Dario Magro
Dario Magro
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AIUTO! AIUTO!
la mia prima Bibbia letta dai ragazzi
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Video

don silvano sesta domenica di pasqua
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don silvano
UN CONTADINO USCI' A SEMINARE
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IL RAGAZZO DEI PANI
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LA PECORELLA PERDUTA...e il Buon Pastore
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la mia prima Bibbia letta dai ragazzi
don silvano quinta di pasqua
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Questo video riguarda don silvano
IL SOLDATO BUONO
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la mia prima Bibbia letta dai ragazzi
video di Diego
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Un ragazzo di terza media ci dona un messaggio che lo sta accompagnando in questo tempo
salmi
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riflessione sui salmi
LE DUE CASE
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don silvano quarta di pasqua
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Maggio
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Lisa
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BARBARA
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DON OSCAR
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SUOR LINDA
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DONI PER NATALE
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12 AMICI SPECIALI
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piccoli rituali segno della croce
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TERZA DOMENICA DI PASQUA
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don silvano fede di ogni giorno
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don Alessandro
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don Silvano
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don Matteo
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Ciccio
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terza domenica di pasqua
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DOV'E' GESU'
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SULLA RIVA DEL FIUME
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Piccoli rituali per la vita quotidiana -- pillole da ascoltare o leggere
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seconda domenica di Pasqua
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Komentáře

  • @tommasozonni7165
    @tommasozonni7165 Před 5 měsíci

    Visiete mai chiesto perché la statua di Daniele di conclude vol ferro ? Impero romano ? E pure fopo di loro vi sono stati tanti altri imperi.

  • @giuseppascerra115
    @giuseppascerra115 Před 6 měsíci

    ❤ 💘💝💝💚💚💜💙💙💚💚💝💝💘💘💘😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇😇💘💚💝💙💜💜💙💚💝💘💘💌🤲🤲🤲🤲🙌🙌🙌🙏🙏🙏👏👏👏👏

  • @giuseppascerra115
    @giuseppascerra115 Před 6 měsíci

    Amen 🙏 🙏 🙏 🙏 mamma ❤❤❤ amen 🙏 🙌 👏 👍 🤗 ♥ 🙏 🙌 👏

  • @giuseppascerra115
    @giuseppascerra115 Před 6 měsíci

    ❤❤❤❤😢😢😢😢 amen von Mario scrofani fellbach germany Deutschland Super ❤❤❤ amen 🙏 🙌 👏 👍 🤗 ♥ 🙏 🙌 👏 👍 🤗 ♥ 🙏 🙌 👏 👍 🤗 ♥ 🙏 🙌 👏 👍 🤗 ♥ 🙏 🙌 👏 👍 amen 🙏

  • @giuseppascerra115
    @giuseppascerra115 Před 6 měsíci

    ❤😢😢❤😢😢😢❤❤❤ amen 🙏 🙌 👏 💕 amen 🙏 🙌 👏 gesu Daniele amen 🙏 🙌 ♥ 💕 👏 💖 🙏 🙌 ♥ 💕 👏 💖 🙏 🙌 ♥ 💕 👏 amen 🙏 amen 🙏

  • @giuseppascerra115
    @giuseppascerra115 Před 6 měsíci

    Grazie padre Jesús ❤❤❤ 🙏 gesu amen singore ❤❤❤❤❤❤❤amen 🙏 🙌 👏 💕 amen 🙏 🙌 👏 amen 🙏 🙌 👏 ♥

  • @tommasozonni7165
    @tommasozonni7165 Před rokem

    Daniele profetizza poi tutto quello che sarebbe successo nella GENERAZIONE degli apostoli la GENERAZIONE ELETTA per il regno dei CIELI la GERUSALEMME CELESTE.

  • @Annarosy120
    @Annarosy120 Před rokem

    Grazie..

  • @gabrielebiasetto904

  • @albertociallella9192

    Caro you tub, sei buono solo per pubblicizzare le cose.ma per trovare un film completo(se pur datato),..non servi;,e a causa di cio,..si cerca altrove;-

  • @diegoconti2646
    @diegoconti2646 Před rokem

    Dio ha un nome,in italiano e' GEOVA.

    • @giovannicarbone6550
      @giovannicarbone6550 Před rokem

      Non esiste Geova

    • @brunoleon738
      @brunoleon738 Před rokem

      Io credevo che il Corpo Direttivo avesse detronizzato Geova.

    • @CRCRC
      @CRCRC Před rokem

      Basta con questa cazzata😂😂😂 DIO NON SI CHIAMA GEOVA È una cavolata inventata da voi

    • @diegoconti2646
      @diegoconti2646 Před rokem

      @@CRCRC Il nome proviene dai 4 tetragrammi ebraici che rendono Jehova in italiano Geova.Ti e' chiedo o tocca fa i disegnino??Il nome di Dio Geova sta scritto nei rotoli poi chi ha tradotto la bibbia ha manomesso il nome mettendo titoli come onnipotente signore padre..anziche il nome propio di Dio.Noi esseri umani perfetti ,cavallette.granelli dia abbia..abbiamo un nome e non ce l'ha Dio che ha creato noi e ogni cosa esiste e ha alito di vita??

    • @CRCRC
      @CRCRC Před rokem

      ​​​​@@diegoconti2646 HAHAHAHAHA. Dio non si chiama Geova. Nelle parole del nome di Dio avete aggiunto le iniziali al quale gli ebrei usavano per nominare il vero nome di Dio. Avevano paura di pronunciare il suo vero nome e lo chiamavano in un'altro modo. Voi di Geova avete preso il vero nome di Dio che gli ebrei avevano paura di pronunciare per non peccare e avete aggiunto delle lettere del nominativo che usavano gli ebrei per non dire il nome di Dio, è questo non ha senso!!!!!! Il vero nome di Dio è Yahweh. Se hai intelligenza intellettuale guarda questo video dove te lo spiega meglio. Se invece sei in cattiva fede e pretendi di chiamare dio con un nome falso allora non guardarlo. L'intelligenza è anche un dono di Dio. Che poi Geova non esisteva come provincia in quella epoca. Ascolta questo video con attenzione per cortesia perché spiega tutto bene. Se poi non vuoi ascoltarlo per paura o cosa allora non mi rispondere. czcams.com/video/X9Vi3FYa-ac/video.html

  • @LiberiNellaVerita
    @LiberiNellaVerita Před 2 lety

    Link czcams.com/video/BnmKtxoOKcM/video.html Testo originale in Dialetto (traduzione in italiano di seguito) czcams.com/video/BnmKtxoOKcM/video.html OCIO - Occhio (attenzione, stai attento) Xe caldo e l'afa mi assae Vago in parochia chissà Un'altra battaglia, giornata campale, il GREST ormai sta per inissiar Un'altra battaglia, giornata campale: il Gr.Est. ormai sta per iniziar Arivo come al soito in tempo Ma i nani xe già tuti là No' fasso in tenpo a dir "son contento" che il Don (do-do-do-don) 'taca a urlar Non fasso in tempo a dir "son contento" che il Don (A-a) attacca a urlar Ocio a chel fio là (ocio-ocio) ocio non farlo scampar (o-o-ocio-ocio) ocio a chel fio là (ocio-ocio) ocio non farlo cascar (o-o-ocio-ocio) Semo a metà dea giornada Lo Staff Animatori xe qua Semo stressai, ragassi scalmanai, Ma nessuno de noi altri se arenderà (Tu-tu) Tuto sembra a posto Se 'taca a respirar ...no' fasso in tenpo a dir so' contento, che il Don 'taca a urlar: Ocio! Te prego Don aiutame ti Te prego Don stà insieme a mi Te prego Don tienime un fià bon Cussì fasemo tutti quanti un bel feston Te prego Don son già animator Te prego Don dame ti 'na man Te prego Don fasso quel che ti vol Ma per favor no' sta 'tacar a dir "Ocio..." uno che core l'altro se rompe uno che salta l'altra se nasconde uno che pianse l'altro che frigna uno che urla l'altra se dà botte uno che ride l'altro ha mal de pansa uno che taxe l'altro è da copare uno che xoga l'altro se sloga una saluta l'altra che sputa ocio al Don ocio a chel burron ocio al Don fallo star un po' bon ocio al Don el va a sbater col furgon ocio al Don che ghe sbusa el Lambreton ocio al Don che g'ha perso el giaccon ocio al Don che beve un Litro de chel bon ocio al Don che xoga a balon (pronuncia "baeon") Ocio al Don: el xe el mèio el xe el campion OCCHIO - Ocio è caldo e l'afa mi assale vado in parrocchia chissà... un'altra battaglia, giornata campale, il Gr.Est. ormai sta per iniziare arrivo come al solito in tempo (in orario) ma i bimbi (i nani, i bambini piccoli) sono già tutti là non faccio in tempo a dire "sono contento" che il Don inizia (attacca, parte) a urlare occhio a quel bambino là occhio, non farlo scappare occhio a quel bambino là occhio, non farlo cadere (cascare) siamo a metà della giornata Lo "Staff Animatori" è qua: siamo stressati, ragazzi scalmanati, ma nessuno di noi si arrenderà tutto sembra a posto, si inizia (si attacca, si comincia, si incomincia) a respirare ... non faccio in tempo a dire "sono contento" che il Don inizia (riprende, riparte) a urlare "Ocio a quel fio là" ti prego, Don, aiutami tu ti prego, Don, stai insieme a me ti prego, Don, tienimi un po' tranquillo (un po' buono) così facciamo tutti quanti un bel festone (una bella festa in grande) ti prego, Don, sono già animatore ti prego, Don, dammi tu una mano ti prego, Don, faccio quello che vuoi ma per favore non iniziare (non sta attaccare) a dire "Ocio a quel fio là" uno che corre, l'altro si rompe (si fa male rompendosi qualcosa) uno che salta, l'altra si nasconde uno che piange, l'altro che frigna (piagnucola) uno che urla, l'altra si dà le botte (si picchia) uno che ride, l'altro ha mal di pancia uno che tace (che sta zitto), l'altro sarebbe da ammazzare uno che gioca, l'altro si sloga una saluta, l'altra che sputa occhio al Don, occhio a quel burrone occhio al Don, fallo stare un po' tranquillo (un po' buono) occhio al Don, lui va a sbattere con il furgone occhio al Don, che gli si buca la Lambretta (si fora la ruota del motociclo, o uno pneumatico del veicolo) occhio al Don, che ha perso il giaccone occhio al Don, che beve un Litro di quel buon vino occhio al Don, che gioca a pallone (balon, baeon) Ocio (attenti) al Don, Lui è il Migliore (el mèio) Lui è il Campione czcams.com/video/BnmKtxoOKcM/video.html Link czcams.com/video/BnmKtxoOKcM/video.html

  • @corradopitino7441
    @corradopitino7441 Před 2 lety

    Atti degli apostoli 8, 18-24

  • @tommasozonni6436
    @tommasozonni6436 Před 2 lety

    Dove trovarlo? Andate nella PAROLA DEL SIGNORE li è più autentico.

  • @annaruggiero7995
    @annaruggiero7995 Před 2 lety

    Lo vorrei vedere completo senza spezzoni mi aiuti

    • @gabriellatrani3843
      @gabriellatrani3843 Před rokem

      Ce lho anche io però posso dartelo in privato

    • @gianpaolotrovato4045
      @gianpaolotrovato4045 Před 2 měsíci

      @@gabriellatrani3843 Ciao Gabriella, puoi condividere anche con me il film completo? Ti sarei molto grato per questo.

  • @hmtvmypet
    @hmtvmypet Před 3 lety

    Sua encantadora sidekick mudou muito agradável. O nosso pequeno amigo Djungarian anda também adorável. Deixa a reunião para informar as pessoas nossos amiguinhos.🐹🐹

  • @Limaggese2
    @Limaggese2 Před 3 lety

    Ma perché?! Questa canzone è stata concepita e realizzata da Lillo e Greg per non avere nessuna coreografia! È una canzone che parodizza i ballo di gruppo! Creando dei gesti (stupidi tra l'altro, come fare il gesto di bere il the/caffè/latte quando veniva chiesto di imitare le lancette dell'orologio, o peggio toccarsi i capelli quando dice "Laurie Anderson" che era una musicista mica una parrucchiera) si perde tutto il senso della canzone!! Ed è incredibile che la gente non lo capisca!

