Lingua sarda e l'antica Grecia: "La Grecia Sardo-Pelasgica". Relatore Bartolomeo Porcheddu

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  • čas přidán 5. 05. 2022
  • Associazione Culturale Honebu presenta: Bartolomeo Porcheddu e la lingua sarda.
    Venerdì 6 Maggio, in diretta facebook e youtube alle ore 19.00
    “La Grecia sardo-pellàsgica” è un libro di 368 pagine in cui sono riportate a piè di pagina 815 fonti acquisite da 95 autori antichi e da 170 autori moderni.
    Il primo capitolo è dedicato alle divinità del Cielo, in cui apre il sipario Sa Die, da cui nasce lo stesso Dieus o Zeus. Seguono poi i Titani, con in vetta Urano e Gea, o, più precisamente, Curranu e Caia, nomi comuni nella Roma repubblicana.
    Dopo i Titani, descrivo i Divi o gli Dei che io considero di provenienza sarda, poiché solo nella nostra lingua hanno un significato intrinseco, che manca invece nel greco, sebbene poi gli Achei e i Dori li abbiano fatti propri.
    La scoperta delle Costellazioni avvenne già nel Neolitico, quando l’uomo iniziò a navigare nel mare infinito. Il cielo si rifletteva sulla terra come una mappa stellare, che consentiva al viaggiatore di orientarsi nel tempo e nello spazio.
    Questo è il momento in cui l’uomo passa dalla condizione di Cacciatore / Raccoglitore a quella di Allevatore / Agricoltore. Il Lavoro acquisisce il suo termine dal sardo Su La[b]ore, ovverosia il Seminato.
    La festa è propizia per godere della vita. L’Amistade o l’Amicizia viene consolidata davanti al Forum, Foro, Forru o Furru, nei giorni segnati dalla Pasca o Pasqua o dalla Vittoria o Bitòria. Non può mancare in questi frangenti La Musa o Sa Mussa, impersonata dalla bellezza femminile.
    L’Occidente era abitato da un popolo tra i popoli, il primo tra i primi, quello eletto dal Deu e baciato da Sa Die, che si chiamava Pellasgo, perché vestiva di pelli conciate. Pellasgi erano i re della Grecia antica, prima che gli Achei e i Dori interrompessero il loro dominio durato millenni.
    Solo qualche regione della Grecia acquisì un coronimo acheo, dopo l’invasione avvenuta intorno al 1180 a.C., poiché nella maggior parte dei casi quei territori conservarono il nome sardo-pellàsgico.
    Durante la loro invasione, i guerrieri achei e dori distrussero le maggiori città greche, seppellendo sotto una coltre di fuoco e massacri città quali Pilo o Pulo, Micene o Muchene, Tebe e Cnosso.
    Atene fu risparmiata, poiché, secondo la testimonianza degli storici, la popolazione pellàsgica fu in un primo momento collaborativa con gli Achei, salvo poi essere lentamente soprafatta. Le maggiori città hanno però conservato il toponimo di matrice sarda.
    La più antica mitologia greca dovrebbe essere chiamata sardo-pellàsgica, poiché è stata ambientata in Sardegna e nel Neolitico, quando 3000 anni prima di Cristo i Greci o gli Achei neppure esistevano.
    Ogni cultura ha un inizio e una fine. Dopo millenni di dominio su tutto il Mediterraneo, l’Impero sardo si frantumò dopo la guerra di Troia, quando le navi achee chiusero lo stretto di Bisanzio alla marineria sarda
    “Iscura a s’àrbure ruta, in ube totu bi faghent linna” (Povero l’albero caduto, dove tutti vi fanno legna) recita un proverbio sardo. La decadenza dei Sardi segnò contestualmente anche il loro oblio storico. Dagli Ittiti agli Egiziani di Tebe, tutti conoscevano e applicarono la Damnatio Memoriae.
    Attenzione, perché, solo attraverso la comparazione tra il sardo e il greco si riescono a comprendere determinati percorsi storico-linguistici. Ad esempio, le maggiori divinità dell’antichità, Apollo e Diana, sono prettamente sarde, poiché, applicando le regole grammaticali del tempo spiegate in questo testo, Apollon traslittera il sardo A-puddu e Diana il sardo Zana.
    Se dopo aver letto questo libro aprirete la porta della mente con le chiavi indicate nel testo, oltrepassata quella soglia, troverete la Sardegna antica riflessa nella storia Greca
  • Zábava

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