parlare del "è tutto perfetto e quindi è stato creato", ed ecc... tutta una lunga narrazione su presunte prove a conferma di questo "indimostrabile di Schrodinger" (indimostrabile e dimostrabile allo stesso tempo, indimostrabile quando lo si critica e dimostrabile quando lo si conferma).
@@enrico1329 Perdonami, ma dimostrare la non dimostrabilità serve proprio per evitare che le persone dicano ogni cosa, come "gli unicorno sono indimostrabili". Se non si vuole dimostrare la non dimostrabilità allora questa frase per te dovrebbe essere sensata. Peccato che io posso dimostrare falso l'unicorno esponendo i fatti storici per cui l'unicorno è una creatura che nasce a seguito della scoperta del rinoceronte da parte degli europei che tramite i racconti si è trasformato in un cavallo con un corno, in seguito volante.
(Oppure possiamo parlare della mancanza di fossili nonostante il periodo storico in cui se ne parla, possiamo anche indagarla dal punto di vista evolutivo per esempio e vedere da li la plausibilità della cosa.)
Ora abbiamo però un problema, una persona ha affermato che l'unicorno è indimostrabile mentre io ritengo di averlo dimostrato falso. Abbiamo una contraddizione. Il problema è che una persona può continuare a dire che l'unicorno è indimostrabile in quanto tale affermazione non vuole dimostrazione (per te, a quanto mi pare di capire) anche in presenza di una dimostrazione (dimostrato falso) dello stesso.
Quindi che facciamo? Io ritengo che affermare che sia indimostrabile deve venire giustificato, quindi dimostrato in qualche modo. Se non me lo dimostri tale affermazione non ha valore, proprio per evitare che "con questa scusa" una persona possa dire che ogni cosa è indimostrabile.
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"Anche credere in Dio è notoriamente [...] un atto di fede, quindi per definizione non dimostrabile.", l'atto di fede non ha niente a che fare con l'indimostrabilità. L'atto di fede è fregarsene anche se un qualcosa è stato dimostrato falso. Un miracolo è stato confutato? Fede. La fede è ignorare le prove per credere in un'autorità (nel caso della chiesa cattolica) o per intima convinzione. Non è indimostrabilità.
@@anonimo6603 Forse mi sono espresso male, certamente se faccio un'affermazione verificabile devo fornirne delle prove. Il commento originale però parlava di concetti indimostrabili, e che sono indimostrabili in quanto hanno una certa componente di soggettività. Come si può dimostrare che una cosa sia giusta o sbagliata? Ci saranno sempre, in casi come questo, persone che la pensano diversamente e nessuno può dire in assoluto quale delle parti abbia ragione. Dire che qualcosa è giusto o sbagliato per me è un ottimo esempio di affermazione indimostrabile, in quanto soggettiva. La soggettività mi sembra già di per sé un'ottima dimostrazione di indimostrabilità.
Il mio esempio degli unicorni, e anche quello di Dio, erano stati fatti per indicare un altro tipo di indimostrabilità. Specifico che intendo la loro esistenza sul piano fisico, non ontologico (certo, gli unicorni esistono in quanto animali fantastici, e oggetti di racconti). Nessuno ha mai visto, sentito o percepito un unicorno, e lo stesso vale per Dio (e chi dice di averlo percepito sul piano fisico non può dimostrarlo). Quindi la mia "dimostrazione" della non esistenza degli unicorni può per forza essere di tipo induttivo, e quando un unicorno si paleserà dovrò ricredermi, ma non si può dimostrare che l'esistenza degli unicorni è indimostrabile perché l'indimostrabilità dell'esistenza degli unicorni deriva dall'esperienza e non è un teorema.
L'unico campo che mi viene in mente in cui la non esistenza di qualcosa può essere dimostrata è quello matematico, e in parte quello scientifico.
Sono molto credente ma/ed è davvero sempre molto costruttivo ed edificante sentirti parlare anche quelle rare volte in cui non mi trovo d'accordo con il tuo pensiero.