  • @barbarafranzosi3413
    @barbarafranzosi3413 Před 3 lety

    Dove si può trovare questo film

  • @nicololegrottaglie8120

    Buongiorno don Silvano e Don Dario, volevo chiedervi adesso , a luglio quando saranno gli orari della confessione. In questa quarantena mi sento in compagnia di Gesù e colmo di fede. Questa bellissima situazione però viene rovinata con i miei costanti peccati. Premetto che ho 13 anni. Non mi confesso da davvero molto , ma ho un problema. Non riesco a confessare i miei peccati. Di alcuni me ne vergogno, e la mia timidezza certamente non aiuta. Vi supplico di aiutarmi

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Non so te, ma sento diversi che affermano: “Non credo che impareremo nulla da questo confinamento. Vedo un po’ tutti tornare ai ritmi frenetici di prima.” Anche papa Francesco si unisce a questa lettura, ma con il tono di un invito quando ha detto recentemente: “cerchiamo di non perdere la memoria, una volta che tutto questo è passato. Cerchiamo di non archiviarla per tornare dove eravamo. Questo è il momento di fare un passo decisivo, di muoverci - dall’usare e sfruttare la natura, al contemplarla.” Perché l’esperienza che stiamo vivendo ci trasformi, percepite la necessità di accettare una certa lotta, non solo nei corridoi delle grandi decisioni, ma anche nelle nostre case e nei nostri cuori? Come se da un lato dicessimo, “non posso lamentarmi, ho la salute ed è già una benedizione, ma vorrei che a causa di questa crisi mondiale cambiassimo il nostro modo di vivere” e dall’altro ci sentissimo dire nel cuore - “non vedo l’ora di tornare alla normalità - a riprendere la vita come prima.” Gesù che ha attraversato la morte e ci manda il suo Spirito, attraversa con noi questo contrasto. Dimora in noi - Non vi lascerò soli, orfani, ma io e il Padre verremo ad abitare in ciascuno di voi - non solo con la Parola, con l’esperienza viva della comunità, ma con la nostra stessa presenza - lo Spirito Santo! Che dono! Arriva a personalizzare il suo dono a tal punto che entra nella mia e la tua storia, così singolare, che suscita doni particolari, passo dopo passo, non solo dall’alto dei cieli, ma dalla terra e sotto la terra… E se i doni dello Spirito sono personalizzati, prendono forma in modo diverso per ognuno e in maniera sempre nuova, in rapporto alle situazioni che viviamo. Viene di continuo a rinnovarci, a sostenere e alimentare la nostra vita e la vita di ogni vivente come Spirito creatore. Crea e ricrea la vita umana e la vita della terra, per anticipare e affrettare la venuta della pienezza del suo Regno. Il Laudato Si’ di papa Francesco ci invita a prendere sul serio l’azione dello Spirito che manda carismi nuovi - possiamo continuare come se niente fosse, ma saremmo docili al suo Spirito? Lo Spirito Santo, che prende posto in noi, apre vie di riconciliazione fra noi e il mondo che ci circonda, costruisce pace fra noi e la terra, che non è senza sofferenza e senza ingiustizie: anche la terra scarta i deboli e su questi scarti costruisce l’evoluzione. La pace con la terra è frutto dell’ascolto, ma anche di un lavoro faticoso… Lo Spirito di Cristo è spirito che attraversa la passione, la sofferenza per amore, anche con la terra perché essa non è sempre amica! Può essere ostile come noi le siamo tremendamente ostili. La natura è selettiva, viventi che gareggiano per la sopravvivenza, creano un’armonia che ci suscita stupore, ma anche orrore, quando vediamo quanto può essere crudele. Cristo umano, vissuto, morto e risorto, manda il suo Spirito per renderci partecipi della redenzione non solo dell’umanità, ma anche del creato. Gesù riconosce un cammino di liberazione che ci coinvolge con la terra, con diversi atteggiamenti: Ci chiama allo stupore - alla contemplazione - Guardate i fiori del campo e gli uccelli del cielo. Alla - libertà interiore - Non preoccupatevi di quello che dovete mangiare o di come vestirvi Alla - condivisione - perché non si tratta di esaltare la povertà, ma di vivere la semplicità e il distacco in nome della fraternità, della condivisione. Anche il creato attende il giorno della sua liberazione, perché non tende spontaneamente verso la condivisione. Tende alla sopravvivenza del più forte. Lo Spirito, che si diffonde in ogni vivente, mettet in atto un’altra evoluzione - non della forza, ma della comunione. Li voci di molti giovani e adulti si stanno animando da questo Spirito. Stiamo riconoscendo il bisogno di condividere questa terra fra di noi ma anche con le altre specie e con i delicati equilibri della nostra casa comune. Possiamo essere già animati dal suo Spirito, molto concretamente, da quello che decidiamo di comprare e di non comprare, da come ci interessiamo dell’economia e della politica. La crisi mondiale del Covid-19, ci offre il dono di aprire i nostri occhi sulla nostra relazione con la terra e di trovare modi per spingere governi e imprese a convertire ogni aspetto della vita umana per renderci di nuovo, giardinieri responsabili di quello che ci ha donato. Che lo Spirito Santo, allora, soffi la sua vitalità su ogni persona perché riscopra il valore della natura, perché sappia promuovere un progresso umano che vada drasticamente ricalibrato in un progresso per l’intero pianeta e non solo per i propri cari, la propria nazione o peggio ancora, per la propria generazione. Invochiamolo per renderci disponibili alla sua azione, che ci porta a strade creative di reale condivisione e crescita.

  • @monicalorenzon3668
    @monicalorenzon3668 Před 4 lety

    Mah, punti di vista! Io onestamente che arrivo solitamente in chiesa 20/30 minuti prima per preparare (trovare i lettori, preparare l’offertorio, accogliere i bambini e ragazzi etc.) assieme ad altri catechisti ed educatori, questa preparazione dell’altare e della celebrazione mi ha fatto sentire lì presente (visto che la vedo ogni domenica), cosa che ci è stata impedita dal Coronavirus! Quindi grazie a tutti i don di averci trattato non da spettatori ma da partecipanti veri, come fossimo in chiesa (con la possibilità di dire la propria preghiera dei fedeli ad esempio)! Grazie don perché vi siete sempre prodigati per farci sentire comunità !!!

  • @mirellascaramuzza1283

    Ma non potete prepare tutto prima...ed iniziare la s messa come conviene?? E prche non registrate in chiesa e non in quella anonima capellina sconosciuta ai più? cappellina molto molto triste e spoglia!!solo voi fate ste misere registrazioni. !!.Tutti registrano in chiese accoglienti che fanno sentire i fedeli veramente nella casa di Dio!!! Ciao

    • @lorenzomedos
      @lorenzomedos Před 4 lety

      buongiorno, mi perdoni, ma non vedo davvero cosa ci sia che non vada nella nostra cappellina. è un luogo in cui noi di San Liberale da decenni preghiamo e viviamo la s. Messa e altri momenti di preghiera. Non vedo soprattutto cosa la renda indegna a farci sentire comunità cristiana; vedo invece come sia adatta, più di ogni altro luogo qui a Marcon, per una videoregistrazione con mezzi tecnologici semplici (smartphone), sia per luminosità che per acustica. Definire "misera" la celebrazione di un team di sacerdoti che in questi 3 mesi di isolamento hanno fatto di tutto per tenere unite le nostre comunità, francamente lo trovo offensivo; per loro e per noi comunità cristiane che abbiamo vissuto in tal modo questo tratto di cammino. Se proprio ritiene la nostra cappellina tanto misera, alla prossima pandemia può offrirsi volontaria per assicurare strumentazione audio e video per una ripresa sufficientemente comprensibile da chi vede da casa nella chiesa che le piace di più. ammesso a questo punto che le chiese della nostra collaborazione siano sufficientemente adorne ed accoglienti secondo i suoi criteri. Davvero mi dispiace, mi creda, leggere un commento del genere, dopo tutto quello che i nostri preti hanno fatto per noi!!!!!!!

    • @mirellascaramuzza1283
      @mirellascaramuzza1283 Před 4 lety

      @@lorenzomedos ok seguirò il suo consiglio !! Ciao lorenzo libertà di pensiero!!!!o no?

