Vallo Alpino del Littorio - Sbarramento di Sassotagliato (prima parte)

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  • čas přidán 5. 09. 2024
  • Una serie di esplorazioni in alcune strutture del XVI settore di copertura Cadore - Carnia del Vallo Alpino, ci hanno permesso di scoprire questo mondo affascinante, per quanto rievochi le sue cupe e inquietanti funzioni d'origine. Il Vallo Alpino del Littorio, noto anche come Vallo Alpino, era infatti un sistema di fortificazioni formato da opere di difesa (bunker), voluto da Mussolini e costruito durante il ventennio fascista prima della seconda guerra mondiale per proteggere il confine italiano dai paesi limitrofi (Francia, Svizzera, Austria e Jugoslavia). I lavori ebbero inizio nel 1931 e si protrassero fino al 15 ottobre 1942, portando alla realizzazione di 1475 opere difensive sulle 3325 previste.
    Alcune di queste sono particolarmente interessanti da visitare, in quanto ancora in ottime condizioni di conservazione e con le parti impiantistiche ancora quasi integre: si tratta delle cosiddette "opere riutilizzate".
    Dopo la fine del secondo conflitto mondiale si ebbe una nuova esigenza di
    difendere l'Italia da eventuali aggressioni dall'oriente, che portò ad un parziale
    riutilizzo delle opere fortificate del Vallo Alpino e costruirne di nuove a ridosso della nuova frontiera nell'ambito di un progetto finanziato dalla NATO. Questa nuova idea difensiva prevedeva che al confine con l'Austria venissero riutilizzate le opere già esistenti della Seconda Guerra Mondiale, mentre sul confine con la Jugoslavia si sarebbe dovuta costruire una nuova linea di difesa per rimpiazzare quella rimasta oltre frontiera.
    Alcune strutture dell'ex Vallo Alpino Settentrionale vennero quindi rimesse in funzione negli anni '50 durante il periodo della guerra fredda riadattandole ed aggiornandone la parte impiantistica conseguentemente alle mutazione della situazione geopolitica venutasi a creare nel dopoguerra.
    Oltre all'utilizzo di nuovi sistemi d'arma (sia mitragliatrici che pezzi d'artiglieria), le opere furono dotate di nuove porte stagne di origine navale per migliorare la sicurezza dei militari.
    Ancora nel 1976 questo sistema difensivo, per quanto ormai antiquato, era considerato strategico dallo Stato Maggiore della Difesa. Infatti, nonostante lo sviluppo degli armamenti nucleari avessero sollevato dubbi già molti anni prima sull'opportunità di mantenerle in efficienza, si considerava che le fortificazioni potessero avere una sufficiente resistenza a una esplosione nucleare ravvicinata.
    La caduta dell'Unione Sovietica, il termine dell'ipotetica minaccia che poteva
    irrompere da oriente e le variazioni nei paesi del Patto di Varsavia diedero il colpo finale ai reparti d'arresto e alle opere del Vallo Alpino, così tra il 1991 e il 1992 tutte le fortificazioni ancora operative situate in Alto Adige e Friuli furono dismesse e tutti i corrispondenti reparti vennero sciolti. Le opere vennero private dell'armamento e gli allestimenti interni e chiuse mediante saldatura degli ingressi.

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