Guarda Roberto, ho 15 anni, sono uno studente normalissimo e da poco ho iniziato a seguirti, i tuoi video sono a dieta poco affascinanti, possiedi una parlantina e un’espressività che mai avevo visto. Ogni tuo video è interessantissimo e sono molto felice che tu possa anche guadagnarci qualche soldino, sono sicuro che meriti molto di più ma la ads di youtube passano per moolte tasse quindi so che è una cifra ridicola ma meglio di niente. E nulla volevo scrivere questo commento per farti sapere che ti stimo e ammiro, continua così!
Ho fondato una nuova religione: LO SPARKISMO
Cheffa?
Per non essere credenti bisogna essere agnostici o almeno qualcosa di dverso ,cioè interrogarsi sulla questione della vita dopo la morte , però senza mai credere di possedere la verità.
Poiche è una questione per cui nessuno può avere una risposta essere materialisti è in qualche modo arbitrario ,lo stesso lo è per I credenti . Dare una risposta è credere in qualcosa e negare l'altra credenza , semplicemente sono credenze differenti con vantaggi differenti .quindi si mi dispiace offenderla o dargli fastidio ma I fedeli e gli atei vanno avanti con le loro certezze e quindi sono più simili di quanto possa sembrargli.
No. Mi dispiace ha torto. Il suo ragionamento parte dall’idea errata che gli atei, me compreso, non credano all’esistenza di dio. Ma questo è falso. Noi possiamo dire che non ci son prove dell’esistenza, quindi nel frattempo, ce ne freghiamo della presunta esistenza, siamo noi, con la nostra educazione, la nostra conoscenza, la nostra sensibilità a fare e valutare le nostre azioni. Se poi un dio vorrà giudicarci, liberissimo di farlo, ma saremo stati più meritevoli del paradiso di tanti altri che si battevano in petto chiedendo perdono a dio.
@@salvatorepetito9036 no ma anche della morte , per esempio dell'amico , quello che dici tu è legato più al cristianesimo .
La morte fisica dell’amico non è opinabile. Riguardo l’anima, come con dio, non la vedo, non mi interessa, se quando morirò andrà da qualche parte saprà cosa dire. Non pensare a cosa sarà, ma a cosa è, cosa sei, come agisci. Per te e le persone che ti sono intorno, non per ricevere il presunto contentino. Tutte le religioni hanno un post mortem, non solo il cristianesimo.
@@salvatorepetito9036 infatti intendo non la morte fisica , comunque la si intende essere interessati anche ad un argomento di questo tipo per me è importante , rimango affascinato dal mistero della morte, da come poi interagisce in qualche modo con la vita , su che cosa rappresenta per noi ecc, sul dare significato a questa vita più che a quella dopo va bene , sono convinto che sia più importante , ma qualche volta a pensarci alla morte è di vitale importanza ,da più significato alla nostra vita, perche sto vivendo adesso , che voglio farne del mio tempo? Non esisterebbero questi pensieri senza la morte che incombe . Per il resto questa paura del giudizio di Dio la vedo una cosa cristiana o di altre religione e io non la comprendo ,per me nessuno si è avvicinato alla verità ,ma non voglio contraddirmi ,questa è un mio sentire ,nulla posso sapere . Se poi esistesse un Dio che mi ordinasse di essere altro ,perche alla fine seguire regole altrui è non seguire il proprip essere, be la mia opinione non la può fernare neanche Dio in persona, togliere il mio sguardo è come annullare la mia voce ,giusto uccidendomi ma non per abnegazione .
O più semplicemente, sapendo di essere una forma di vita biologica ne deduco che al termine del funzionamento del mio corpo sia finita la vita.
Ti sei mai interrogato su dove finisce un pollo o un tacchino dopo che è morto?
Eh, non ho motivo di pensare che il corpo umano sia biologicamente diverso e abbia capacità sovrannaturali.