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Quante voci…, quanti venti da ogni dove, opinioni, messaggi, video, notizie. Non ci fanno girare la testa? Non sentiamo il bisogno di un riferimento chiaro in mezzo ai tanti ambigui? Di una guida per orientarci in mezzo alle diverse vedute su quello che ci sta capitando? Cerchiamo la gioia e la forza per affrontare i nostri giorni? I prossimi mesi? Quante incognite sul lavoro, se lo porteremo avanti così, la scuola colà, il mutuo, l’affitto…, la vita di famiglia. E troviamo ricette? Anzi, molti di noi ci vediamo costretti a navigare a vista, fra la gran voglia di ripartire e la consapevolezza che la salute va difesa. Cerchiamo di fare dei passi in avanti… ma come, se non abbiamo una via… Da una via ben chiara, troveremmo motivazione, forza di volontà! E Gesù, in mezzo al dramma che lui e i suoi stanno per attraversare dice, “non sia turbato il vostro cuore.” Lui è consapevole. Vede quello che i suoi più affidati collaboratori non vedono e li vuole preparare. “Attenzione, stiamo per affrontare una grande prova e voi una tremenda crisi, ma non temere. Anche se sarò separato da voi, vi preparerò una nuova amicizia, ancora più intensa e profonda di quella che stiamo vivendo ora. Prenderemo dimora in voi, con lo Spirito Santo!” Non c’è momento più opportuno per sentire questa Parola! Sembra che sia proclamata oggi, proprio per noi. Teniamo conto di quello che Gesù non fa! Non offre soluzioni immediate e magiche, non dice “prega che tutto andrà bene!” Non invita tutti ad essere semplicemente più buoni, anche se non guasta mai. Invita i suoi a prendere sul serio quello che lui sta facendo: dice “vi sto preparando un posto, uno per ciascuno di voi, una casa da abitare insieme.” Di che cosa sta parlando? Va detto che Gesù non sta parlando di un luogo fisico o soprannaturale staccato da questo mondo, come il paradiso. Lo preciserà più avanti - sta parlando di abitare dentro chi crede in Lui. Lasciare che lui, nel suo Spirito, prenda dimora in ciascuno di loro e di noi. Gesù, quando dice che troveremo un posto preparato da lui nella “casa del Padre” si riferisce a un’esperienza spirituale e affettiva carica di comunione, che non è ferma, ma in cammino, in dialogo e aperto al dono. Ci sta dicendo che tutto quello che succederà nella sua passione, morte e risurrezione mira a creare quel posto in quella casa già qui sulla terra, in ogni persona che si apre alla fede, casa in cui ognuno potrà trovarsi accolto, capito e provocato, riconciliato, rinvigorito per vivere e costruire il Regno di Dio in atto. E le domande di Tommaso e Filippo aiutano Gesù a precisare meglio questo dono! “Io sono la via, la verità e la vita.” Ti invito a ripetere quella Parola nel tuo cuore “io sono la via, la verità e la vita” per lasciarla lavorarti, per permettere che scenda in te, prenda carne in te. Gesù apre una via nuova, anticipata con l’esodo e con i profeti, ma ora, con la via della croce e risurrezione, lui svela la pienezza di tutte cose, così come stanno. Che meraviglia!! Non è prima di tutto una morale, un insieme di dogmi o l’appartenenza a una religione che ci fa vivere, che ci fa rinascere, ma è colui che sta dietro tutto ciò - è una persona! Questo cambia tutto. Una legge tende a non pazientare ma a giudicare, un dogma tende a non mettersi in dialogo ma esprime certezze ed esige adesione, una religione tende ad avere l’esclusiva sulla salvezza. Gesù, invece, dicendo “io sono la via, la verità e la vita” - si fa cammino umile di comprensione e tenerezza, si fa dialogo attorno a domande per vivere ricerca e scoperta e si fa fonte di creatività e vitalità inclusive della diversità di cammini di ciascuna persona. Possiamo temere questo riferimento perché troppo umano, troppo mutevole. “Ma come? Essere cristiani significa far affidamento a una persona che cammina con noi, dimora in noi col suo Spirito?” Se prendiamo sul serio questo legame come il cuore della nostra vita, scopriamo che non c’è mezzo più efficace di formazione, crescita e realizzazione. Cosa infatti ci ha formato di più nella vita? Un’idea, una regola, un’istituzione? Certo che hanno avuto il loro peso, ma indubbiamente quello che plasma il cuore, la mente e la personalità di una persona più di qualsiasi altra cosa è il legame con un’altra persona e la persona che più potenzia i doni e la libertà di ciascuno di noi, è Gesù Cristo, nostro Signore, lui che ha attraversato la vita e la morte con l’Amore Dono. Lui tocca e modifica i nostri sentimenti, i nostri pensieri, lavora la nostra volontà e il nostro corpo. Attraverso di lui si forma la comunità credente nel Regno di Dio, con il continuo chiarimento della legge, dei dogmi e della vita che la costituiscono. Torniamo a Lui continuamente, via, verità e vita - umile cammino, dialogo e apertura al dono.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Per molti di noi, la realtà della nostra dipendenza, gli uni sugli altri, arriva forte e chiara, fin troppo chiara! - proprio durante il confinamento siamo quasi costretti a riconoscerci… una società! Prima, potevamo illuderci più facilmente, di poter navigare in questa vita come individualisti, di poterci muovere senza tener conto degli altri. Ora, invece, solo per andare a comprarci un pezzo di pane, ci rendiamo conto quanto siamo legati agli altri: gli altri che fanno bene o male il loro mestiere, che approfittano o non approfittano del nostro bisogno per speculare, che assicurano la disinfezione dei negozi, gli altri che sono in fila e nonostante le distanze e i dispositivi, sanno offrire gentilezza oppure rimangono ancora più distanti… Gesù, attraverso una semplice immagine, ci riporta a questa consapevolezza. Siamo in un ovile di relazioni e siamo davanti a diverse forze che competono per fare da pastore dei nostri legami perché senza pastore, non possiamo contare su una base di cooperazione sociale, non possiamo essere né liberi, e nemmeno in pace. E quanto è delicato questo periodo! - quanti possono sfruttare l’occasione per indebolirci ancora di più: è con rabbia e sofferenza che ci troviamo in preda a sfruttatori: politici che pare abbiano più a cuore il proprio tornaconto, imprenditori che non pensano ai bisogni delle famiglie, case farmaceutiche, venditori di alimenti, mascherine, guantini e amuchina che lasciano schizzare i prezzi… Gesù dice bene: attenzione ai ladri vestiti da pastori - rubano, distruggono e uccidono!! Ma Gesù sta usando questa immagine per andare più a fondo. Sta parlando sì di relazioni fra noi, ma soprattutto di una relazione che governa la nostra interiorità, perché per Lui, e si coglie questo da come agisce nella vita, si parte sempre dalla persona. Prima di tutto, è il nostro cuore che ha bisogno di un pastore fidato, altrimenti cade nelle mani del ladro, che il Vecchio Testamento chiama idolo (e i guru dell’informazione, della pubblicità e propaganda lo sanno bene). Gesù parte dalla persona per arrivare alle strutture! Sì, ci sono organizzazioni sociali migliori di altri, ma quello che fa la differenza sono le persone, le nostre scelte, la nostra etica pratica, il nostro modo di condurre le nostre relazioni! Ecco come Gesù intende il Regno di Dio. E’ un’esperienza reale di fraternità in cammino in cui ognuno è chiamato a fare la sua parte liberamente, perché vive in relazione con lo Spirito di Cristo che dal cuore di ognuno rigenera comunione: lì nel nostro cuore, dove giocano ladri, briganti e il Signore stesso. Il pastore dell’ovile, infatti, è descritto da Gesù come uno riconosciuto dalla sua voce, che si relaziona personalmente con ogni persona. Non è una fraternità automatica, magica, imposta dall’alto, frutto dell’obbedienza cieca che porta il sorriso stampato. È invece un’esperienza di relazione dentro la dinamica pasquale della fraternità, pasquale perché sa passare attraverso le diverse gioie e perdite che ogni esperienza concreta di fraternità comporta. Se il pastore è pasquale, mette la sua vita e morte a servizio della vita di ciascuno, non prende.. ma.., cercando reciprocità.. si dona, non si allontana o si vendica.. ma si rende disponibile e vulnerabile fino a lasciarsi uccidere per amore. Non fa tutto da solo ma diffonde il suo stesso Amore, che sa vivere la sofferenza per amore. Lo elargisce attraverso il suo Spirito in ognuno di noi, perché viviamo con lui il cammino di servizio in modo unico, personale e comunitario. Mantenere e nutrire la relazione con Gesù sta al centro della vita fraterna, ma la si vive in una società più ampia, in continuo discernimento di fronte ai ladri e briganti di questi tempi; per essere a nostra volta, promotori di relazioni oneste e autentiche. Quanti fra noi, stanno vivendo proprio da Regno di Dio in mezzo alla vita sociale… proviamo a ricordarli e dare lode a Dio per come il suo Spirito si fa avanti!: prima ho fatto un elenco di ladri, ma non possiamo fare un lungo elenco di persone che sono vero lievito nella pasta di questo mondo?: denunciando abusi e sfruttamenti, facendosi vicini alle persone sole, dando conforto alle famiglie particolarmente sotto stress. Quanti si stanno muovendo per inventare vie nuove di solidarietà reale.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ascoltare un Salmo (il 103) Ciao e ben arrivata, ben arrivato. Passiamo al terzo audio sulla fede nella quotidianità. Ho parlato con alcuni e mi hanno condiviso come si sono ritrovati in questo percorso. Hanno scoperto i Salmi molto vicini, che esprimono la vita di fede in diretta, con tutta la sua grande varietà di esperienze. Altri, invece, mi hanno detto che trovano difficoltà a personalizzare una preghiera così antica, con il suo stile e contenuto percepiti lontani dalla nostra sensibilità. In questo ascolto desidero offrire una serie di esemplificazioni di come un Salmo potrà diventare preghiera personale. Cercherò di evitare che gli esempi vengano presi da modello, proprio per incoraggiare ciascuno di noi a mettere in campo il proprio vissuto concreto di fronte alla Parola di Dio. Se hai già familiarità con l’ascolto, puoi saltare questa parte e andare direttamente all’ascolto del Salmo 103 (al minuto dell’audio) Intanto ricordiamo che l’ascolto della Parola di Dio richiede dei passaggi, simili ad ogni esperienza di comunicazione interpersonale. Non si entra in immediata comunicazione con nessuno, forse nemmeno con noi stessi e questo principio vale anche per la Parola di Dio. Ci vogliono atteggiamenti, una certa gradualità e attenzione, se vogliamo che ci sia un vero dialogo. · Prima ci si saluta, ci vogliono tutti quei accorgimenti che favoriscano l’accoglienza, · poi, se notiamo dei pregiudizi nei confronti dell’altro, cerchiamo di metterli da parte e sintonizzarci con quello che l’altro ci sta cercando di comunicare, · lasciamo che la comunicazione dell’altro ci risuoni dentro, venga decifrato e poi, diamo un nostro rimando, attenti a cogliere se abbiamo capito o meno, · l’altro può confermare o correggere la nostra comprensione e entriamo in dialogo. Anche l’incontro con la Parola di Dio segue una prassi. Un’antica tradizione della Chiesa la chiama “lectio divina”. Ecco una scaletta che potremo applicare al Salmo 103. · Prima di leggere il Salmo, cerchiamo di fare un breve momento di raccoglimento. Qui il corpo gioca un ruolo importante: la posizione, la schiena retta, il respiro costante. Invocare lo Spirito Santo, seguendo il proprio respiro può essere di aiuto, come anche l’invocazione di Dio, con il segno della croce fatta lentamente. · Si inizia poi a leggere. Non è secondario leggere e rileggere il brano con calma. La semplice lettura curata, aiuta a individuare il versetto o parola che più chiama la nostra attenzione. In questa tappa è importante passare dalle molte parole a una parola. Si tratta di soffermarsi su un versetto che si può memorizzare e ripetere. Non temere di “sbagliare”, di avere l’impressione di non fare giustizia a quello che il Salmista sta cercando di esprimere. Lo scopo della preghiera con un Salmo è di aprire il nostro cuore a un incontro personale con Dio, attraverso la Scrittura. I Salmi fanno da tramite per chiamare fuori la nostra vita ad un dialogo e questo è possibile se focalizziamo l’attenzione su poco e con semplicità di cuore. · Una volta individuato il versetto, possiamo ripeterla, starci sopra, lasciare che risuoni in noi per vivere la tappa che gli antichi chiamano meditazione. La semplice ripetizione, fa emergere una risonanza. Uso questo termine per indicare più di un pensiero. Non è un semplice ragionare, quanto un coinvolgimento del cuore, che riguarda sì, l’intelletto, ma anche i sentimenti, corpo e le nostre relazioni. Quando una risonanza si è formata e magari articolata, possiamo esprimerla in un dialogo con Dio. Possiamo scegliere il modo più adatto a noi: la lode, la supplica, una domanda, una protesta, la richiesta di perdono, ecc. · Può essere che si arrivi a percepire la presenza di Dio, a provare la relazione viva con Dio e decidiamo di restare dentro questo legame. Questo passaggio si chiama contemplazione e può essere senza parole. Si rimane in silenzio. Non è una tappa programmabile e può essere un’esperienza rara. · L’ultimo passaggio dipende dalla presenza o meno di altri. Se hai l’opportunità, puoi condividere le tue risonanze con altre persone presenti. Lo scambio stimola ulteriormente l’incontro con Dio e la sua Parola, perché la vita dell’altro mi fa cogliere aspetti nuovi che non mi arrivano dall’ascolto personale e spesso l’esperienza comunitaria della Parola ci permette di entrare in comunione fra noi. Come avrai già colto, ogni Salmo ha una sua impostazione, una sua tonalità poetica: la maggior parte segue il percorso della supplica, molti altri la lode e alcuni la meditazione sulla vita. Il Salmo 103 è una preghiera di benedizione. Do ora un esempio di meditazione del Salmo. Dopo il raccoglimento, la lettura e l’individuazione di un versetto, scelgo di ripetere nel cuore il v. 11: “perché quanto il cielo è alto sulla terra così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono”. Arrivo alle seguenti risonanze e scambio con Dio. · Mi lascia una risonanza di liberazione. Mi trovo davanti a un’improvvisa leggerezza di cuore davanti a Dio perché non mi tratta come mi tratto io. Il mio cielo è fatto di giudizi e accuse nei miei confronti. Spesso mi tengo sotto scacco da solo. Posso esigere sempre di più da me e questo mi porta a disperdere energia e a chiudermi in un circolo vizioso, fra me e me - giudice e imputato. La parola “così la sua misericordia” mi apre gli occhi a come mi chiudo in un gioco di autosufficienza e l’affido al Signore dicendo: “prendi Signore, la mia presunzione di saper fare meglio di te, fammi camminare alla luce della tua bontà”. · Davanti allo stesso v. 11, un altro giorno con un altro stato interiore, vivo una risonanza molto diversa. Mi sento indisposto ad accogliere l’ampiezza della misericordia di Dio. Mi urta perché mi sembra di impigrirmi, di approfittarne, di sfruttare questa bontà per abbassare la guardia e non mettermi in gioco davanti alle sfide del vangelo. Mi irrita una testimonianza tiepida, proprio a causa di un perdono vissuto a basso prezzo. E finisco la meditazione con l’invocazione: “perdonami Signore per come stravolgo la tua misericordia, per come la prendo e ti lascio, per non essere guidato verso azioni concrete”. Ritorno sul Salmo un altro giorno e mi soffermo sul v. 17, “Ma l’amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono” · La Parola mi mette in contatto con la relazione sempre disponibile di Dio. Così lo percepisco. Mi sta davanti, attorno, che mi genera e rigenera. In questi giorni difficili, si fa avanti come una continua cura che io posso accogliere o ignorare. Come dice nei vv. 4-5, “circonda”, “sazia”, “rinnova”. Cerco di restare dentro questa esperienza di tenerezza e si fa presente in me la persona di Gesù. Riconosco che non è subito interessato a farmi fare qualcosa, a realizzare chissà quali progetti. Mi viene incontro con pazienza e accende la mia fiducia nella vita. Finisco con l’invocazione: “Gesù, fammi sentire il tuo amore, fammi vivere del tuo amore, anche nella mia povertà umana.” · Lo stesso versetto, ascoltato in un altro momento mi proietta più, verso il futuro. Non mi soffermo tanto sull’amore come sensazione, quanto come promessa. Trovo l’amore di Dio non limitato a me, ma che lavora tutta l’umanità. Mi riempie di tenerezza per questo mondo, alle prese con dure prove. Volti, colloqui entrano nel mio cuore e li porto con me. Mi sento accompagnato all’impegno e alla cura per l’umanità che incontro. E dico allo Spirito Santo: “vieni Spirito Santo a farmi partecipare oggi al tuo Regno, nel mio piccolo.” Spero che questa condivisione ti apra a fare il tuo cammino. Quando si ascolta la Parola si avvia un incontro che può suscitare diverse esperienze, da vivere con autenticità anche quando sembrano contraddire la Parola stessa. Anche se davanti allo stesso v. 17 uno dovesse vivere la risonanza: “Signore, ti affido il mio smarrimento. Ho perso il senso che tu sia sempre presente con il tuo Amore,” sarebbe un ascolto valido del Salmo. Si tratta infine, di essere dentro una relazione viva e reale con Dio, che ci parla al cuore. Buon ascolto e a presto.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ciao e ben arrivata, ben arrivato a questo ascolto. Non so se hai avuto la stessa impressione, ma non ho mai trovato i vangeli della domenica così attuali e penetranti come in questo periodo di confinamento… e la lettura di questa domenica, dei discepoli di Emmaus, lo è ancora di più - tanto che ti suggerisco di essere più audace. Appena puoi, prenditi del tempo con il vangelo in mano. Non limitarti alle omelie per televisione o a riflessioni come questa, su internet. Leggi e ascolta questo brano tu stessa, tu stesso. È così potente che ti farà guardare tutto con altri occhi, magari anche Gesù che cammina a tuo fianco. Ti voglio dare solo qualche riferimento, evidenziare i passaggi per aiutarti a scegliere quello che ti chiama in causa, per andarci dentro, con la tua sensibilità, le tue domande e la tua situazione di vita. Due discepoli girano le spalle alla Città Santa, Gerusalemme, il luogo della speranza in cui le promesse dovevano avverarsi… la venuta del Messia, la pace, la giustizia, la fraternità. Camminano in due, nella relazione che rende il dialogo possibile. Esternano quello che li abita e la loro amicizia li da’ modo di essere in movimento, sebbene nella delusione. Gesù li affianca, non a caso come terza persona, e cammina con loro, discretamente chiedendoli che cosa vivono. Desidera partecipare attraverso l’ascolto e mentre cerca di accogliere e capire, li aiuta ancora di più, a dire quello che li succede nel cuore, perché lo vedono.. un estraneo. Comunicare a uno sconosciuto costringe a precisare meglio le cose, perché non si può dare nulla per scontato. Davanti a una terza persona siamo stimolati a contestualizzare, a comunicare aspetti apparentemente secondari e considerare cose rimaste in penombra. Sono facilitati a capire meglio se stessi e già iniziare a gettare una luce diversa sugli eventi. Mentre parlano, sembra che tutto prenda più corpo: i contrasti, lo sconforto, il disorientamento; come se l’estraneo a loro fianco, che cammina con loro e ascolta, li permettesse di rendere più tangibile gli eventi, tanto da portare noi a chiederci, “Ma davvero stan camminando nella direzione opposta rispetto a Gerusalemme? O non è piuttosto il contrario? Grazie a Gesù, stanno entrando nella storia che pensavano di aver lasciato e che fosse finita. Hanno modo di intravvedere una progressione, anche se appena abbozzata - “…alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti…” Allora Gesù interviene con un tono che lo rende ancora più estraneo - “Stolti e lenti di cuore…” Fino a quel momento poteva apparire come un curioso o uno che fa semplicemente da specchio, ma con questa parola improvvisamente svela come stava ascoltando. Non era per niente passivo, ma stava interpretando i fatti, stava entrando negli eventi con la Parola di Dio, con la storia di un’umanità in lotta con l’ascolto da sempre… e cosa vede? “Non bisognava che il Cristo patisse…?” Ora si coglie perché Gesù è straniero e lo è sempre stato - non guarda alla sua sofferenza e morte come loro (come noi). Per loro, è una sofferenza finita, tragica, inutile, uno spreco. Per Lui, la sua sofferenza è attiva: rivela, incontra, fa verità, trasmette Dio all’umanità, la passione di Amore all’umanità che fa il male. Il perdono, la liberazione, la riconciliazione non arrivano da un Dio magico e impassibile. Basta con la magia miracolistica! Dio è amore che patisce e soffre per Amore e così attraversa il potere della morte. E il segno chiaro che Gesù non rimane sul piano della religiosità magica è il cammino. L’incontro con la Buona Notizia della morte e risurrezione di Gesù è sempre un percorso a tappe. Non è per questo che appena i discepoli lo riconoscano nello spezzare il pane, Lui sparisce dalla loro vista? Per rimandarli a sé stessi e alla loro scelta di aderire personalmente a Lui o meno, di unirsi o meno a Lui che cammina con loro ogni passo del loro percorso nel Regno di Dio? Sì, quel pane è Lui, ma anche loro diventano il suo corpo da condividere con gli altri - il lievito del Regno di Dio! Il Signore ci vuole coinvolgere in questa stessa trasformazione - graduale, passo dopo passo, buon cammino!

