028 Maria Soresina legge la Divina Commedia Inferno XIX, 1-133

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  • čas přidán 12. 07. 2021
  • Inferno XIX, 1-133
    I “rapaci” simoniaci.
    Dante rompe un fonte battesimale.
    “Se' tu già costì ritto, Bonifazio?”.
    “un pastor sanza legge”: Clemente V.
    “la reverenza delle somme chiavi”.
    “Di voi pastor s'accorse il Vangelista”.
    “Ahi, Costantin…”.

Komentáře • 8

  • @monicamenesello8908
    @monicamenesello8908 Před 3 lety +2

    Grazie! Che gioia ascoltarla!
    ♥︎〰️♥︎〰️♥︎〰️💗〰️♥︎〰️♥︎〰️♥︎
    Occupo i miei pensieri solo con stimoli che disvelano portali, e da ieri penso a lei, Maria, e a Dante; ho studiato leggendo nel silenzio del bosco.
    Mezz'ora a piedi dall'aurelia, nel verde, tra sentieri che salgono su per strisce di boschi a strapiombo sulla scogliera: ahh che regalo dell'universo. Il camminatore rivive lo stravolgente stupore ogni volta che scopre a fine bosco, gli scogli maestuosi che abbracciano le onde. Quando lo spazio appare come pieno dei due azzurri, quello del cielo e l'altro del mare, sfioro con il palmo gli ultimi tronchi, e aspetto il permesso dall'albero che mi scrglie.
    Posso sedere con in braccio i miei libri, come i miei fratelli Catari.
    Perfetta, stupenda e totale la presenza di Dio fuori e dentro me, ricongiunta all'Uno di Giordano. E che pace fluida e costante accompagna il mio leggere.
    〰️♡〰️
    Una frase "fin che virtute" e tre guide. Soresina, Dante e Giovanni.
    Seguendo le osservazioni studiate e descritte da Strauss (meravigliose, geniali) che lei ha sapientemente richiamato, più che un errore per attirare l'attenzione del lettore, parrebbe un espediente per indurre il lettore a divenire cercatore, persuadendolo a rileggere il Libro dell'Apocalisse.
    Un errore non errore, estremamente astuto.
    Rileggo Giovanni molte e molte volte, per cercare il punto in cui trovare il dettaglio di questo "marito".
    Nel nostro caso, il marito.
    Non si può far a meno di notare che Giovanni nel libro 18 narrando ciò che grida l'angelo, (caduta e distruzione di babilonia) fa un preciso riferimento ad "un marito".
    Testualmente:
    "7Quanto ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
    tanto restituitele in tormento e afflizione.
    Poiché diceva in cuor suo:
    'Seggo come regina,
    vedova non sono
    e lutto non vedrò'!".
    'Poiché diceva in cuor suo' è una frase importantissima: è babilonia il soggetto che pensa, che arrogantemente in cuor suo definisce i motivi che la fanno sentire impunita sul suo seggio, inamovibile, invincibile ed eterno.
    Eterno? Ma come può babilonia sentirsi (in cuor suo) e con così determinata arroganza, eterna regina di eterno seggio?
    In cuor suo babilonia ripete parole oscurate e potenti, dicendo che siede come regina. Ma. Come può provare questo? Al cospetto di Dio? Babilonia si siede come una regina, e confeziona risposte a domande che nessuno le ha posto. Come una regina: e l'angelo spiega anche il perché.
    In cuor suo dice, a se stessa, vedova non sono, e lutto non vedrò.
    Per babilonia eternità equivale a impunità. Impunità del sistema di potere nel tempo. Cambiano gli attori, vero, ma il sistema vive e si affina, impunito, e nulla può temere colei che possiede un marito che mai potrà morire.
    In cuor suo.
    Eppure babilonia, non ha il coraggio di chiamare col nome di Dio il proprio marito: dice 'vedova non sono e lutto non vedrò'.
    Lutto non vedrà? Perché? Se babilonia era la Roma di Giovanni, Roma è la babilonia di Dante. Estensione una dell'altra e spose di un marito immortale.
    A loro dire però. Anzi, a loro pensare.
    Giovanni descrive una visione in cui uno tra i molti angeli grida, svela e sostiene.
    L'angelo ci ricorda che Dio sa entrare nel cuore e questo Dante lo sa.
    Con coraggio Dante descrive dunque come "marito" il ruolo di colui che solo ha il potere di rendere o non rendere vedova una donna.
    Un marito, Dio, del quale la chiesa dice e scrive di sentirsi serva e sposa.
    Dice e scrive.
    Ma non è così.
    In cuor suo si definisce regina!!
    L'angelo, che fa di ogni singola parola un portale per noi camminatori, mi ricorda un Virgilio giovane e impetuoso.
    Grida 'è caduta la grande Babilonia' ma ci ricorda anche che Dio è intorno e nel contempo dentro, al punto di saper leggere dentro gli angoli di ogni singolo cuore.
    〰️♡〰️
    Seguendo lei capisco così tante cose su Dante, grazie.
    Grazie straordinaria Maria Soresina.
    E grazie caro Dante per avermi portata da Giovanni.
    Dante usa tutto il libro di Giovanni, parola per parola, indicando i sentieri che conducono all'azzurro.
    〰️💗〰️
    Grazie Maria, grazie infinite per la bella passeggiata, sono felice di poter leggere e sentire ciò che esce dal suo cuore quando Dante parla attraverso lei.