I tuoi parallelismi sono molto divertenti ed efficaci. Li adoro 😂😂
Magnifico in tutto cio che dici e magnifica conclusione per chi vuol comprendere. 🙏
Da ateo, spesso rispondo che io "non credo a Dio fino a prova contraria".
Non ne escludo l'esistenza, ma attualmente, con gli elementi a me disponibili, non vedo ragione di credere. Se in futuro mi si presenteranno prove tali da farmi cambiare idea, cambierò idea.
@@aPlanetaryCitizen
No, invece.
Nei confronti di qualunque cosa non sia Dio: la Befana? Babbo Natale? Gli unicorni rosa? Il Mostro Volante degli Spaghetti?
Nei confronti di qualunque altro oggetto del conoscere non ci poniamo il problema se "non ci credi" o "non sai se crederci".
Non ci credi e basta, fino a prova contraria. Nessuno è agnostico dei ciucci volanti. Ai ciucci volanti non si crede, senza tante storie. Non ci si crede fino a quando non se ne avvista uno. Lo stesso è per Dio. Non ci credo fino a prova contraria.
"Ateo" e "Agnostico" sono parole create per ghettizzare i non credenti! Usate pure la parola che volete, la sostanza rimane la stessa: non ci credo perché non ne ho esperienza.
@@paolosantaniello6622 Il discorso è un po' diverso; tu non nasci con il bisogno di chiederti se esistono gli unicorni rosa. Mentre l'idea dell'esistenza o meno di un essere superiore creatore del tutto è una domanda che tutti gli esseri umani, in tutte le epoche, prima o poi si sono posti. Il modo in cui decidi di rispondere a questa domanda ti classifica come ateo(gnostico o agnostico), teista(agnostico o gnostico) o agnostico puro.
@@adramelch82
Di fronte alla domanda si cerca una risposta.
Fino a quando non se ne trova una, la risposta non c'è.
Certo, è più comodo inventarsi una risposta invincibile che possa essere messa al posto di tutto ciò che non conosciamo. Ma non è un modo intellettualmente onesto di indagare l'ignoto.
Io preferisco dire "non so, dunque indago" piuttosto che "non so, dunque credo".
@@paolosantaniello6622 intellettualmente onesto che vuol dire in questo contesto? E' un modo di rispondere ad un bisogno, ad un'esigenza. Ognuno risponde a questa cosa come vuole. Sono tutte posizioni rispettabili.
Perdonami, non commento perché in genere mi trovi d’accordo, ma in questo video ho trovato ciò che esponi stranamente non sensato, a mio vedere ovviamente.
Ateo (da Treccani) “Che, o chi, nega l’esistenza di Dio”. Negare, per formazione da matematico ma penso che sia il senso che comunemente si da alla parola, è dare un valore di verità ad una particolare affermazione (dire se vera o falsa in pratica). Dunque l’ateo essendo colui che nega l’esistenza di dio fa una affermazione: Dio NON esiste. Poiché non ha prove di ciò che dice l’ateo crede (credere Treccani: Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale) che dio non esiste, ossia ritiene vero che Dio non esista.
Non capisco il punto di cui discuti attorno al minuto 7:00 , se con avere un opinione intendi l’esprimersi sul credere in dio o meno non comprendo come non si possa avere un opinione. Rimanendo su quella porzione di video (circa 7:03), Agnosticismo Wikipedia: atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema. L’agnosticismo è non esprimersi, non è credere che non ci si possa esprimere, semplicemente non ci si pone il problema: si sospende il giudizio.
7:45 lavorare con le parole dovrebbe servire ad esprimere la realtà, ed in effetti le due parole religioso ed ateo esprimono le condizioni di due persone che “credono” che Dio esista o meno appunto perché entrambi non hanno prove e letteralmente credono, la parola credere mi sembra perfettamente azzeccata a descrivere questa situazione.