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ascolto dei Salmi 42-43 Ciao.. Eccoci a continuare il nostro percorso sulla fede nella vita di ogni giorno. Nell’audio precedente ho cercato di evidenziare come a Dio interessi davvero tutto quello che siamo e facciamo. Gesù è proprio la chiara e limpida testimonianza della spiritualità feriale. Lui scorge la relazione con Dio e della sua attività in ogni cosa, in ogni persona: dai gigli del campo agli uccelli del cielo, dal gesto di una vedova alla donna che prepara il pane. Nelle prossime riflessioni, continuerò un percorso sui Salmi, preghiere che ci possono accompagnare a scoprire Dio dentro il nostro quotidiano. Man mano che prendiamo confidenza con il libro dei Salmi spero che ci accorgiamo quanto la sacralità sia ovunque, anche nelle situazioni più difficili, per considerare tutto quello che stiamo vivendo come potenziale esperienza di Dio. Intanto, cerchiamo di tenere presenti alcune attenzioni per entrare ne i Salmi e farli la nostra preghiera. · Fanno gran uso di simboli e metafore. Il simbolo è molto più ampio e ricco rispetto ad un concetto. Può essere descrittivo, rievocare sensazioni ed ha la strana proprietà di sollecitare ulteriori elaborazioni da parte di chi ascolta. · I Salmi si esprimono attraverso parallelismi e ripetizioni. Così un po’ imitano la nostra vita quotidiana, fatta di un ritmo che poi diventa una lenta progressione. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui qualcuno trova i Salmi lontani dalla nostra sensibilità. La nostra cultura razionale tende ad avere un rapporto pragmatico e consumistico con la realtà. I media ci abituano ad un linguaggio immediato e forte per colpire e catturare la nostra attenzione. Una volta capita una cosa, passiamo a un’altra. Parole e immagini riprese più volte, con diverse sfumature, seguono un ritmo graduale, tipico della vita interiore. Ci accompagnano all’approfondimento delle risonanze che ci abitano e possono aprirci a un cammino più ricco e profondo con noi stessi, con gli altri, con l’ambiente e con Dio. · I Salmi seguono un percorso, dal passato al futuro e quindi sono da considerare dentro una storia articolata e magari protratta nel tempo. · Coinvolgono diversi attori. Partono dal sé per passare a Dio e poi esprimono una richiesta che riguarda gli altri, come fonte di gioia e festa o come avversari, fonte di contesa e violenza. Ti invito a prendere in mano i Salmi 42-43. Basta leggerli insieme una volta per accorgerci che sono un unico Salmo: vedi la continuità e il ritornello ripetuto tre volte. Possiamo anche notare tutti gli aspetti ricordati prima, ma andiamoci dentro. Il salmista manifesta cura nei confronti del suo stato interiore. Si rivolge a sé stesso. Ascolta se stesso, usando il termine “anima”, perfino alla terza persona - “perché ti abbatti, anima mia..?” Torna più volte e in diversi modi su questo dialogo interiore, fino a renderlo il filo rosso dell’intero Salmo. Interrogandosi, cerca di descrivere ciò che gli abita. La sua interiorità è come un cervo che anela ai corsi d’acqua e allo stesso tempo rimane con la sua sete. Come se gridasse perché la torrente si è seccata. Rimane assetato… di che cosa? Dice al v. 3, di Dio.., della vitalità di Dio,! Non sta parlando di una mancanza solo temporanea, anzi, va più in profondità e identifica la sensazione chiaramente. L’immagine dell’acqua si trasforma in lacrime per la derisione degli altri e l’assenza di Dio: è una mancanza che lo tormenta e lo evoca con una domanda senza risposta - “dov’è il tuo Dio?” Possiamo soffermarci qui e chiederci: · Come percepisco me stesso in questo momento? C’è un’immagine che lo rende bene? Se dovessi rivolgermi una domanda, quale mi farei? · Vivo la sete interiore? Di che cosa? Di chi? Oppure anche io vivo la sete di Dio? Che cosa mi manca di Dio? Continuando, il salmista fa un passo dentro questa assenza di Dio e ce la descrive come una presenza sentita… che gli manca. Un conto è vivere un’assenza indifferente e fredda. Un conto è ricordare la gioia, la vita di comunità, la festa e provare la sofferenza per la sua mancanza (v. 5)! Le sue lacrime non sono un pianto di sfogo e basta, ma sono ben ancorate nell’esperienza concreta del cuore. Questo passaggio è molto importante per la nostra vita con Dio. Quando rimaniamo sul generico, non diamo spazio al nostro cuore perché si coinvolga concretamente. Rimaniamo sordi. Piuttosto che progredire, rimaniamo sospesi in una specie di guado emotivo o intellettuale. Questo potrebbe servirci da regola per le nostre relazioni, ma soprattutto in rapporto a Dio. Più siamo generici o concettuali, meno ci mettiamo in gioco e meno siamo in cammino. Il salmista, invece, è attento a precisare il contenuto della sua esperienza personale. Trovare parole per oggettivare e manifestare quello che viviamo è a volte faticoso e non sempre soddisfacente, ma ci riserva frutti importanti per la nostra crescita. Al versetto 7 continua il suo ricordo. L’acqua, ora diventa cascate, “onde sopra di me, sono passate”, ma non lascia questa descrizione della difficoltà che sta passando, nel mondo delle metafore. Scende nel concreto. Parla al presente! Mentre rievoca la mancanza di Dio, porta a gala sempre di più la sorgente del suo malessere. È “tormentato dal nemico”, un disagio che lo sconvolge “fino alle ossa” e lo descrive come un insieme di “avversari” (v. 11), “gente senza fede” (43, 1). Con tutta probabilità si tratta di una persona che si trova sola dopo aver subito dei tradimenti nella comunità. Di nuovo, possiamo soffermarci e chiederci: · Anche io vivo un malessere, un senso di conflitto? Con chi? Provo a dare nome a tutto ciò. · Mi sento anch’io isolato da certe persone o dalla comunità e come mi trovo in questa esperienza? Infine, la preghiera si rivolge al futuro. Chiede a Dio di combattere la sua lotta. Riconosce che la sua storia non è condotta né da lui/lei né dai suoi avversari, ma in relazione con Dio che si muove attraverso i suoi conflitti e così smuove il suo cammino. Riprende l’invocazione del v. 9 davanti alla sua tristezza (43, 2) e sale verso immagini del Tempio: il monte, l’altare, il cantare con la cetra. Con queste immagini esprime la sua fiducia nella Promessa di Dio, che ha sempre operato nella storia e unisce il cielo e la terra sul monte di Dio. Per un ebreo è semplicemente un’espressione di affidamento. Si può cogliere come la prima parte del ritornello ceda gradualmente il passo alla seconda parte “spera in Dio, ancora potrò lodarlo…” Il Salmo esprime un cammino, un dinamismo che apre verso la crescita. Non lascia che nessuna tappa diventi blocco o chiusura, ma affidandosi, ogni passo porta a una ridefinizione di quello che si sta vivendo e un movimento verso l’inatteso di Dio. Ecco le ultime suggestioni: · Come mi suona l’invocazione “giudicami, o Dio, combatti la mia lotta” · Ti invito a riprendere in mano il Salmo, anche a distanza di giorni, per sostare su quella parola o versetto che ti colpisce e lasciare che ti metta in contatto con la tua vita e Dio.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ciao. Desidero riflettere con te sulla nostra vita di fede in questo tempo. Forse, insieme a tante dimensioni della nostra vita messe a dura prova, troviamo anche la nostra relazione con Dio. Senza poterci ritrovare per le celebrazioni, ricevere l’eucaristia o vivere la riconciliazione, alcuni di noi potrebbero sentire che anche la fede venga un po’ meno, come sospesa. Intanto mi sembra importante ribadire quello che per molti di noi potrebbe sembrare scontato: la fede riguarda tutto quello che viviamo. Anche se tendiamo a dare più attenzione a Dio quando preghiamo, Dio è sempre in relazione con noi: nelle faccende di casa, nel lavoro, nel vissuto della coppia, nello svago.., insomma, Dio è all’opera in tutto ciò che è umano, soprattutto quando siamo in difficoltà. Gesù ci ha manifestato la fede come intrisa di quotidianità e gli evangelisti, mentre non mancano di ricordarci quanto frequentava la sinagoga e il Tempio, ci sottolineano molto di più (in particolare Luca) il suo dialogo feriale e spontaneo con il Padre. Ci riportano la sua preghiera personale, con dettagli sorprendenti (vedi la Trasfigurazione o Getsemani): nel deserto, sul monte, attorno a una decisione importante come farsi battezzare, formare il gruppo dei dodici, chiamare Lazzaro dalla tomba o camminare verso la sua passione. Gli evangelisti ci raccontano una preghiera frequente che viene dal cuore. Gesù vuole farci cogliere come la fede faccia parte del vivere, in tutti i suoi aspetti: da come parlo a come ascolto, da come agisco a come riposo. Non a caso, il libro della Sacra Scrittura più citata da Gesù, è proprio quel libro che si dedica alla quotidianità, al dialogo continuo con Dio: il libro dei Salmi. Forse molti di noi non abbiamo familiarità con questo libro e ci troviamo con un linguaggio distante dalla nostra sensibilità, ma se ad esso diamo tempo e lo frequentiamo con pazienza, è capace di dare voce a ciò che ci abita. I salmi non sono da intendere come preghiere nel nostro senso comune. Non sono una litania di richieste o di pietà religiosa. Non sono simmetrici, puliti, ben ordinati e prevedibili. Come dice Ravasi, sono più vicini al rumore della strada che alla quiete del monastero, perché sono intrisi di umanità, pieni di colori e sfumature di ogni tipo. Alcuni esprimono contraddizioni, contrasti, altri armonia e affetto. Il Salmo 1 presenta un mondo lineare, dove chi vive la vita del giusto si trova premiato con una vita rigogliosa, mentre chi vive da malvagio finisce con una vita sterile, ma lungo tutto il cammino del salterio succede di tutto, fino a vedere il malvagio premiato e il giusto defraudato (vedi il Salmo 73). Questo perché i salmi aderiscono a noi e ai nostri vissuti, spesso complicati e mutevoli. Abbandonano la narrazione e la coerenza razionale e si esprimono piuttosto con la poesia attraverso una miriade di modalità: da espressioni d’affetto e gioia allo sfogo violento e vendicativo. Il libro dei Salmi è variopinto perché i suoi autori originari vengono dal popolo di Dio che hanno consegnato le loro esperienze di fede agli scribi e che a loro volta, lungo i secoli, li hanno sistemati, per concludere con 150 salmi distribuiti in 5 libri. Proviamo ad ascoltare un Salmo insieme e scoprire la ricchezza di queste poesie: propongo il Salmo 13 (12). L’invocazione iniziale “fino a quando”, ripetuta per quattro volte, suona come un grido. Si rivolge a Dio esprimendo un profondo senso di smarrimento e desiderio! Potrebbe avere i risvolti di un rimprovero, di un tradimento o della comunicazione di una profonda attesa ferita… Potrei chiedermi, “Come suona in me l’espressione fino a quando, in questo momento?” Non potrei sentirmi così, con Dio? A volte mi potrebbe capitare di dire nel mio cuore “Mi stai dimenticando? Perché non ti trovo più?” Quando sento il versetto “Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?” che cosa mi abita davanti all’espressione - il tuo volto. È il desiderio di vicinanza, di amicizia, di incontro? Che cosa è per me? Quando passo al v. 3, mi identifico con certi sentimenti come l’affanno, l’addensarsi di pensieri, la lotta interiore, la tristezza e infine la presenza di un nemico? Nei Salmi torna spesso la figura dell’avversario e nemico e lo potremo sentire distante da noi, ma come vediamo più avanti, al v. 4, la figura è carica di simbolismo. Il nemico non è necessariamente una persona con nome e cognome, ma si riferisce alla morte. Si tratta di una persona malata? Non è precisato e questo ci lascia la possibilità di applicare l’esperienza di limite a noi, a diverse situazioni che ci possono togliere vita. Da qui alcuni spunti per unirci alla preghiera del salmo: · “Anch’io ho bisogno di luce agli occhi, come dice il salmista? In che senso e davanti a quale situazione?” · “Che tipo di perdita sto vivendo in questo momento che desidero affidare al Signore?” Al v. 6 il Salmo termina facendo un gran salto. Dal grido dell’inizio passa improvvisamente alla fiducia. Questo perché un Salmo può esprimere un percorso che ricopre un certo arco di tempo. Per giorni il salmista poteva aver vissuto i vv. 2-3, per altri i vv. 4-5 e infine, dopo una certa lotta, il v. 6. Questo ci permette di soffermarci su una sola parte del Salmo, magari un versetto, una parola e attraverso quella entrare in relazione con noi stessi e il Signore. Ti auguro di prendere confidenza con la tua fede già in atto, nella tua quotidianità e trovarti, magari, aiutata o aiutato dalla grande esperienza dei Salmi - preghiera che attraversa i secoli. Buon cammino Se hai la possibilità e il desiderio, potresti ascoltare alcune parole del Salmo 13, inserite in un pezzo di musica composta da Wynton Marsalis. Si chiama “Due North” (che significa “Verso il Nord”) ed è la conclusione di un’Opera Jazz intitolata “Blood on the Fields” (o “Sangue sui Campi”). Presenta la storia travagliata di una coppia africana deportata e venduta come schiavi nel sud degli USA prima della guerra civile. Le parole “How long” che qui significa “Fino a quando?” vengono gridate mentre camminano verso il nord, scappati dai loro padroni. Invocazioni si accavallano e si sovrappongono: “How long?”, “Oh Lord”, “Help me Lord” e ogni tanto qualche altra invocazione come “Thankyou Lord”: tradotte in ordine - “Fino a quando?”, “O Signore”, “Aiutami Signore” e “Grazie Signore.”

