Masaccio - Adorazione dei Magi. Commento iconografico-spirituale a cura di Alessio Fucile

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  • čas přidán 11. 09. 2024
  • Ti presento l’«Adorazione dei Magi» di Masaccio, dipinta nel 1426 e ora conservata alla Gemäldegalerie di Berlino.
    La predella faceva parte di un polittico destinato alla chiesa del Carmine di Pisa, in seguito smembrato e in parte disperso. Grazie al committente che annotò con precisione pagamenti e indicazioni al pittore, si tratta di uno dei lavori meglio documentati di Masaccio,.
    Come di consueto, la scena dell’adorazione dei Magi è rappresentata di profilo e con una tecnica esecutiva raffinata e da miniaturista. A partire da sinistra, su uno sfondo nudo ed essenziale, si vede una capanna prospetticamente costruita coperta di paglia e, al suo interno, un bue adagiato per terra e un asinello, entrambi di spalle. Accanto una sella per il dorso dell'asino, allusione al viaggio che la coppia ha dovuto intraprendere: «anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa» (Lc 2,4-5).
    Masaccio rappresenta Maria seduta su un seggio dorato che ricorda un faldistorio con teste e zampe leonine, e tiene in braccio il piccolo Gesù che benedice il primo dei Magi. Questi, inginocchiato e con la corona deposta per terra, bacia il piede del Bambino; il suo dono è già nelle mani di san Giuseppe, rappresentato anziano, com’era tipico nell’iconografia del tempo, prassi quest’ultima dettata dalla necessità di mettere in risalto la paternità divina di Cristo e la verginità di Maria. Ogni membro della Sacra Famiglia è raffigurato con un’aureola dorata, per la prima volta scorciata in prospettiva.
    Il secondo dei Magi è assorto in preghiera con lo sguardo rivolto a Gesù e la sua corona è in mano a un servitore.
    Infine, anche il terzo ha lo sguardo fisso sul Bambino e quasi sfugge al gesto del servo intento a togliergli la corona, mentre un altro tiene il suo dono tra le mani. I colori delle vesti di quest’ultimo Magio rimandano a quelli di Maria e di Gesù. La sua figura eretta taglia la scena che si svolge alle sue spalle delimitando - con Maria - uno spazio mistico: lo spazio della fede e della preghiera. Ed è dentro a questo spazio che si coglie lo sguardo di Maria così pensoso, così interrogativo, così intensamente radicato dentro la sua anima abitata dalla grazia. Maria non guarda il Figlio, anzi, neppure guarda alcuno degli omaggianti; il suo sguardo si perde nel vuoto, si perde dentro quello spazio mistico così denso di presagi. Maria mostra Gesù perché sia adorato con un gesto pieno di timore e di consapevolezza. L'offerta che questo Bambino farà di sé pesa già sulle sue spalle, spalle ricurve e gonfie di dolore, come Masaccio lascia indovinare sotto la curva greve del manto. La stella dorata che si vede sul manto è simbolo della sua verginità.
    I Magi sono rappresentati in tre diverse età, espediente simbolico per sottolineare che l’adorazione di Dio che si fa uomo riguarda tutte le fasi della vita dell’uomo.
    Tra le teste dei due cavalli c’è un personaggio che guarda verso lo spettatore: si potrebbe trattare di un autoritratto del pittore o di un ritratto del fratello di quest’ultimo. Masaccio è stato il primo ad utilizzare l’ombra nelle sue opere per dare l’idea della consistenza alle sue figure. L’ombra dice concretamente che il «Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 3,14).
    Masaccio ha scelto di vestire i personaggi del corteo dei Magi secondo la moda del suo tempo, espediente per attualizzare il racconto evangelico e coinvolgere attivamente l’osservatore posto di fronte al mistero. Alcune figure sono visibilmente distratte, incuranti di ciò che si sta svolgendo sotto i loro occhi, e seguitano nelle loro occupazioni, come il personaggio che tiene per le briglie un cavallo che pascola. Al centro due borghesi in cappe grigie, con gambe coperte da calzamaglie e cappelli alla moda, appaiono indecisi: forse si potrebbe trattare del committente e un suo nipote, attratti dall'evento ma come bloccati nella loro razionalità. La loro presenza è molto indicativa: all’esordio del Rinascimento, accanto ai committenti istituzionali di opere d’arte come pontefici, sovrani, principi e signori, anche i nuovi borghesi stanno diventando sempre più protagonisti delle opere e del mondo dell’arte.
    Grazie per la tua attenzione.

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