Credere o avere fede intesa come virtù teologale (min 8:35), non sono sicuro, ma ricordo che al liceo mi venne detto che sono due cose diverse, chi crede decide di credere che qualcosa sia vero mentre la fede è la capacità di abbandonarsi ciecamente a Dio, ed in effetti gli apostoli (Luca 17:5) chiedono a Dio di aumentare loro la fede è Dio gli risponde! Dunque che bisogno hanno di credere se Dio è lì con la sua voce, evidentemente desiderano che la loro capacità di abbandonarsi alla parola del signore venga aumentata, ossia che la loro fede aumenti. Fede =! da credere come lo si intende comunemente, o almeno sui dizionari.
Non mi piace chi usa le parole per rendere confuso quello che potrebbe essere molto chiaro, credere ha un significato molto chiaro: ritenere vera o ritenere falsa (assegnare un valore di verità mi verrebbe da dire a te ex compagno programmatore) una certa affermazione senza avere prove. Dunque non vede perché sia così male accostare le parole credere ed ateo, forse ateo e fede è un altro conto.
Per la parte finale del video (min 9:10) tutto condividibilissimo, anzi apprezzo come non ti soffermi sull’ipotetico dramma dell’ateo, ossia che qualcuno debba rompergli le scatole, all’epoca non volli cresimarmi ed in molti mi diedero noia per questo ma a me in fondo non importava molto, il vero dramma è quello interiore che evidenzi a 10:30.
Apprezzo molto i tuoi video, grazie per il lavoro che fai :).
Credere non signifca affatto " ritenere vera o ritenere falsa (assegnare un valore di verità mi verrebbe da dire a te ex compagno programmatore) una certa affermazione senza avere prove." O meglio lo è in parte. Perchè a quel punto dobbiamo usare un termine per indicare la condizione di "credere qualcosa supportato da evidenze" e "credere qualcosa senza avere il supporto delle evidenze" e la seconda spesso si chiama fede. Ma proprio perchè il termine "credere" è spesso equivocato con "avere fede in" bisogna fare la distinzione.
Io credo che la terra sia uno sferoide oblato. Non ho "fede" che la terra sia uno sferoide oblato. Forse dovrei dire "io SO" che la terrà è uno sferoide oblato, ma questo porterebbe il livello ancora più su della "certezza" con cui affermo quello che dico. Magari attraverso osservazioni in prima persona (che ne so, ho fatto l'esperimento del bastone di Eratostene, costruito il pendolo di Foucault o misurato la parallasse delle stelle).
Per quanto riguarda la "fede" degli apostoli, sbattiamo su un problema di traduzione che rende impossibile determinare una definizione da un testo che, purtroppo, è stato creato con lo scopo specifico di difendere e diffondere una fede (e appositamente non uso il termine credo proprio per la distinzione fatta sopra). Gli apostoli per altro non devono avere fede, loro hanno vissuto. Non ci dimentichiamo che dopo la storia di san Tommaso, la frase è "beati quelli che non avendo visto, credono". Che è un modo, se permettete, un pò codardino di dire "non chiedete, ma credete senza evidenze". Ma qui lascio correre perchè non è questo il modo o il tempo per affrontare una discussione sui testi sacri.
Quindi si, il problema è proprio quello di equivocare la fede (accettazione senza necessità di prove di una certa affermazione) e credo (accettazione di una affermazione supportata da prove). Dire che l'ateo "crede nel nulla" è caricare di vigore religioso l'assenza di fede in una o più divinità o concetti specifici. E non ci dimentichiamo che ci sono atei spirituali che quindi credono moltissimo in concetti in cui non tutti gli atei credono (e questo è un altro scatolo di vermi filosofici da cui non mi caverei più neanche sbattendomi dentro un frullatore).
Quindi direi che per colpa dell'equivocazione delle parole, stiamo dicendo praticamente tutti la stessa cosa. Pace e amore a voi.