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Riflessione su Gv. 20, 11-18 Ben arrivato, ben arrivata a questo ascolto insieme. Ti avviso subito che questa non sarà una riflessione sul vangelo di questa domenica, la seconda di Pasqua, ma una continuazione dell’ascolto sul vangelo di domenica scorsa, il vangelo del giorno di Pasqua. Inoltre, ti suggerisco di soffermarti sulle domande, per fare un ascolto tuo sul vangelo e quindi, se non l’ascolti tutto su un colpo non è un problema, anzi.. potrebbe essere meglio, ma vedi tu. Ho fatto la scelta di approfondire il vangelo dell’incontro fra Maria di Magdala e Gesù, perché non lo sentiamo mai di domenica. Per qualche motivo è stato omesso. Invece, meriterebbe la nostra attenzione. Il primo incontro personale con il Risorto, raccontato dagli evangelisti, avviene proprio con lei. Non è a caso che tutti i vangeli concordano nel ricordare che sono le donne a seguito di Gesù a fare da prime testimoni della risurrezione. Spero che il Magistro, un giorno, si ravveda. Se non l’hai già fatto, può aiutare l’ascolto della prima parte di questo vangelo che si trova in Gv. 20, 1-10 e che ho commentato nell’audio di Pasqua. Ascoltiamo adesso i versetti da 11 a 18. L’esperienza del Risorto inizia con il vuoto, la mancanza, con una ferita inflitta su una ferita aperta. Maria è dentro un dolore difficile da sondare. Ha assistito alla morte atroce del suo liberatore, suo confidente e Maestro. Bisogna riconoscere che il suo legame con Gesù aveva tutto un altro peso rispetto a quello dei discepoli maschi, proprio perché era inaudito che un rabbino chiamasse al suo seguito, delle donne. Possiamo solo immaginare quanto lei è stata coinvolta da Gesù, per motivare una scelta così stramba e controcorrente. Non è certo una forzatura pensare che le donne abbiano vissuto, per quei anni, un attaccamento ancora più intenso nei confronti del Maestro rispetto ai maschi…. Vederlo poi.. schiacciato e massacrato di colpi e flagelli, vederlo morire sotto la tortura della croce le avrà straziate e per entrare in questo vangelo, abbiamo bisogno di tenere presente che da giorni portano dentro quella sofferenza nel cuore. Maria di Magdala va al sepolcro per portare avanti una tradizione, ma soprattutto per curare le ferite della tragedia che lei ha subito. Cammina, col desiderio di riavere Gesù vicino, almeno attraverso il suo corpo, la vicinanza del suo corpo. Ma quando arriva e trova la pietra rotolata via e la tomba svuotata, che cosa vive? Tu al suo posto, cosa avresti sperimentato? Prova a starci dentro e immedesimarti. L’evangelista ci dice che corre - una corsa che manifesta sensazioni: .. lo spavento?, rabbia verso chi ha manomesso l’unico rifugio a lei rimasto per cercare un po’ di consolazione?, ansia di ritrovarlo?, preoccupazione… un batti cuore che la prende dalla testa ai piedi? E dopo aver avvisato Pietro, lei torna al sepolcro, ma resta fuori a piangere. Cerchiamo di entrare in questo pianto. Che cosa si muove in lei? Il senso di impotenza di fronte a gesti insensati e violenti che non smettono di farle del male? Non potrebbe sgorgare dal cuore un “perché” intenso e doloroso … “Ma perché, perché volergli così male? Perché portarmelo via? Ma cosa vi ha fatto? Era solo buono, solo buono… Bastardi! Bastardi!!!” E poi si china verso il sepolcro. Questo movimento interrompe il suo dolore diventato un bozzolo, un circuito chiuso, come se aprisse per un attimo una sofferenza collassata su se stessa… e vede… Sappiamo quanto “vedere” sia un dono fondamentale per l’evangelista Giovanni (ricordiamo il vangelo sul cieco nato). Solo perché lancia lo sguardo dentro il sepolcro, lei vede e stranamente le è donata qualcosa che non è stata concessa a Pietro e all’altro discepolo. Solo a lei!! Ripeto - solo a lei è stato concesso di vedere la presenza di Dio - dove? Nel sepolcro!? Non sa leggere i segni, ma il linguaggio di Giovanni è chiarissimo per un ebreo. Richiama l’arca dell’alleanza - il rotolo della legge, la Torah, messa in uno scrigno di legno, decorato con due angeli a destra e a sinistra. Per un ebreo l’arca dell’alleanza è la presenza di Dio sulla terra, dove cielo e terra si incontrano e si uniscono e l’evangelista ci dice che Maria ha visto quel segno che indicava che lì in quel sepolcro vuoto, c’è all’opera la presenza di Dio, ma lei non è in grado di coglierlo. Gli angeli le parlano per aiutarla, ed è curioso come l’aiutano. Non le fanno una predica, né danno un annuncio, nessuna spiegazione, ma fanno quello che serve di più a noi, quando siamo stravolti dagli eventi. Le fanno una domanda.., l’aprono alla relazione - “Donna, perché piangi?” E’ un dono grande, trovare chi ci ascolta e ci aiuta a dire quello che ci abita. Lei ha bisogno, non solo di andare al sepolcro, di piangere e di guardare dentro, ma ha bisogno di dire quello che sta provando a qualcuno. Che cosa esprime? Potrebbe essere tutta la sua confusione, incertezza, il suo senso di smarrimento… desolata perché è separata dal corpo di Gesù. La morte non smette di farle del male. L’evangelista vede nella comunicazione del suo malessere, una tappa decisiva del suo percorso verso il Risorto. Infatti, solo dopo aver comunicato il suo dolore, si volta indietro. Esternare quello che le abita, la permette di spostare lo sguardo dal sepolcro, verso un’altra direzione. Senza lasciarsi accompagnare per guardare in faccia alla dura realtà della perdita e a quello che provoca in lei, non riesce ad andare oltre. Infatti, solo dopo… si volta indietro e trova il Risorto dai morti... Vede Gesù…, ma senza riconoscerlo perché il potere della morte domina il suo cuore, governa il suo sguardo. Lei non vede altro che una brutta fine che ha bisogno di qualche magra consolazione. La morte le fa dire, “Se sono qui al sepolcro, è per ungere e curare un corpo morto. Dammi perlomeno questi gesti, per attenuare il mio dolore. Fammelo riavere!” E Gesù l’aiuta ancora di più ad esprimersi: “Donna perché piangi. Chi cerchi?” La stessa domanda che Gesù ha fatto all’inizio del vangelo di Giovanni, ai primi discepoli: “Che cercate?”… Che l’evangelista non ci riporti la risposta di Maria non significa che non si sia interrogata. Anzi, è la premessa per il passaggio che segna la risurrezione di Maria dal suo sepolcro! Lei è invitata, di nuovo, a guardarsi dentro, non solo per esprimere il suo dolore - perché piangi - ma ora per andare più a fondo nel cuore ed esprimere un’altra ricerca, quella che abita al centro del suo essere, la ricerca che aveva trovato in Gesù il dialogo necessario per venire alla vita. Il vangelo di Luca al capitolo 8, 2, ci ricorda che Maria è rinata, grazie all’incontro con Gesù. Ha trovato in lui la libertà di esistere. Qui, il Risorto la chiama di nuovo. La riaccompagna alle sorgenti della sua vocazione ad esistere, tutti siamo sospinti da questa fonte - la vocazione ad esistere - le dice, “Donna, dimmi che cosa cerchi, chi cerchi?” E nel mentre lei si guarda dentro Gesù la chiama per nome - Maria. Come se la invitasse a riandare alla sua rinascita come persona adulta, libera e matura, grazie alla relazione che ha fatto da levatrice del suo essere Maria. E solo quando lei si trova riflessa - , si percepisce in quella Parola, “Maria” - lei vede Gesù! Si trova in quella relazione che la genera e rigenera. Gesù è il Maestro della relazione e ancora di più - è il Maestro e liberatore della relazione uomo-donna. Siamo in un giardino, mica in un campo santo. Ci sono richiami ai racconti della creazione e l’evangelista ci vuole dire che è qui in atto la Nuova Creazione, proprio a partire dal sepolcro stravolto dalla presenza di Dio. Domandiamoci - Che cosa vive Maria nel momento in cui ritrova se stessa, grazie al Nuovo incontro con Gesù? Che cosa vive Gesù, quando da Risorto si ritrova rispecchiato in quella amicizia profonda con Maria? Quando fa contatto fisico, reale, con la sua vita prima della sua morte e risurrezione, ma ora - tutto potenziato dal Padre che ha risposto al suo grido… e alle sofferenze di ogni essere umano? Gesù, incontrando Maria di Magdala, vede riconciliarsi l’umanità lacerata da sempre, lui il nuovo Adamo e lei la nuova Eva. Il desiderio di Maria non potrebbe essere stracolmo di sorpresa, gioia, sollievo, e libertà? Traboccano! Non le viene proprio di correre per dare notizia ai discepoli. Lei non coglie la portata di questo incontro. Quello che le sta succedendo non riguarda solo lei, ma l’umanità intera. Forse sarebbe più corretto dire che in quel incontro lei rappresenta sia Eva che Adamo e Gesù, l’incontro messianico che rende ogni relazione autentica possibile. E’ allora doveroso che Gesù dica “Non mi trattenere”… vuole rendere Maria partecipe della Nuova Creazione che ha un orizzonte molto più ampio del rapporto fra loro due. La chiama ad essere scintilla della Nuova Umanità che sta nascendo, a partire dal loro incontro. Ti invito a stare dentro questo incontro e scoprire come anche tu sei chiamato a cercarti, cercando Gesù. E trovarti cercata o cercato dal Gesù morto e risorto, per entrare nella Nuova Creazione in atto, qui ed ora, in ogni attimo delle nostre esistenze! Buon cammino e buon ascolto.

