Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

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  • čas přidán 9. 05. 2024
  • Inserita nel giro delle Sette Chiese che i pellegrini anticamente percorrevano a piedi, Santa Croce in Gerusalemme sorge sui resti del Sessorium, un complesso residenziale di proprietà imperiale iniziato nella prima metà del III secolo d.C. che comprendeva anche il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense. All’inizio del IV secolo, il complesso fu scelto come abitazione da Elena, madre di Costantino, che trasformò il grande atrio in una cappella per custodirvi le reliquie della Croce da lei portate a Roma. Intorno alla cappella fu edificata la basilica, per questo chiamata anche “Eleniana” o “Sessoriana”.
    La basilica fu ristrutturata radicalmente nel 1144 da Papa Lucio II, che aggiunse anche un portico ed eresse il bel campanile in laterizi tuttora esistente. Il suo aspetto attuale si deve però in gran parte ai lavori commissionati nel Settecento da Benedetto XIV a Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini, che nella facciata crearono uno dei capolavori del barocchetto romano con evidenti ascendenze borrominiane.
    L’interno è suddiviso in tre navate da dodici colossali colonne antiche di granito, quattro delle quali furono incorporate in pilastri nella ristrutturazione settecentesca. Al centro dell’abside, decorata nel semicatino da pitture attribuite ad Antoniazzo Romano, si trova la magnifica Tomba del Cardinale Francesco Quiñones di Jacopo Sansovino. La cappella di Sant’Elena, in fondo alla navata destra, è decorata da un mosaico, rifacimento cinquecentesco di Melozzo da Forlì o di Baldassarre Peruzzi di un originale dell’epoca di Valentiniano III, e si dice conservi sotto il pavimento la terra del Calvario portata da Elena a Roma assieme alle reliquie, ospitate nella vicina Cappella delle Reliquie. La statua sull’altare è un originale romano rinvenuto ad Ostia e trasformato in Sant’Elena con l’aggiunta della croce e la sostituzione della testa.
    In un vano adiacente alla Cappella delle Reliquie sono stati posti una copia della Sindone a grandezza naturale - dono alla Basilica della Commissione Diocesana della Sindone dell’Arcidiocesi di Torino nel 2003 - e il Crocifisso sindonico realizzato da monsignor Giulio Ricci, a cui è intitolato il Centro Diocesano di Sindonologia che qui ha sede. Ai piedi della Cappella, inoltre, dal 1999 riposano le spoglie mortali della Serva di Dio Antonietta Meo, conosciuta come “Nennolina” (1930-1937), una bambina vissuta a poche centinaia di metri dalla Basilica negli anni Trenta e morta all’età di sei anni e mezzo in seguito a osteosarcoma.
    Nell’area dell'anfiteatro Castrense, da secoli pertinenza della basilica e del suo convento, è stato ricreato nel 2004 l’orto-giardino del monastero cistercense: la sua porta in ferro e vetro è opera di Jannis Kounellis.
    (www.turismoroma.it)

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