Un grande! Ammiro i suoi monologhi, incuriosiscono, fanno riflettere, fanno pensare, fanno chiedersi il perchè delle cose, per cui la ringrazio. Ho preso coscienza del mio ateismo grazie alla filosofia, leggendo Feuerbach, Hegel e Marx. Credo? Credo nel nulla? Be come lei dice nel video, no non credo, non credo in un Dio, in un' entità sovranaturale, ma ho una mia opinione su un modo di vedere il mondo; quello si, che è quello del materialismo storico. Appoggio il concetto di prassi poichè credo che effettivamente si la società plasma l'uomo ma è anche l'uomo che plasma la società col suo agire socio-politico-economico. Credo si nell'agire della scienza che in quanto relativa non mi indica la verità assoluta ma mi da la chiave per vivere nel mondo. Credo infine nella libertà dell'agire umano entro le regole delle società. Per cui credo che il rispetto lo si deva in quanto uomini, inteso come specie umana, appartenenti a questo mondo che ci ospita.
Grazie. Una analisi precisa e a me è piaciuta molto.
Mercadini 👏👏👏 faccio una battuta se posso , nelle case degli atei non ci sono le credenze 👍
"God is a concept by which we measure our pain" ma d'altra parte anche questo è amore. E comunque l'agnostico ha un'opinione perché crede che non si possa avere un'opinione così come il Siddhartha gautama aveva il desiderio di liberarsi dal desiderio.. O tutto è opinabile o viviamo in una simbolica aporia. Detto questo, applico l'enantiodromia eraclitea a qualsiasi questione opinabile.
Grazie, molto interessante
A mio modo credo. Ma proprio per questo ci tengo a dirti che spacchi! n. 1, Roberto! :)
Mi sembra che la questione fondante sia dunque il significato del verbo "credere", una volta chiarito quello il resto del ragionamento ne discende.
Tu affermi che il credere di un ateo (qualora fosse) sarebbe ben diverso dalla fede di una persona "credente", questo mi sembra assolutamente condivisibile.
Tuttavia la tua osservazione non mi sembra negare che una forma di fede - affidamento - in una informazione non provabile, comunque esista, nel tuo esempio si tratterebbe di credere che i fatti di cui facciamo esperienza non siano solo una parte di ciò che in realtà esiste.
Mi sembra sia necessario ammettere che una forma di fede, per quanto diversa, anche in questo caso esista.
Nb: il senso globale del video lo comprendo e lo condivido, in particolare il rispetto della profonda diversità nell'esperienza altrui. Mi interessava solo esprimere un'idea circa la "questione della fede"
"nel tuo esempio si tratterebbe di credere che i fatti di cui facciamo esperienza non siano solo una parte di ciò che in realtà esiste."
Ma così io potrei dirti che se tu non credi in chi dichiara di avere poteri paranormali, hai fede che gli umani non possano fare "magie"
Il ragionamento dovrebbe essere il contrario: finchè non abbiamo delle prove sufficienti, è incauto credere che ci sia un'altra realtà al di fuori di questa che viviamo (Anche perchè, poi, di quale realtà si tratterebbe? Se tu credi che ci sia una realtà sovrannaturale, è ragionevole dirti che hai fede nella non esistenza di una realtà sovra-sovrannaturale?)
Non credere in qualcosa non comporta un atto di fede, credere in qualcosa senza evidenze che lo dimostrano sì
@@simonefranzoni4243 Vado dritto al sodo: se ti trovi ad interrogarti circa una possibile "origine di tutto" - non sono un esperto, non so che altro tipo di quesiti si pongano -, per qualunque risposta tu scelga di accettare devi porre un atto di fede, mi sembra
Consideriamo le possibilità:
-Esiste origine divina o comunque su un piano ulteriore, alla quale posso solo credere o meno
-Credo che esista una spiegazione che semplicemente ora non so dare, ma senza intervento "divino"
-Affermo di non sapere, non mi espongo, posizione agnostica
Nei primi due casi mi sembra un atto di fede esista
Certo, poi tu hai ragione, più le nostre credenze contrastano l'esperienza, più sono incaute, infatti penso che le questioni di fede siano quelle in cui l'esperienza non può dirci a sufficienza...