  • @robertabrucoli9521
    @robertabrucoli9521 Před 4 lety

    Bello. Aspetto il seguito. Mi piace molto Grun👍

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Quante volte abbiamo sentito in questi giorni: “è tutto così strano”, “mai avuto un momento come questo”, “navighiamo a vista”… Se un po’ di questo ci abita, il Vangelo di Pasqua ci arriva diretto al cuore! E questa riflessione andrà sicuramente dove non abbiamo piacere che arrivi! Siamo come immersi in un momento di incertezze. Come Pietro, la nostra mente corre senza sapere in realtà che cosa ci aspetta. Siamo costretti ad isolarci, seguendo notizie…, per lui, che Gesù è stato condannato, ucciso e che la pietra è stata ribaltata dal sepolcro; per noi, eventi, informazioni, predizioni e immagini da tutto il mondo. Una cosa è certa. Per Pietro e per noi, il mondo che ci siamo costruiti non è in grado di far fronte alla situazione: lui non sapeva come affrontare la morte di Gesù e tantomeno la tomba vuota.., e noi non sappiamo come gestire una pandemia e le sue conseguenze… Il Vangelo della Pasqua scende nelle situazioni più difficili che molti di noi stiamo attraversando e lo fa attraverso Pietro! Lui come troppi di noi, siamo stati · costretti a lasciar una persona che amiamo, morire da sola · avvolti dalla tristezza di non poter fare nulla, né per salvarla, né per consolarla · e nemmeno per essere presenti alla sua sepoltura. · Forse siamo stati presi anche noi dalla paura di finire come lei. · Noi come Pietro, non siamo in grado di programmare il nostro futuro, ci sentiamo sospesi · Temiamo per il nostro lavoro, che tutto quello che abbiamo costruito sia compromesso · Possiamo prendercela con qualcuno, sfogarci o implodere Come possiamo affrontare questa crisi che prende sempre di più le sembianze di una sciagura? Possiamo trovare nella Pasqua, il Signore che ci sostiene, ci ridona speranza e ci guida! Gesù non sta a lato del nostro dramma, per darci dei consigli. Non sta a bordo campo per guidare la partita e mai e poi mai, approfitta della tragedia per convertirci o per darci una lezione. No!! Gesù entra con noi nelle nostre sofferenze, anche nella crudeltà della sofferenza senza senso… quando ci viene tolta ogni dignità. In chiunque sta gridando, “Dio, dove sei? Perché mi abbandoni?”, Gesù è lì a gridare con lei, con lui…, svelandoci il dolore del Padre per noi. Perché ci amano… in questa vita… con tutta la sua bellezza e sublimità, ma anche con tutto il suo orrore. Non aspetta che sia cambiata per poterla amare, ma desidera perfino incontrarla quando è piena di menzogna e violenza. Ha condotto tutta la sua missione in questo modo e nella croce rende evidente che l’Amore del Padre è all’opera ovunque, anche lì dove regna il peccato e la morte. S. Paolo l’ha reso con parole inaudite: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, Nostro Signore.” L’Amore - è lì, nel respiro faticoso di ogni persona che in questo preciso momento si sta aggrappando alla vita, con occhi spaventati. L’Amore è lì, già, a sostenere chi non dorme la notte, pieno di ansia per il futuro della propria attività lavorativa. L’Amore del Padre in Gesù è lì, come passione da capo a fondo per la nostra vita, a tal punto che ci spiazza, sconvolge il nostro modo di sperare e perciò, di vivere. Se lasciamo un varco al suo Amore, troviamo che la nostra speranza inizia a cambiare, visitata da un’altra speranza.., diversa.., scomoda, strana e nuova. L’incontro con Gesù IN NOI, smuove le nostre viscere, e incomincia ad aprire prospettive impensabili - come ha fatto nelle storie di innumerevoli persone!!! - … E’ così potente la speranza che Gesù fa nascere in noi, che si muove contro la nostra speranza e in questo modo ci trasforma… S. Paolo, infatti, la chiama “speranza contro ogni speranza!” Non è quello che si sta muovendo ora - La speranza: · contro la speranza di proteggere innanzitutto noi stessi, porta medici e infermieri ad essere fari di umanità, cura e professionalità per il bene dei pazienti contagiati; · contro la speranza di arricchirci, acchiappando consensi e potere, porta politici a cercare unità di intenti con le opposizioni per inventare strategie, libere dalle linee del partito; · contro la speranza di farcela da soli, spinge famiglie a trovare forme nuove di solidarietà per sostenere le parti più deboli delle loro comunità; · contro la speranza di riuscire a speculare sulle disgrazie altrui, porta chi gioca in borsa a piegare il proprio talento per promuovere la ripresa per tutti, soprattutto le fasce più colpite dalla crisi. Il Regno del Padre, si fa avanti con Gesù, in ogni situazione in cui ci troviamo. Questa è la Pasqua del Signore…, nulla ci separa dalla sua forza e creatività di Amore che genera speranza nel nostro disagio e lo trasforma.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ciao e bentornato o bentornata. In qualsiasi situazione sei, a casa, in una chiesa, fuori all’aperto o a letto e malato, voglio dirti che sono molto coinvolto in questo incontro, sebbene che in maniera strana per tutte le ovvie ragioni. Ci tengo che tu possa incontrare la Parola del vangelo e quindi vivo con te la speranza di aprirci alla relazione con Cristo. Il vangelo, ascoltato e interiorizzato, è Gesù che si fa presente. È la sua voce, oso dire, il suo corpo, il suo modo di esistere che si fa presente in noi. Buon ascolto… Lettura del Vangelo Gv. 11 So che è pesante tornarci sopra ancora, ma ce lo richiede la Parola… Non vogliamo ignorare le cose belle.., che sono molte e fanno sperare in una nuova umanità che potrà emergere da questa crisi, ma il vangelo di questa domenica ci spinge a stare con le situazioni più dure e disperate di questi giorni. · Corpi gonfi, con il viso oscurato per la privacy, attaccati all’ossigeno e a chissà quanti monitor · Infermieri e medici preoccupati e destabilizzati da una sfida mai vista · Operai delle imprese funebri sopraffatti e sgomenti · Preti chiamati ad assistere a malati e familiari senza potersi avvicinare · Politici che navigano con pacatezza e saggezza in circostanze inediti e politici che fanno giravolte irresponsabili a seconda dell’aria che tira · Il papa che si trova a pregare in una enorme piazza vuota, per stare con noi davanti a Dio Confinati nelle nostre case, la maggior parte di noi assiste al dramma davanti allo schermo…, ma siamo uniti come non mai, ai molti che la vivono sulla loro pelle… Siamo convinti che passerà, ma intanto, potrebbe levarsi dal nostro cuore un grido: “Padre… dove sei? Che cosa sta succedendo?” E’ un grido condiviso… un grido molto vicino a Marta e Maria davanti a Gesù: “Se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” La esprime prima Marta, insieme a una serie di scambi che mitigano lo sfogo. Ma Maria dice la stessa cosa, senza aggiungere niente… In realtà no.., aggiunge qualcosa e come! Lei rende la sua parola… corpo, un’espressività potente perché cade ai piedi di Gesù e dice con la voce rotta dal pianto… “Se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” Sembra vederla stringere e tirare la tunica di Gesù, mentre lo dice. Ti invito a sentire nel tuo cuore la protesta di Marta e Maria, di lasciarla vibrare in te, con tutta la sua intensità: “Arrivi adesso? Dopo più di una settimana di silenzio! Ma che amico sei? Perché ci hai lasciati soli? Cosa ti abbiamo fatto per meritarci questo? Ti sei prodigato per tanti altri! Non ti importa niente di noi? Hai lasciato Lazzaro morire senza di te, senza una tua parola di conforto, con dolori che non ti dico! Non so, forse ti ha anche rinnegato!” L’impatto su Gesù è così forte che l’evangelista lo descrive sconvolto e scosso da capo a fondo - “si commosse profondamente, si turbò” e poi, “Gesù scoppiò in pianto.” Gesù sta vivendo la Passione, prima del venerdì santo. Prima di entrare nel paese di Betania e davanti al sepolcro di Lazzaro, avrà avuto gli stessi sguardi e derisioni che ha visto sotto la croce. “Ma che sei venuto a fare adesso, farti perdonare?! Che sei venuto a dire? Una preghierina? Intanto, tu che sei il Messia, l’hai lasciato morire. Non sei neanche stato amico!... È finita. Non c’è niente da fare. Il rabbino ha già pregato su di lui, a differenza di te, che arrivi solo adesso.” Il dolore che Gesù prova davanti alla sofferenza di questa famiglia, davanti allo scherno dei compaesani e amici, non è solo personale… lui non è solo un amico, un prete o un medico che arriva in ritardo. Lui è il Messia… vive per comunicare l’Amore-Dono. Ha cercato con tutto se stesso di portare Lazzaro, Marta e Maria a fidarsi della Buona Notizia, di quell’Amore senza limiti, che non si tira indietro davanti a nulla; fedele e senza condizioni - ma ha smentito tutto questo con il suo comportamento. Così ha tradito se stesso, ha smentito il Padre… Non è solo Lazzaro che è morto. Non solo Marta e Maria che soffrono la morte del fratello e dell’amicizia con Gesù, ma anche lui, Gesù che sta morendo. Non c’è scampo. La morte fa da padrone. Alla fine, prende e toglie, come e quando vuole. E Gesù, con tutto questo peso sulle spalle, vuole andare al sepolcro. Si porta allo stremo! E lì dice l’inaudito: “Togliete la pietra.” La reazione di Marta è sacrosanta: “Ma come? Non senti l’odore?” Ma c’è di più. E’ un sacrilegio. Si tratta di una pietra sacra che ci difende da ciò che la morte fa al nostro corpo. Non rappresenta una specie di patto? “Tu mi lasci vivere il più possibile e io ti riconosco come ultimo potere sulla vita?” Gesù aspetta che qualcuno la sposti. Tu ti saresti mosso? Certo che tutti hanno il fiato sospeso. E’ una follia! Marta e Maria sono prese, non solo dall’incredulità, ma dalla paura. Potrebbero temere per Gesù. Se prima volevano lapidarlo, adesso rischia il linciaggio! E Gesù si rivolge al Padre, riconoscendo in questo marasma la sua presenza, la sua cura, il suo ascolto. Ci dice: “Il Padre non è affatto assente. Ci sta ascoltando! Sta operando in questo momento, in quel sepolcro sta agendo la sua forza creativa, perché Dio lavora la vita, anche attraverso la morte. Non regna entro i confini della gioia, dell’armonia e della vita, ma anche nelle grida e nelle lacrime, nel disagio, nella sofferenza e perfino nel sepolcro!! “Non è la morte che spadroneggia dietro quella pietra, ma il Padre! Te lo faccio toccare con mano perché tu possa credere senza vedere!! Avere piena fiducia nell’Amore-Dono. E’ sui letti delle ospedali, nelle lacrime e nel sudore dei medici, nella paura dei pazienti e non solo…, è nelle bare, nei camion che portano le salme ai cimiteri perché non c’è più posto. La Buona Notizia non si tira indietro davanti a nulla, perché cerca di trasformare tutto in vita!!” Ci sta dicendo, “Vieni fuori, lasciati lavorare da me e io ti farò uscire dal sepolcro!, dal tuo sepolcro: dal dolore di non poter essere vicino a chi ami; dalla tua paura di non farcela, di non riuscire a riprenderti alla fine della crisi; dall’ansia di non avere un lavoro o di dover chiudere l’attività. Ti aiuterò ad uscire dall’opportunismo, dal pensare a te e ai tuoi, dalla tentazione dello sciacallaggio; dalla paura di fare scelte coraggiose, di solidarietà; ti accompagnerò ad affidarti totalmente al mio Amore più forte della morte, così forte che la mette a servizio della vita!!! Sta già accadendo. Osserva e ascolta, quanta vitalità e cura, quanto ingegno e tenacia, quanto sforzo di lavorare insieme si sta manifestando in questa prova comune. E’ la Buona Notizia all’opera, la risurrezione che attraversa le nostre fatiche per risollevarci!

