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PAROLE/12 Suor Valentina Sala del reparto di ostetricia dell'ospedale San Giuseppe a Gerusalemme

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  • čas přidán 16. 08. 2024
  • L'intervista a Suor Valentina Sala, superiora della Congregazione di San Giuseppe dell’Apparizione, reparto di ostetricia dell'ospedale San Giuseppe a Gerusalemme Est (Sheik Jarrah)
    Il reparto di maternità dell’ospedale S. Joseph ha aperto nel 2015, un ospedale di Gerusalemme, per cui presumibilmente con mamme palestinesi che vivono in Israele come affluenza. Noi puntavamo sul parto naturale, abbiamo inserito il parto in acqua e sono arrivate anche delle donne ebree che cercavano questo tipo di esperienza per mettere al mondo i loro figli. È stata la prima volta che delle donne ebree sono venute in un ospedale palestinese. All’inizio, devo dire, l’impatto tra l’osare di venire da noi e l’accettazione da parte di alcune delle nostre ostetriche palestinesi non è stato facilissimo, ma poi con un lavoro di mediazione, di comprensione reciproca e di incontro è venuto fuori un reparto di maternità aperto a tutti. È stato molto bello, con grande gratitudine da parete delle coppie ebree e con un’apertura a questo tipo di incontro dello staff palestinese. L’ospedale sente, come tutti qua, del livello di tensione che c’è tra ebrei e palestinesi, per cui adesso anche noi dopo il 7 ottobre ovviamente viviamo una certa difficoltà a mantenere questa fiducia reciproca, soprattutto a far credere agli ebrei che possano venire da noi senza nessun pericolo. Si lavora comunque, abbiamo ancora delle coppie ebree che vengono e anche se fossero solo una o due al mese, per me è grandissimo risultato perché è come se si tenesse aperto un canale di dialogo e di possibilità. Però è un lavoro di tessitura finissima, non è una realtà conquistata una volta per tutte, fino a che ci sarà questo conflitto come sfondo.
    Al mese abbiamo circa 200 210 parti, prima le donne ebree raggiungevano anche il 15% ma adesso no, adesso siamo ai minimi termini, però non sono i numeri su cui bisogna puntare ma sono le storie da raccontare perché quello che ci salva qua non sono le percentuali ma sono gli incontri.
    Non è così facile convincere tutti che sia così ideale avere questa molteplice presenza, per tanti adesso l’opzione sarebbe quella di chiudersi. Io dico che siamo un segno di speranza, ma bisogna crederci a questa speranza.
    Questa sera, per la prima volta sarà una testimonianza a tre, nel senso che mi sono portata due mamme italiane, una sposata con un palestinese e una sposata con un ebreo, che hanno partorito al S. Joseph per cui spero che portino loro le loro testimonianze di donne che vivono qui veramente la realtà che anche i loro mariti portano e che inevitabilmente tocca le loro vite.
    Ci sono ancora tante nascite e sono il segno più bello che non ci diamo per vinti. Non si deve cadere in questa sorta di pessimismo cosmico, per cui uno si ripiega su di sé e diventa incapace di guardare all’orizzonte, questo non deve accadere.
    La registrazione integrale della testimonianza si trova qui:
    www.chiesadibo...

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