Nb: io mi ritengo ateo, sto semplicemente discutendo la questione, ma non ho nulla da "difendere"
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@@PierGiorgioVolpato Guarda, non sono nemmeno io un esperto di filosofia, però penso che il "credo che ci sia un motivo non divino" possa anche essere giustificato senza ricorrere alla fede intesa come fede religiosa:
Fino ad ora quasi tutte le domande a cui un tempo si rispondeva con "lo ha fatto Dio" e a cui ora possiamo rispondere con la scienza hanno rivelato che la loro risposta è "non Dio", quindi non è proprio un salto di fede così grosso supporre che anche altre domande a cui non sappiamo dare risposte possano essere "non Dio"
In questo, certo, ho fede nel metodo scientifico e negli scienziati e ricercatori, ma questo lo vedo più come un limite alla lingua italiana, in cui "fede" può significare "fiducia" o la vera e propria fede religiosa
Come dice Mercadini, paragonare questi due tipi di fede è un esercizio di dialettica: se tutte le forme di fiducia contassero come "fede", allora sarebbe un po' futile nominarla virtù teologale : che virtù è una cosa che hanno tutti?
@@simonefranzoni4243 Fino a qui siamo d'accordo: il punto sta nel significato della
parola fede
Ora, quale è la differenza fra le fedi che proponi? Il fatto che sia in una divinità o una fiducia in senso più lato in questioni "più materiali"?
Io pure affermo di essere profondamente fiducioso in tale senso, mi sento fiducioso nei confronti dell'umanità, ma lo vivo fortissimamente come un salto nel vuoto, esattamente come dedicare una parte della vita alla venerazione di un dio che va oltre me, senza mai sapere se sarà la cosa giusta o meno
Sarà legato alla mia prospettiva, ma io mi sento di dire che, da ateo, credo eccome
@@PierGiorgioVolpato Non so bene come spiegare la differenza tra fede e fiducia per me, se non che la fiducia che ho nei confronti, ad esempio, del metodo scientifico, è una fiducia "guadagnata"
Non so se tu sia ateo da sempre o ti sia deconvertito, ma da ex-cattolico, la fede che mi veniva chiesto di riporre in Dio e in dogmi come la transubstanziazione la sento molto differente dall'altro tipo di fiducia di cui stiamo parlando
San Paolo descrive la fede come:
"La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede"
Ecco, non sono un biblista quindi magari sto perdendo mille sfumature, ma io farei molta fatica a descrivere la mia fiducia nelle persone o nella scienza in questo modo
Ti seguo con grande interesse, ma questa volte, Roberto, hai commesso, secondo me, un errore di interpretazione del vocabolo "fede".
Il vocabolo "fede" viene usato per indicare l'assoluta convizione su una verita' senza poterne dare una ragionevole spiegazione. Quindi. ... quindi ho la mia fede calcistica, senza saperne motivare seriamente la ragione, ho la mia fede politica, non sono un medico e quindi ho fede nella medicina, ho fede in Dio senza poterlo provare, ecc.. Dopo questi esempi si puo' certo dire, quindi, che credere sulla non esistenza di Dio sia un atto di fede, perche' credo in una verità che non sono in grado di provare. Quindi ho fede tutte le volte che credo in qualche cosa senza essere in grado di motivarla o provarla seriamente e ragionevolmente. Pertanto se fede e credere sono legati e tu nel video li leghi, allora chi ha fede nelle non esistenza di Dio, non crede in Dio attraverso lo stesso identico mecchanismo del credente. Tutto il resto delle cose che indichi nel video sono gli effetti dell'atto di fede, ovvero le loro logiche conseguenze (es: per chi crede nel Dio cristiano, dopo la morte c'e altro, per chi non crede in Dio, dopo la morte non c'è nulla)
Quindi se io non ho una fede calcistica o politica vuole dire che ho fede comunque? Scusami ma mi hai stuzzicato il cervello.
con questo ragionamento si possono fare le peggio porcate. un esempio:
credi in in babbo natale?
sì: buon per te.
no: allora credi nella sua non esistenza e quindi credi in qualcosa e quindi hai fede.