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    In questa quarta parte, intanto voglio ringraziarti per aver partecipato a questo percorso. Aggiungo questo audio per riprendere l’ultima riflessione (parte 3) sulla relazione tra fede e scienza. Alcuni mi hanno chiesto di tornarci su per offrire maggiore chiarezza. Infatti, mi rendo conto che alcuni passaggi del terzo audio sono frettolosi e alcuni termini hanno bisogno di essere precisati meglio. Ritento… Sono partito dal racconto di Gv. 9, e in particolare dal percorso del cieco guarito, che abbiamo chiamato Ismaele. Ho cercato di evidenziare la differenza di approccio fra lui e i farisei. In senso lato, Ismaele ha un’impostazione scientifica verso la realtà. Lui parte dal dato e cerca di comprenderlo nel contesto delle conoscenze acquisite fino ad allora. Dice infatti, “Se (Gesù) sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo,” e poi continua “non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco”. Lui aderisce ai fatti! Non si riferisce alla rivelazione nella storia della salvezza, non chiama in causa Dio e tantomeno le autorità della religione ebraica. Fa una costatazione a partire dalla sua esperienza concreta e da una conoscenza empirica tramandata. Analizza il dato con i mezzi alla sua disposizione: i suoi sensi e il suo intelletto. Non teme il confronto e soprattutto non ha paura di mettere la ragione e la scienza a servizio della fede. Non sottomette la realtà ai dogmi prestabiliti, ma permette alla realtà di essere compresa da una ragione libera, diremo noi - laica. Non squalifica Gesù in partenza, come fanno i farisei, ma accetta di analizzare i fatti e poi tirare le sue conclusioni. I farisei invece, sono mossi da altro. Non è subito evidente a Ismaele, ma gradualmente si rende conto che i suoi interlocutori agiscono da inquisitori. Si esimono dal dover confrontarsi con la ragione e con la realtà. Lui ripete più volte quello che è accaduto con una semplicità disarmante, ma i farisei continuano ad interrogarlo come se non volessero ascoltare il dato. A questo punto Ismaele impiega un altro metodo scientifico, quello che indaga sull’interiorità dell’essere umano: potremo chiamarlo, sempre in senso lato e rudimentale, la scienza piscologica. Lui coglie incoerenza nel comportamento dei farisei e si interroga sulle cause. Sono persone colte, hanno una responsabilità di fronte al popolo, eppure di fronte a un dato.. palesemente confermato (dai suoi genitori), insistono nel giudicare Gesù, un peccatore. Ismaele, come interpreta questo comportamento? Non usa solo la ragione dell’intelletto, ma anche quella del cuore. Scorge la malafede dietro l’insistenza dei farisei e li provoca, “Volete diventare anche voi suoi discepoli?” E azzecca, perché appena dopo la sua ironia, i suoi avversari s’innervosiscono e diventano sempre più infantili nel loro comportamento, fino ad usare l’unica arma che li resta: il loro potere sociale. Ismaele vede persone distinte, comportarsi da bulli. Non è questo che accade quando la fede si separa dalla ragione? In realtà non è più fede! Si snatura. Diventa un sistema sovrapposto alla realtà e facilmente manipolabile perché non fa più i conti con la storia, con i fatti. Fondare la fede sull’assenza della ragione è l’anticamera del fanatismo e fondamentalismo religioso e in questi tempi ne siamo pieni, anche davanti alla crisi pandemica che stiamo attraversando. Guardiamo per un attimo, anche la scienza. Anche essa può essere manipolata, sovrapposta alla realtà. Sembra strano, perché tendiamo ad associarla all’obiettività, allo scopo di analizzare le cose senza pregiudizi di sorte. Invece, si riscontra continuamente che dietro l’utilizzo della scienza c’è un progetto sottostante e spesso non dichiarato. Nell’ultimo audio ho riportato l’esempio della terribile proposta che ha fatto un capo di Stato: un processo di “immunità di gregge” per combattere il Covid-19 nel suo paese. E gli esempi sono interminabili. Eccone solo alcuni: · Guerre contro il terrorismo, condotte dalla comodità dell’ufficio, dove, dopo un caffè e una brioche, un informatico spara col Drone, uccidendo una trentina di persone dall’altra parte del pianeta, in un paese contro il quale non c’è stata nessuna dichiarazione di Guerra. · Uno sviluppo tecnologico industriale che rende il nostro pianeta invivibile; · La precoce determinazione delle malattie congenite che porta a terminare gravidanze; · L’accanimento terapeutico che finisce per mettere persone gravemente malate in coma irreversibile… Invece, in questo momento vedo una grande opportunità per fare chiarezza. La fede è un grande dono per la scienza perché la offre criteri per essere guidata verso il bene comune e la scienza è un enorme dono per la fede, perché, quando applicata con i giusti criteri, diventa un potente strumento per lo sviluppo di una fede autentica! Faccio solo due esempi, ma ce ne sono molti: · La scienza storico-critica ci ha permesso di scoprire la vera natura e scopo della Sacra Scrittura. Ci ha fatto capire che non è stata dettata da Dio, come a un segretario, ma che gli autori sono umani e numerosi, molti di più di quello che fanno intendere i titoli dati ai libri della Bibbia. Ci ha donato un apprezzamento della profondità di significati presenti negli scritti, che non sono da prendere alla lettera. Ci ha rappacificato con gli errori di vario genere contenuti in essa, perché essendo parola umana, non è Parola di Dio, ma “contiene” la Parola di Dio (come dice il documento Dei Verbum 16). · La biologia, la sociologia e la psicologia ci hanno permesso di scoprire la dignità di ambedue i generi, che uno non è superiore all’altro, che la donna contribuisce geneticamente alla generazione dei figli e che la complementarietà fra i sessi genera un’affettività molto più ricca e piena rispetto al maschilismo. Questa nuova conoscenza ci fa ascoltare la Parola di Dio in modo sorprendente. Scopriamo che molti autori della Bibbia avevano già aperto queste prospettive, ma eravamo giocati da preconcetti che ci impedivano di cogliere l’annuncio di un rapporto vitale fra l’uomo e la donna. Non dovremo, allora, considerare la ragione e la scienza come doni di Dio? Non fanno parte dei carismi dello Spirito Santo? Gli scienziati che raccolgono dati, i medici e infermieri in prima linea, gli inventori e operatori di stampanti 3D, le fabbriche che producono mascherine e respiratori, non sono espressione dell’opera di Dio, quanto le preghiere e le Sante Messe? Perché dividerci? Quando sentiamo dire, è meglio stare a casa e non riunirci per celebrazioni liturgiche, è un dono di Dio, obbedire a questi decreti e ordinanze!! E’ un modo per vivere la nostra fede e non un modo per ritirarci dalla nostra testimonianza. Spero di essere stato più chiaro. Fammi sapere. Grazie e a presto.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Ecco la terza riflessione che parte dall’ultimo scambio che Ismaele (il cieco nato) ha con i farisei prima di essere cacciato dalla comunità: i vv. 27-33. Da quella Parola potremo riconsiderare il rapporto fra scienza e fede. All’inizio della sua nuova vita da vedente, l’approccio di Ismaele è candido, quasi ingenuo. Mentre tutti attorno si agitano e vogliono risposte esaustive, lui interviene (al v. 9) interrompendoli e dicendo, “sono io”. Come se questo potesse bastare per soddisfare il loro bisogno di certezze. Non si rende conto che il mondo è fatto di credenziali, titoli e autorizzazioni. Ci vien da dire, “ma tu caro Ismaele, credi di farti avanti con un semplice.., sono io? Ma fino ad ora, dove hai vissuto?” Sembra che, appena entrato nella comunità dei vedenti, Ismaele abbia bisogno di un’iniziazione alla vita sociale, con tutte le sue regole e censure. Invece lui continua a non capire. Da’ sempre la stessa risposta fino ad esaurire la pazienza al v. 27. E lì c’è il più bello! Come se si svegliasse da un lungo sonno. Scopre che il mondo dei dotti e sapienti può essere fatto di invidia e sotterfugi. La religione può essere invocata semplicemente per mantenere la propria posizione di potere e per manipolare la realtà! Lui sceglie di fare diversamente. Parte dall’esperienza, dal dato!: “… mi ha aperto gli occhi.” Il problema del sabato, della legge o se Gesù è il Messia, devono trovare risposta alla luce dei fatti! Come se Ismaele dicesse, “Mi continuate a chiedere che cosa è successo e continuo a ripetervelo, ma non vi interessa, perché i fatti vi mettono in crisi. Non li volete ascoltare.” Ismaele usa la ragione nella sua fede e la sua fede nella sua ragione. Non le vive in contrapposizione, anzi, la fede senza la ragione è fondamentalismo, se non fanatismo e i suoi esiti terribili sono ben noti. Avrai sentito come in Iran e Sud Corea, forti focolai del virus sono esplosi a causa di raduni religiosi, alcuni proibiti dalle autorità. Anche la ragione senza riferimenti etici può facilmente diventare arrogante e spietata. Incredibilmente ha spinto un capo di Stato a proporre un processo di immunizzazione naturale contro il virus, attraverso una larga diffusione del Covid-19. Secondo questa teoria, a lungo termine si svilupperebbero degli anticorpi nella popolazione, soltanto che ci sarebbe l’effetto collaterale di migliaia di morti: una specie di selezione naturale programmata. La fede e la ragione hanno bisogno di camminare insieme. E possiamo dire che tutto lo sforzo dei medici, infermieri, specialisti di vari campi legati allo studio delle pandemie, sono tutti espressioni dello Spirito! È contro il vangelo e contro il bene dell’umanità invocare una chiesa più coraggiosa, che dovrebbe aprire le porte delle chiese, celebrare la messa e i sacramenti aperti a tutti, perché la scienza deve sottomettersi alla fede e non viceversa. La fede salva, mentre la scienza è uno strumento mondano. Se desideriamo vivere una fede autentica, fondiamola sul vangelo che vede la ragione come strumento necessario per crescere in una relazione autentica con Dio. Guai a noi se la disprezziamo o con sufficienza la pensiamo superflua. Consideriamola piuttosto come un continuo interlocutore che ha una straordinaria dote: quella di mettersi in discussione. Un’autentica scienza, come una fede genuina, si riconosce sempre parziale, incapace di abbracciare tutta la realtà. In piena sintonia un testo di San Gregorio Nazianzeno, musicato da Taizé: Ô toi l'au-delà de tout, Quel esprit peut te saisir? Tous les êtres te célèbrent; Le désir de tous aspire vers toi. O Tu, l’essere al di là di tutto. Quale spirito ti può afferrare? Tutti gli esseri ti celebrano; il desiderio di tutti Ti brama.