    • @ilibridimariasoresina4540
      @ilibridimariasoresina4540  Před 3 lety

      Leggo solo oggi, cara Monica, il suo lungo, interessante messaggio.
      Grazie!!! 🌼 Maria

    • @monicamenesello8908
      @monicamenesello8908 Před 3 lety

      @@ilibridimariasoresina4540
      Ricambio il bel fiore e rinnovo il mio grazie!
      🍃🍃🍃🌼🍃🍃🍃

  • @eomguel9017
    @eomguel9017 Před 3 lety +5

    Bravissima come sempre e molto interesante questo canto. La prima volta che ho letto La Divina Commedia non ho capito il riferimento al re Filippo il Bello, e dire che prima avevo letto "I Re Maledetti" di Maurice Druon. Mi sembra curioso che in quella lunga serie di libri, l'autore non parli mai dei catari; le persecuzione si limitano al Templari all'inizio del primo libro. Però, dopo avere ascoltato le sue spiegazione, questo silenzio non mi sorprende più.

  • @enzarufino7057
    @enzarufino7057 Před 2 lety

    Ciao Maria, mi chiedevo se qui questa svista "alla Strauss" non possa significare il contrario della meretrix ossia la Beatrix e quindi il catarismo di Dante. Lo dico per l'indicazione che hai dato tu nel canto primo quando ci anticipavi la parola "ben" usata tre volte per Beatrice. Anche qui la parola "ben" si comporta come lì e viene ripetuta subito due volte (v. 97 e v. 98). Sono andata a riascoltare le tue riflessioni riguardo a questa parola e al catarismo e mi sembra che quindi al verso 121 ci sia una cosa "alla Strauss", anzi, "alla Soresina" 😀, ci sia cioè una professione di fede in quell' "I' credo ben".

    • @ilibridimariasoresina4540
      @ilibridimariasoresina4540  Před 2 lety

      Caspita, cara Enza, quante idee! Grazie!
      Sulle prime due non sono molto d’accordo. Tutta quella scena con la bestia ha un portato talmente negativo che la buona Beatrice non ce la vedo proprio.
      Ma quel "I’ credo ben" suona davvero come una professione di fede!
      Ha certamente anche, e soprattutto, il significato di “credo davvero”, ma visto la terzina in cui è messo, dove piace al suo duca, per non parlare del "suon de le parole vere"… il doppio senso è possibile.
      In genere non faccio caso ai tanti ben. Lo faccio quando la parola è un sostantivo, come proprio nella lettura che è andata “in onda” oggi, dove del “ben” parlo di nuovo a lungo.
      Oltre all’aiuto nel notare le cose che mi sono sfuggite, vedere con quanta attenzione e passione segui le mie letture… mi riempie il cuore di gioia. 🌺 🙏🌺
      Maria

    • @enzarufino7057
      @enzarufino7057 Před 2 lety

      @@ilibridimariasoresina4540 Grazie, grazie a te!

  • @raimondofardella7153
    @raimondofardella7153 Před 6 měsíci

    Finche' virtute al suo marito piacque potrebbe essere la tolleranza di Cristo che cessa con il giudizio universale.