Bravo Piero, sono d'accordissimo con te
@@cruzcaster8576Cerco di spiegarmi meglio e pongo in modo più chiaro le due affermazioni di fede in modo da levare gli equivoci. Le due affermazioni dovrebbero essere dette cosi':
1) io credo nella esistenza in Dio
2) io credo nella NON esistenza di Dio
Cosi', come puoi vedere, sono due atti di fede identici, perche' entrambi credeno in qualche cosa che non possono dimostrare.
L'ateo non si ferma col dire io non credo che Dio esista o io non ho fede in Dio (o come dici tu, nel tuo esempio, io non ho una fede calcistica, che certo non e' un atto di fede), ma implicitamente o esplicitamente afferma: io credo che Dio non esiste, che è, invece, un vero atto di fede.
Scusami ma se hai una fede politica senza saperne la ragione dovresti rivalutare la tua fede politica :)
In realtà il vocabolo fede non ha un solo significato.
Un credente ha fede in dio, crede che esista senza averne le prove.
Io ho fede in mia moglie, ma a meno che non abbia le allucinazioni sono abbastanza sicuro che esista.
credere o non credere non saranno mai sapere, quindi partendo da questo presupposto entrambe le cose si possono tranquillamente associare ad un "credo"
Sì, se la definizione di non sapere fosse credo sì ma non è cosi, credo non significa non sapere.
Molto bella la tua posizione di partenza nel distinguere i giochi di parole dai fatti. Ed è esattamente una posizione che viene adoperata in filosofia nei confronti di alcuni regressi all'infinito che sono solo apparenti, perché sono solo giochi di parole con le quali descriviamo in nostri modi sempre nuovi lo stesso fatto. Se il fatto è uno e rimane lo stesso, non è rivelante in quanti modi possiamo descriverlo.
Sebbene la tua posizione di partenza sia bella, a mio parere, non sei stato in grado di svilupparla alle sue estreme conseguente, credo a causa del profondo rispetto e ammirazione che provi per alcune persone di fede. Se permetti la porto io alle sue estreme conseguenze.
Gli atei sono coloro per i quali i fatti si limitano al mondo. C'è solo il mondo, quindi alla domanda: cosa causa il mondo, rispondono che il mondo causa se stesso. E' il mondo il fatto che si dà alle loro vite e anche il solo fatto che è sempre esistito.
I credenti (è giusto parlare di credenti e non religiosi perché si può avere fede in Dio senza professare alcuna religione) solo coloro per i quali i fatti non si limitano al mondo perché secondo loro è un fatto che dietro il mondo ci sia Dio. Quindi alla domanda: cosa causa il mondo, rispondono che è Dio che causa il mondo.
Ora veniamo alle estreme conseguenza. I credenti NON possono mai a RIGORE dire che gli atei solo coloro che credono nel NULLA (o meglio che credono nel CASO, qualora si convenga che non è appropriato usare il termine NULLA). Perché è un dato di fatto che gli atei credono nel MONDO. E il mondo è un qualcosa che c'è, che innegabilmente sì dà alla nostra esperienza.
Sono gli atei che a RIGORE hanno il diritto di dire che sono i credenti che credono nel NULLA (o meglio che credono in qualcosa che è FALSO), perché dal punto di vista degli atei sono i credenti che credono a qualcosa che non c'è.