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    In questa seconda riflessione offro domande e un altro spunto per l’ascolto del vangelo di Giovanni 9. Potranno servire i commenti scritti che abbiamo messo sul sito della parrocchia o sulla pagina Facebook di Parrocchia Gaggio, Marcon e San Liberale. Intanto alcune domande legate alla riflessione fatta nella prima parteh: · Quando mi trovo a negare o evitare la distanza fra me e gli altri, me e Dio o con me stesso? · Ho mai trovato, la distanza trasformata da Cristo? È mai diventata un dono per me? · Faccio fatica a rispettare o favorire la distanza che richiede la relazione con l’altro? Con chi? Perché? Se sono genitore, accompagno i miei figli allo stacco da me? Come? Prova a parlarne con il tuo coniuge. · Idealizzo anch’io Gesù? Faccio fatica ad accogliere dei tratti della sua storia, messaggio o persona? Quali? Che cosa mi urta o mi inquieta di Lui? Cerco di avvicinarmi a quello che mi indispone e lo condivido con qualcuno. Un altro passaggio da approfondire e molto attuale per noi in questo periodo, è la netta presa di posizione di Gesù di fronte a quello che si chiama - teologia retributiva: vede Dio come l’essere supremo che governa l’umanità, dispensando premi o castighi a seconda del comportamento degli esseri umani. Se capita un male o un’ingiustizia, dietro ci deve essere un colpevole. “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse cieco?” E qual è lo scopo di questa visione delle cose? Oltre a voler spiegare l’origine del male a tutti i costi, perché turba l’essere umano, c’è un altro obiettivo: quello di voler difendere la coerenza e la bontà di Dio. Risulta da un modo diretto e semplice di considerare le cose: Dio non può sbagliare, è perfetto, onnipotente e buono; non può far nascere un essere umano “difettato” o creare un mondo nel quale le cose capitano a caso o persone soffrono senza ragione; non sarebbe giusto; se uno nasce disabile, è sicuramente colpa di qualcuno. In questo modo, posso vivere sogni tranquilli. Basta osservare la sua legge. Gesù rifiuta questa visione della vita (Lc. 13, 1-5). Non solo in questa circostanza, ma ovunque nei vangeli, mai una parola di condanna nei confronti delle persone. Ammonimenti sì, ma un nesso diretto fra il peccato e le disgrazie che possono capitare, mai! Basta meditare sul Salmo 73 o Giobbe 21, 13-26 per aprire gli occhi sulla realtà, dove spesso i malvagi hanno successo e “fino alla morte non hanno sofferenze e ben pasciuto è il loro ventre. Non si trovano mai nell’affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini.” Secondo Gesù non si può semplificare tutto, trovando una ragione per ogni male che accade. Anche in questi giorni, purtroppo sentiamo persone esprimersi in questo modo: se un virus sta facendo migliaia di vittime e mandando le nazioni in subbuglio, è sicuramente colpa… dei cinesi; di un complotto; del nostro inquinamento; dei peccati di un mondo sempre più lontano da Dio. Ci sono alcuni fra noi che accusano lo Stato e i mass media di aver orchestrato una colossale fake news. Per dire quanto abbiamo bisogno di un colpevole. È difficile stare davanti alla realtà, dentro la realtà, ma è precisamente questo che Gesù fa, perché la ama profondamente e ci accompagna a viverla con Lui: la sacrosanta realtà, molto più ricca, affascinante, inquietante e piena di potenzialità di quanto possiamo immaginare. Ti invito ad avventurarti in una fede adulta. Non a disprezzare la fede bambina, ma a lasciarla, per scoprire come la complessità e le contraddizioni (le antinomie) della vita sono una fonte di rinnovamento. La realtà non si lascia impossessare, neanche dalla nostra mente. Resta sempre qualcosa oltre la nostra comprensione. Può essere spaventoso, ma non è anche affascinante? Questa vita, la nostra piccola vita umana, offre continuamente sfide, ci mette davanti a scelte e ci lascia spesso interdetti. Ci chiede silenzio. Ascolto. Meditazione. Oltre che attività e impegno. Davanti alla domanda chiusa del discepolo, “chi ha peccato lui o i suoi genitori”, Gesù apre. Questo è il suo modo di esistere. Lo fa di continuo perché non ha paura di entrare nella vita, come in un mistero che lo supera. Lui che è Figlio di Dio. Lasciamo che ci prenda per mano e ci faccia diventare anche noi, figli della Pasqua che sa mettere insieme vicinanza e distanza, il male attraversato dal bene, capace di trasformarlo.

  • @diegogiuba2772
    @diegogiuba2772 Před 4 lety

    Grazie a tutti i don dalla famiglia Giuba di marcon

  • @dariomagro
    @dariomagro Před 4 lety

    Se non l’hai già fatto, ti invito ad ascoltare il file audio “introduzione all’ascolto..” Potrebbe essere d’aiuto, invocare lo Spirito e poi lasciarti coinvolgere dal vangelo, magari entrare nella scena, identificarti con qualche personaggio del racconto. L’immaginazione, ben ancorata nella Parola e nella tua vita, può dare un valido aiuto. Buon ascolto. Vorremmo fare qualcosa! E ci dicono, “State a casa!” La costrizione di rimanere fisicamente lontani gli uni dagli altri, soprattutto nel momento del bisogno, mette una lente di ingrandimento sulle nostre differenze e alcune non sono per niente piacevoli, anzi ci fanno soffrire. C’è chi è toccato da vicino, travolto da una tragedia e c’è chi non ne viene neanche sfiorato, non per disinteresse, ma solo per la diversa situazione che vive. C’è chi s’inventa giochi da fare con i figli per ingannare il tempo e c’è chi piange, costretto a rimanere distante dalla moglie o dal marito alle prese con la malattia. C’è chi è sfigurato da ore massacranti di lavoro in ospedale e c’è chi, obbligato a stare a casa dall’azienda, si trova con un po’ di tempo per il giardinaggio e riscopre li gusto di trovarsi immerso nel creato. La pandemia ci accomuna, tutti insieme a combattere lo stesso male…, ma allo stesso tempo ci mette davanti allo scandalo della distanza. Molti di noi vorremmo fare qualcosa, essere vicini a chi soffre. Davanti alle notizie di persone care in difficoltà, vorremmo farci avanti, ma infine ci resta solo quello di - non uscire di casa - , ripetuto fino alla nausea, anche dai medici e infermieri “State a casa, state a casa!.., e così ci aiutate.” E l’unione fra noi, dov’è? La festa della fraternità? Dove vanno a finire la comunione e l’amore in questo tempo di lontananza? Gesù non gira l’ostacolo. Non nega la distanza, ma la vive con tutto ciò che comporta, perché la vede, non come la vediamo noi. La vede come parte del cammino di ogni essere umano! Ma aspetta un attimo. La distanza fa parte della fraternità? Noi cerchiamo tutt’altro: relazioni che ci fanno sentire al nostro agio; scambi fra di noi, nella libertà e senza prevaricazioni e sofferenze? Questo desiderio è così forte, preponderante in noi, che ci porta a farci un Gesù idealizzato, lontano da ogni esperienza di distanza. Non ci viene spontaneo ricordare il Gesù del vangelo.., che ha dimestichezza con la differenza, l’inimicizia e l’ingiustizia nelle relazioni… non quadra con l’idea comune che abbiamo di lui. Allontaniamo frasi come “I poveri li avrete sempre con voi”; “Pensate che io sia venuto a portare la pace? No io vi dico, ma la divisione”; “I re delle nazioni signoreggiano… Ma per voi non deve essere così…” Nemmeno l’ultima cena la raccontiamo giusta…: ricordiamo la profonda comunione realizzata dal corpo di Cristo, ma mettiamo da parte il fatto che… da lì a poco.. Giuda fionda dai capi per tradirlo, Pietro nega di poter rinnegare Gesù e i discepoli davanti alla richiesta di Gesù di pregare per lui, dormono. Che comunione è!? L’eucaristia è celebrata da Gesù in mezzo a una grande distanza! In tutta la sua opera, Gesù sta di fronte alla differenza, la riconosce e così la abita in modo sorprendente. Nel vangelo di questa domenica, davanti al dramma di un cieco, escluso sin dalla nascita.. da ogni forma di fraternità, Gesù fa l’inaudito per la sua epoca: si abbassa e si avvicina a lui.. mendicante.. e crea dialogo. Stabilisce con lui una relazione così confidenziale e piena di fiducia che a Gesù è permesso spalmare fango sui suoi occhi senza essere respinto. Può invitarlo ad andare a lavarsi alla piscina di Siloe e lui parte e cammina da solo fino a raggiungere l’obiettivo. Dal momento dell’invio in poi, Gesù infatti, s’allontana. Sparisce. Lascia il cieco solo, che s’arrangi! Non è molto simpatico. Fa un gesto proibito di sabato e poi lo lascia a sbrogliarsela con le autorità. E che sorpresa! La distanza brutta, si riempie non solo di disagio, disorientamento e conflitto, ma anche di scelte, prese di posizione, responsabilità e crescita. Piuttosto che diminuire, la comunione fra Gesù e il cieco guarito aumenta! Più passa il tempo senza Gesù, più si consolida la sua presenza nel cuore di Beh, per semplificare diamogli un nome - chiamiamolo Ismaele. La Parola di Gesù è rimasto in lui, lo ha lavorato attraverso tappe, sempre più difficili fino ad aprire i suoi occhi interiori. Non basta essere “come gli altri” per appartenere alla fraternità. Non basta guarire dalla disabilità, anzi, la vita sociale è intrisa di vicinanza e distanza di ogni genere, già, fra le persone sane e della stessa tribù: categorie, ceti, poteri che dominano, la paura che serpeggia e crea passività, sottomissione o complicità. Tutte queste forme di distanza trova Gesù vivo e partecipe. Lo si trova nel cuore nella distanza, anche quando lo sentiamo assente. È attivo, nel sottofondo del nostro vivere e ci cerca, assorbe i nostri momenti di rabbia, accoglie il nostro grido, partecipa alla nostra protesta e ci accompagna per uscire da situazioni che sembrano schiacciarci. Scorgiamo la sua presenza, da capo a fondo, come passaggio con noi (Pasqua), nella vicinanza e nella distanza, ma spesso è stranamente nella distanza che la fede si accende e si consolida. Lì, non si fonda sul sentito dire, sulle tradizioni ricevute, ma su un sì che ci sbilancia personalmente verso Dio e la sua promessa. Posso aderire a Gesù, non perché ho paura di rimanere solo, ma perché nella mia solitudine l’ho trovato e grazie alla sua dedizione alla mia vita, posso lanciarmi nella fraternità, sempre parziale, fiducioso che Dio porterà a compimento la comunione che mi fa sperimentare già, qui ed ora, unità.

  • @paolavalentini8183
    @paolavalentini8183 Před 4 lety

    Che balletto triste son piantati sul posto e muovono un po le braccia 😂

  • @darklight3082
    @darklight3082 Před 6 lety

    Bravissimi

  • @lisabozzi9715
    @lisabozzi9715 Před 7 lety

    ma un teso? dove lo trovo?

  • @giuliadionori6444
    @giuliadionori6444 Před 9 lety

    Adoro questa canzone.....la ballo continuamente😉😉😉😉😉😉😉

  • @elisatortora3065
    @elisatortora3065 Před 9 lety

    Bravissime <3

  • @campanaroveneto3057
    @campanaroveneto3057 Před 9 lety

    Sono un ragazzo campanaro e appassionato di Campane di Jesolo. Appena ho visto questo video non riuscivo a credere che qui nelle nostre zone fosse rimasta qualche piccola tradizione campanaria! Questa suonata è stata eseguita manualmente o dalla centralina elettrica?

    • @anthologiavaria6817
      @anthologiavaria6817 Před 9 lety

      A mano, naturalmente. Però il parroco in solido, residente nella canonica a fianco della chiesa e titolare di questo canale video, è certo più qualificato del sottoscritto nel fornire risposte. :)

    • @campanaroveneto3057
      @campanaroveneto3057 Před 9 lety

      Anthologia Varia Ok. Grazie mille :^)

  • @sumaiamohammod1360
    @sumaiamohammod1360 Před 10 lety

    A me non mi piace. Scusa dovrebbero andare allo stesso tempo. Di solito sono più belli i balli.

  • @isabelrodriguez790
    @isabelrodriguez790 Před 10 lety

    Difícil pero no imposible, buen ejercicio no sólo de reflejos, sino también de coordinación. Buena por esa.

  • @liviozambotto9181
    @liviozambotto9181 Před 10 lety

    Sono molto interessato a conoscere la realtà campanaria di Marcon. Come posso incontrare questi campanari?

    • @Cltleiipd07
      @Cltleiipd07 Před 10 lety

      Basta venire a una delle messe che si celebrano in questa chiesa - domenica 8.30 e (d'inverno) 18.30, feriali 18.30. Oppure, a una qualsiasi delle altre messe, ché il campanaro è il sacrestano.

    • @campanaroveneto3057
      @campanaroveneto3057 Před 9 lety

      Cltleiipd07 Guardando sul sito del comune, leggendo il paragrafo dedicato al Campanò, non è scritto esplicitamente, ma mi pare di aver capito che le campane della chiesa vecchia di Marcon sono completamente manuali. E' vero? Quando viene eseguito il Campanò, e sarebbe possibile assistervi? Grazie

    • @Cltleiipd07
      @Cltleiipd07 Před 9 lety

      Buonasera, perdoni il ritardo nella risposta, ma ho letto solo ora. No, non lo sono completamente. Il sacrestano stacca l'orologio prima di messa e lo riattacca dopo (i rintocchi scandiscono ore e mezzore). Il campanò viene eseguito giovedì, venerdì e sabato precedenti il Corpus Domini (4, 5 e 6 giugno quest'anno), se non erro intorno alle 18; forse c'è un'altra esecuzione qualche ora prima. Dovrebbe chiedere al sacrestano, durante il campanò sale in cella e suona le campane direttamente con il battocchio. Buona fortuna.

    • @campanaroveneto3057
      @campanaroveneto3057 Před 9 lety

      Cltleiipd07 Mi dia del tu, la prego! Non fa niente, si figuri. Anzi, la ringrazio della spiegazione e delle preziose info. Cercherò di rintracciare parroco e sagrestano quanto prima. Ancora grazie e buona serata

  • @filipzielinski4991
    @filipzielinski4991 Před 10 lety

    ZSEM PRZEJMUJE! xD

  • @xXxTRoLL3kxXx
    @xXxTRoLL3kxXx Před 10 lety

    ZSEM!!!!!!!!!

  • @Pr0H4jT
    @Pr0H4jT Před 10 lety

    ZSEM!

  • @VK0reczek
    @VK0reczek Před 10 lety

    ELEKTRYK! XD