Quindi se avessi portato alle estreme conseguenze il tuo stesso discorso avresti dovuto dire che a RIGORE è esattamente l'opposto di quel che si crede. Si può dire (in una prospettiva atea) che sono i credenti che credono nel NULLA, ma non si può dire (in una prospettiva di fede) che sono gli atei che credono nel NULLA, visto che credono nel MONDO.
Concludo il discorso, affermando che io sono convinto dell'esistenza di Dio, che non sono religioso, e ritengo che gli atei semplicemente usino male la ragione. Perché se si impiega bene la razionalità si arriva all'esistenza di Dio, e non alla sola esistenza del mondo.
Questa sezione commenti tra poco si riempirà di insulti ai credenti, ne sono certo. Non tutte le persone atee hanno la l'intelligenza di Mercadini
Io personalmente disprezzo la religione per tanti motivi, come per esempio, credo sia uno dei principali motivi della arretratezza (culturale e non) di alcuni paesi incluso il nostro, però di certo non mi abbasso a degli insulti.
@@War3p sono contento che non insulti.
Il problema comunuque sta proprio nell'insultare, nel credere che l'altro solo perché ha una visione diversa (ateo/credente/agnostico/...) sia per forza un ignorante o un demente. Il problema non è la religione, sono piuttosto le persone che si uniformano senza pensare perché conviene, senza davvero credere o non credere. La religione in fondo propone messaggi molto positivi e tutto ciò che sta accadendo oggi è un passaggio da una società poco acculturata ma credente (o almeno dichiarata tale) ad una nuova società ugualmemte ignorante ma atea e si dovrebbe invece puntare di più sull'istruzione
Io personalmente credo che l'ateismo promuova la cultura, perché da ateo c'è una buona probabilità che ti avvicini alla scienza, per sapere come davvero funzionino le cose,( nel mio caso grazie proprio a questo sono diventato un appasionato di astrologia e tutto ciò che riguarda l'universo) un credente nella maggior parte dei casi si abbandona alla semplice spiegazione del divino come spiegazione del tutto (non tutti ovviamente) avrei anche da ridire sulla questione dei "messaggi positivi", però non voglio rendere il commento chilometrico, penso che se vogliamo davvero evolverci come umanità dobbiamo abbandonare dei concetti ormai vecchi, che non dovrebbero apparterci più, purtroppo le religioni influenzano troppo la politica e la società, e non dovrebbe più essere così nel 2021. Se dobbiamo davvero puntare sulla cultura come dici tu , ripeto dobbiamo abbandonare concetti ormai vecchi, l'ateismo permette a tutti di sapere davvero chi siamo come umanità, rende tutti più consapevoli.
@@War3p capisco cosa dici e in parte posso condividerlo.
Ci sono comunque anche molte persone credenti di cultura o anche scienziati credenti che hanno scelto di credere con convinzione. Ora sembra che i credenti siano ignoranti perché siamo "freschi" di un'epoca in cui molte persone ignoranti erano credenti, ma quando i credenti saranno solo coloro che davvero ci credono e non gli ipocriti le cose sembreranno tutte al contrario
Mi spiego meglio, io non dico che il credente è ignorante, assolutamente no, può essere acculturato o ignorante, è indifferente, infatti secondo il mio concetto, non è il credente come essere singolo come persona, ad essere il problema, ma io vedo il problema quando una religione influenza in modo prepotente la politica e la società, perché per forza di cose porta dei concetti retrogradi, potrei stare qua ore e ore a spiegare il perché porta dei concetti retrogradi e perché è sbagliato che influenzi così una società.
7:58 dissing ai Sofisti
Dissing agli avvocati e politici lol
F per Salvini e Socrate
@@michelerota1897 SS?
@@lamalello mi dissocio
@@michelerota1897 Socrate un sofista? Aristofane sei tu?
Grazie Mercadini
Beh spesso i credenti non rispettano gli atei. Io da atea non vado in giro a convincere gli altri a non credere. I credenti devono sempre iniziare un sermone e portarti per forza verso il loro pensiero. Fastidio tutto ciò.